Si tinge di noir innevato la prima serata di Rai1 dal 23 gennaio, per quattro appuntamenti, grazie ad un nuova fiction, totalmente classificabile come mistery drama, dal titolo internazionale Black Out - Vite Sospese. Prodotta dalla Èliseo Entertainment di Luca Barbareschi in coproduzione con Rai Fiction, con la partecipazione di Viola Film e in collaborazione con Trentino Film Commission, la serie è diretta da Riccardo Donna e scritta da Valerio D'Annunzio. Alta quota, Trentino Alto Adige, un piccolo ed esclusivo polo sciistico con un albergo di lusso al centro di tutto. È la vigilia di Natale e tanti destini sono costretti ad incrociarsi per via di una slavina che blocca la valle e impedisce i soccorsi oltre al collegamento con il mondo là fuori.
Come nei migliori thriller, alcuni personaggi si scopriranno avere un passato nascosto e inaspettatamente condiviso alle spalle, capace di intrecciare le loro esistenze e portare a sconvolgenti colpi di scena. Un cast corale a interpretare i clienti dell'albergo e gli abitanti del piccolo paesino, capitanato da Alessandro Preziosi e composto, tra gli altri, da Caterina Shulha, Marco Rossetti, Juju Di Domenico, Aurora Ruffino e l'attrice tedesca Rike Schmid.
Li abbiamo incontrati tutti alla conferenza stampa di presentazione del film dove ci hanno raccontato non solo le curiosità e le difficoltà ma anche il senso di famiglia vissuto sul set.
Black out: una sfida per la Rai
Dopo i consueti onori di casa di Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai1, è al produttore Luca Barbareschi per Èliseo Entertainment che spetta la parola per i ringraziamenti che partono dalla Trentino Film Commission che "ha portato la neve anche dove non c'era". Va poi alla Rai l'attenzione di Barbareschi: "Vorrei ringraziare prima la Rai perché se sono diventato un serio produttore, è stato grazie al confronto con gli editor Rai e con quella che è stata un'esperienza dove anni fa si diceva che la fiction era sfigata e bisognava fare solo il cinema". Per il classificarsi di Black Out come mistery drama, genere poco esplorato dalla Rai e dunque rischioso, Barbareschi riflette: "Io sono cresciuto molto proprio lavorando con la Rai perché con le difficoltà impari cos'è un'architettura narrativa, lavorare sugli ascolti. Conquistare un pubblico non è facile e in questo senso Black Out è una grande sfida di genere perché noi siamo su Rai1, con qualcosa che è un po' più complesso di quello che in genere è la narrazione classica per la rete".
In conclusione poi, Barbareschi si abbandona ad un appello produttivo: "La Rai è l'unica possibilità di narrazione del paese, ha una grande missione. Mentre la Germania, la Francia e la Spagna investono molto sulla fiction autoctona, in Italia non è così ed è improbabile che la narrazione di un paese possa continuare con dignità e qualità se non ci sono abbastanza fondi".
Black Out - Vite Sospese, la recensione: un mistery-drama ad alta quota con Alessandro Preziosi
Alessandro Preziosi: neve, famiglia, avventura
Segue e cita le parole del regista Riccardo Donna che parla di "grande famiglia" Alessandro Preziosi per aprirci le porte della sua esperienza in Black Out: "È stata un'avventura nell'avventura, una delle pochissime occasioni che mi sono capitate lavorativamente di condividere le varie fasi di scrittura. È stato bellissimo entrare in questa famiglia straordinaria che Luca Barbareschi riesce a creare". Elogia il team dunque Preziosi, senza il quale un lavoro del genere non poteva arrivare a compimento: "È solo un caso che sia io sul manifesto, sono solo un nome come quello di tanti miei colleghi con i quali abbiamo condiviso veramente una grande intimità sia a livello lavorativo che a livello personale. È stato interessante vedere come la natura ti offre sempre una seconda possibilità, la natura intesa come vita. È stata personalmente una delle esperienze più difficili per me, non mi era mai capitato di stare 13 settimane lontano dal mondo normale perché dove stavamo noi non c'era niente". Giovanni Lo Bianco, questo il nome del personaggio interpretato da Alessandro Preziosi, non è per niente solo il padre vedovo premuroso e affettuoso che sembra, anzi, man mano che Black Out fa il suo corso, scopriamo la doppia faccia del personaggio, nascosta, inquietante, combattuta.
Lo descrive Preziosi: "È un padre che ha appena perso la moglie quindi parte con un livello di difficoltà abbastanza elevato che diventa esponenziale quando, proprio nel momento in cui sembra che tutto sia risolvibile, l'incontro con il personaggio interpretato da Marco Rossetti lo catapulta in un blackout abbastanza forte. Le faccende personali poi, vengono assorbite da quelle del disastro che attende tutti loro".
Chiamato in causa, Marco Rossetti del suo Marco dice: "La cosa
interessante del mio personaggio è il fatto che in un momento in cui tutti si devono togliere la maschera e pensare a se stessi, Marco pensa all'amore per la figlia e quindi cercherà in tutti modi di riprenderla e riconquistarla e questo per me è stato il lavoro più bello in questo percorso".
Similitudini con la tragedia di Rigopiano
Ad inizio incontro, il regista Riccardo Donna aveva raccontato: "Al cinema temiamo le barche, i bambini, gli animali, io aggiungerei la neve perché è assolutamente incontrollabile. Abbiamo iniziato a girare e dopo 48 ore la neve non c'era più e abbiamo dovuto fingere che ci fosse". E proprio con la neve in mente, verso la fine, la parola passa all'head writer Valerio D'Annunzio che risponde a chi chiama in causa i ricordi della tragedia della valanga di Rigopiano del gennaio 2017. Ci sono riferimenti a quell'avvenimento? "Credo più in maniera subliminale che cosciente", confessa. "Sia per una forma di rispetto verso quello che è accaduto sia per evitare la pornografia della narrazione del dolore, diciamo che non l'abbiamo mai presa in considerazione né come esempio né come riferimento". Continua: "È innegabile però che probabilmente a livello inconscio qualcosa sia accaduto. La nostra narrazione non prevede una reclusione violenta a seguito di un evento così drammatico in un ambiente mortale e costringente come è stato a Rigopiano, ma tra l'altro, essendo io abruzzese, dentro di me qualcosa me lo sono portato".