Black Flies, la recensione: i rumori di New York per un film (solo) di atmosfera

La recensione di Black Flies: le notti violente e disperate di due paramedici newyorkesi. Tra rabbia, disagio e illusioni. Un'ottima atmosfera, esacerbata da un'effimera esasperazione. Protagonisti Tye Sherindan e Sean Penn. In concorso a Cannes 2023.

Black Flies, la recensione: i rumori di New York per un film (solo) di atmosfera

Chi conosce New York City, saprà di cosa stiamo parlando: la città ha una sua precisa colonna sonora. Una score incessante, martellante. Clacson, schiamazzi, lavori in corso. E le sirene, che miagolano verticalmente, su e giù per Manhattan, dal Bronx a Battery Park, e poi fino a Brooklyn. Polizia, pompieri, autoambulanze. Un continuo. E poi le luci dei lampeggianti, che sferzano le notti nere: il blu e il rosso che si alterano, riflettendo fin su alle punte dei grattacieli. Se poi piove, e c'è foschia, il panorama diventa ancora più surreale. Ecco, è da quest'immaginario che parte Jean-Stéphane Sauvaire, per il suo Black Flies, turgido dramma (quasi) notturno tratto dal romanzo di Shannon Burke, ossia I corpi neri.

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Un film di conflitti, di ossessioni, di paralleli. Di lividi, impossibili da riassorbire. Un film di resistenza umana, nonché di resistenza professionale. Ma soprattutto, un'opera strutturata sulle line tonali della cornice, costantemente sovraesposta dal regista. E lo diciamo subito: è proprio la suggestiva cornice la cosa migliore del film; una cornice sviluppata anche grazie all'ottimo lavoro svolto dalla fotografia e dalla scenografia, capaci di trasportare al cinema il tono di una New York mai così esasperata, e mai così stanca. Tuttavia, è l'esasperazione che tradisce il film, e di conseguenza gli ossuti e disgraziati personaggi che popolano le inquiete e fisiche sequenze di Jean-Stéphane Sauvaire.

Black Flies, per le strade violente

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Vedendo il film, in Concorso a Cannes 2023, il primo cortocircuito arriva proprio dal contesto: basta così poco per essere in concorso in uno dei Festival più importanti del mondo? Così pare. Ma poi, ed è la nota più dolente, il film stesso finisce per esaurire parte del potenziale subito dopo l'elettrizzante incipit, girato praticamente in tempo reale. Se il deja-vu richiama Al di là della vita di Martin Scorsese (ingiustamente sottovalutato), ecco irrompere in scena i due protagonisti, il giovane Ollie Cross (Tye Sheridan) e l'esperto Gene Rutkovsky (Sean Penn), entrambi paramedici per il dipartimento dei Vigili del Fuoco di NYC.

Effettivamente, il primo quarto d'ora parte a mille: lottando contro il tempo, devono provare a salvare la vita di un ragazzo colpito da arma da fuoco. La regia di Jean-Stéphane Sauvaire è costipata, stretta, fulminante. In pochi secondi veniamo catapultati nel cuore di una terrificante notte, in cui ogni attimo è essenziale. Del resto, quello dei protagonisti è un lavoro duro, esacerbato, dilaniante nelle sue dinamiche. Ancora di più se svolto nelle zone più complicate di New York. Per questo, le iniziali illusioni di Ollie dovranno fare i conti con la quotidiana e terribile realtà, dovendo appunto squadra con il ben più ruvido Gene.

Una grande struttura, ma un'eccessiva esasperazione

Tye Sheridan Black Flies

Per dirla in breve, Black Flies cerca nel modo forse sbagliato di voler essere di più di ciò che invece è. Un gioco di parole per dirla nel modo più franco possibile: perché complicare le cose, quando una maggior asciuttezza avrebbe (chissà) reso maggiore coerenza tra l'umore, la scrittura e la regia? Del resto, come spiega lo stropicciato Gene, il tempo è il padrone assoluto della nostra vita. Un secondo in più, o un secondo in meno, possono fare la differenza. Per le strade di Manhattan, e sì, pure al cinema. Se l'incipit aveva realmente affascinato, per la sua cruda adiacenza alla realtà della cornice (quasi da cronaca, ecco), lo sviluppo immediatamente successivo resta incastrato tanto nelle dinamiche da buddy movie drammatico (riflessione sulle generazioni, e sulle rispettive allucinazioni) quanto nel disagio sociale contemporaneo.

Un disagio che mette in fila le vittime e i salvatori, i reietti e gli eroi senza mantello, ma carichi di rabbia e di livore. Un disagio che, sommessamente, pare stia tornando a stringere il collo anche di una New York City decisamente diversa da quella che l'immaginario anni Settanta aveva poi influenzato le successive rappresentazioni, qui sfruttata dal regista soffermandosi sui suoni, sugli accenti, sui rumori. Proprio per il suo forte spirito visivo, Black Flies disperde l'enorme potenziale scenico, sacrificando il tutto in nome di un'esasperazione troppo fine a sé stessa.

Conclusioni

Una grande cornice, un buon tono, un'elettrizzante scena iniziale. E poi? Poi, come detto nella nostra recensione, Black Flies si disperde inseguendo un'esasperazione generale che non aiuta, ma che anzi distacca in modo percettibile le intenzioni dei protagonisti dalla narrazione. E dunque, distaccando lo spettatore. Peccato.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • New York City.
  • La scena iniziale, e i presupposti...

Cosa non va

  • ... fin troppo esasperati, e allungati.
  • Venti minuti in meno avrebbero aiutato.