Con tutti gli avanzamenti tecnologici che stiamo vivendo, con tutti i progressi, le innovazioni, i frutti della nostra inventiva e capacità di creare, siamo più o meno felici? Più o meno liberi? Black Mirror ci ha abituati a riflettere sul nostro mondo e i risultati delle nostre creazioni, mostrandoci tecnologie che (ancora) non abbiamo e le loro possibili degenerazioni, guardando ad un prossimo (im)possibile futuro per farci riflettere su un inquietante presente.
"Un potere immenso nelle mani di uomini imperfetti" ci ha detto Charlie Brooker nel nostro incontro londinese, ma non è sempre e solo questo il caso e ne è dimostrazione l'episodio Crocodile, il terzo della nuova quarta stagione della serie approdata su Netflix il 29 Dicembre. Qui la tecnologia è uno strumento in mani giuste e ad essere imperfetto è l'essere umano che ne subisce gli effetti, una donna in trappola che reagisce con istintiva lucidità da animale braccato, con le spalle al muro ed incapace di sfuggire al proprio destino.
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Senza via di scampo
L'apertura dell'episodio è potente e ci porta tra le fredde colline del nord Europa. Siamo infatti in Islanda, in un'ambientazione nuova per Black Mirror che ha il sapore dei noir scandinavi, e assistiamo ad un drammatico incidente: di ritorno da una notte fuori, Mia e Rob investono accidentalmente un ciclista che viaggia a bordo strada e decidono di liberarsi del cadavere gettandolo in un lago ghiacciato. Quindici anni dopo, la vita di Mia è all'insegna del successo: una carriera da architetto affermato, una famiglia felice e, ovviamente, tutto da perdere da un dramma del passato che torna allo scoperto. Ma proprio questo accade quando Rob si ripresenta alla sua porta deciso a confessare quel crimine che continua a tormentarlo a distanza di tanti anni. Mia non ci sta e decide di reagire nell'unico modo che le sembra possibile, liberandosi dell'uomo.
Parallelamente alla sua storia, però, stiamo seguendo un'altra donna, Shazia, un'agente assicurativo che indaga su possibili frodi usando una tecnologia in grado di visionare i ricordi e il caso vuole che il brutale omicidio di Rob si verifichi poco prima di un incidente sotto la finestra di Mia, al quale quest'ultima assiste. L'indagine di Shazia, indizio dopo indizio, ricordo dopo ricordo, la porta proprio alla porta di Mia per scrutare nei suoi pensieri e verificare quanto abbia visto dell'incidente, ma facendo emergere anche le brutali immagini dell'efferato omicidio commesso, mettendo ancora una volta la donna con le spalle al muro.
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Un mondo senza privacy
Avevamo già visto una tecnologia simile a quella di Crocodile nella prima stagione di Black Mirror, nel bellissimo Ricordi pericolosi, ma in questo caso si tratta di una declinazione diversa della medesima idea, perché quanto raccontato da Brooker nel nuovo episodio si basa sulla rievocazione del ricordo ed ha una valenza più personale e soggettiva. Così come è più personale il dramma di Mia, splendidamente interpretato da una intensa Andrea Riseborough, che paga lo scotto delle proprie azioni piuttosto che la degenerazione di una tecnologia. Nel caso di Crocodile il male non viene incarnato né da una innovazione, né dal suo uso, ma questi piuttosto permettono di far emergere le colpe, e le istintive reazioni, della protagonista.
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Dall'universale al particolare
Con il suo sapore un po' retro che ricorda in qualche modo lo strumento per verificare lo stato di replicante o meno di Blade Runner, la tecnologia usata da Shazia in Crocodile non ci trasmette la stessa inquietudine di tanti altri episodi di Black Mirror che ci hanno lasciato con brividi a fior di pelle. L'episodio di John Hillcoat, che pur ci regala una regia solida ed alcune sequenze di disturbante violenza, ha un sapore meno universale del passato, più personale e intimo. Come visto anche nel precedente Arkangel , il terzo episodio di Black Mirror 4 affronta i demoni di un singolo individuo piuttosto che della società contemporanea, affondando il colpo con efficacia, ma con effetti meno profondi e duraturi.
Movieplayer.it
3.0/5