Dominic Allan inaugura la giornata bolognese, con il suo Calvet: la storia di un criminale, spacciatore e guardia del corpo di un mafioso, che trova la propria redenzione attraverso l'arte e la ricerca del figlio. Altrettanto forte è il ritratto umano che propone Werner Herzog nel suo Death Row: controparte di Into the Abyss, il film esplora il punto di vista di un pluriomicida, senza metterne in secondo piano le colpe ma evidenziandone la terribile lucidità.
Quello con la figura femminile, specialmente se familiare, è un confronto sempre carico di contenuti e significati, ed è ciò che si propone di fare Duccio Chiarini con il suo Hit the Road, nonna, ripercorrendo fortune e disgrazie della matriarca di famiglia, l'imprenditrice Delia Ubaldi. Segue poi il secondo appuntamento con HOPPER: In His Own Words, con Amore Carne e con La montagna di Nietsche. In viaggio con Gianni Vattimo. Di nuovo, poi, con Surviving Progress, abbiamo l'occasione di riflettere sui nuovi, e deviati, modelli di sviluppo a cui si rifà la società contemporanea, mentre, in serata, Raffaele Manco, nel suo Il colpo, torna indietro alla nascita di un'invenzione che ha contribuito a plasmare questa stessa nostra società: quella della radio, e quindi della comunicazione di massa. E' ancora il nostro passato più foriero di idee e novità ad essere protagonista de La polvere di Morandi di Mario Chemello, in cui il grande artista è raccontato attraverso i propri luoghi d'origine e le immagini delle proprie creazioni.In concorso nella Selezione Ufficiale, Love and Politics di Azad Jafarian racconta il sogno di una rivoluzione non violenta attraverso l'idealismo e la determinazione di Judith Malina: una combattente per la libertà proprio come Francesco Berti Arnoaldi, protagonista del documento Un amico in viaggio di Daniele Balboni, che ne ripercorre la vita e il peso sociale su Bologna e sull'Italia in genere.
Nell'ambito della rassegna dedicata a Ron Mann, il suo Grass ci racconta le sfaccettature meno banali della storia della marijuana nel mondo, rivelandoci come, aldilà del suo ruolo di simbolo di una certa rivoluzione socio-culturale, la pianta più chiacchierata del mondo abbia anche molto altro da raccontare.