Alla conferenza stampa di presentazione troviamo il produttore del film, Maurizio Totti, il regista Carlo Arturo Sigon, lo scrittore del libro da cui è tratto, Sandrone Dazieri, e gli interpreti, Stefania Rocca, un ironico (e autoironico) Claudio Bisio, e un travolgente Ernest Borgnine, vulcanico nel suo italiano stentato.
Come è nato il progetto, e come si è pensato a coinvolgere Borgnine? Maurizio Totti: In realtà nasce tutto da un'idea di Claudio (Bisio n.d.r.). Lui ha scovato il libro, l'ha letto e me l'ha fatto conoscere. Ci è sembrato subito adatto per una trasposizione cinematografica, e quindi abbiamo incontrato Dazieri. Poi abbiamo parlato con la Warner e coinvolto Sigon nel progetto. Borgnine l'avevamo visto una volta in coppia con Bisio sul palco, e ci sembrava una coppia affidata e convincente, e abbiamo pensato subito a lui.
Dazieri, aveva pensato a una trasposizione cinematografica del suo libro? Sandrone Dazieri: Quando scrissi il primo libro c'era in ballo di trasformarlo in film, e io proposi Bisio come protagonista. Poi, scrissi "La cura del Gorilla" avendo negli occhi Stefania Rocca nella parte di Vera, perché la vidi in un film e mi colpì moltissimo. Quindi è singolare vedere come tutto alla fine torni, è veramente strano e inaspettato.
Signor Borgnine, come l'hanno convinta a partecipare al progetto? Ernest Borgnine: Totti mi telefonò e mi chiese se fossi stato in grado di recitare in italiano. Io gli dissi che in italiano sapevo al massimo ordinare una birra, e lui mi disse perfetto, la parte è tua! E' stata la prima volta che recitavo in un'altra lingua, la prima anche per l'italiano dunque.
Bisio, ma cosa l'ha colpita del libro? Claudio Bisio: E' sette anni che non facevo nulla al cinema, anche perché ho fatto tantissime altre cose. Lavorativamente potrei stare benissimo senza cinema, ma è una cosa che mi piace veramente, quindi sto sempre attento se mi capita per le mani una buona storia. Tanti progetti mi hanno proposto in questi anni, ma non sopporto riciclare idee, film o programmi televisivi. A me piacciono le storie, le buone storie. Il mio libraio di fiducia un giorno, era un periodo che leggevo molti noir, mi consigliò questo libro, e io lo sentii subito molto mio. Parlava di posti che conoscevo bene, di storie di cui magari avevo sentito parlare, o con cui avevo convissuto. E ho pensato subito al cinema. E' stato curioso come, dopo anni di ricerca di una buona cosa, proposi il libro alla Warner e nel giro di 48 ore fu chiuso l'accordo e partimmo col fare il film.
La regia è molto particolare, sembra richiamare quella di alcuni polizieschi anni '70 americani... Carlo Arturo Sigon: Se vogliamo definire il film, io userei il termine "spaghetti-noir". Spaghetti perché c'è dietro un'ironia tipicamente italica che porta sempre a non prenderci troppo sul serio. Al riferimento televisivo non ci avevo proprio pensato, spero sia un raffronto in positivo. E' ovvio che ho cercato di curare l'estetica dell'immagine in modo che fosse funzionale alla storia raccontata, quella dell'indagine poliziesca attorno alla quale converge tutta la pellicola.
Bisio, preferisce Gorilla o Socio? Claudio Bisio: Il film rispetto al romanzo, si discosta un po' nel rapporto tra i due lati di Sandrone. Nel film abbiamo introdotto un dialogo diretto tra i due, e scompare un po' il manicheismo presente nel libro, per cui le due personalità sono più sfumate. Ma a noi il Gorilla è stato sempre più simpatico, più impacciato, timido, meno duro e deciso. Quando con le ragazze dello staff abbiamo fatto un piccolo sondaggio su chi preferissero, ci aspettavamo una scontata risposta a favore del Gorilla, invece emerse un sostanziale pareggio. Da lì il Socio ci andò in puzza, tant'è che, nella sequenza della notte d'amore, a differenza del libro, gli abbiamo fatto fare cilecca.
E Vera/Stefania Rocca chi preferisce tra i due? Stefania Rocca: Nel film Vera ha un rapporto sincero con il Gorilla, ma in fondo in fondo s'innamora del Socio, le dà sicurezza, la protegge. Io, come Stefania, penso che alla fine preferirei uno come il Socio. Mi sono riconosciuta subito nel personaggio leggendo il libro. Nel copione è un po' più immatura, ingenua. Però anche nel film c'erano un sacco di spunti interessanti, mi ci sono appassionata e divertita.
Bisio, quanto c'è di suo nel film? Claudio Bisio: Questo è un film totalmente di Carlo Sigon, ha gestito lui tutta la pre e la post produzione, il casting, la regia e via discorrendo. L'unica raccomandazione in senso stretto l'ho fatta per Kledi (Kadiu n.d.r.) per la parte del ragazzo di Vera. Neanche su quel punto però è stato accomodante, gli ha dovuto fare un regolare provino insieme ad altri candidati per riconoscere che in effetti la parte era proprio sua. Me l'ha fatta sudare pure quella.
Signor Borgnine, in questi giorni ci sono state le nominations per gli Oscar. Che rapporto ha lei con Hollywood, con il suo mondo e il suo jet-set? Ernest Borgnine: La parola Hollywood è una grandissima parola. Lì molti lavorano e vivono di cinema e di televisione. Io, per me, quando mi chiamano ci vado e ci lavoro, tutto qui. Non mi piace frequentare quel mondo, mi fanno sentire a disagio, devo vestire come un pinguino. Pensate che il film con cui vinsi l'Oscar (Marty, vita di un timido, 1955 n.d.r.) lo volevano buttare. Mi pagarono 5.000 dollari, recitai e mi mandarono a casa. Oggi nel cinema ci sono delle cose assurde! Cosa direbbe il povero John Wayne a vedere quel nuovo film lì, quel I segreti di Brokeback Mountain! Me lo immagino nella tomba a rivoltarsi, poveretto!