La borghesia ha sbagliato tutto con i suoi bambini. Niente campane di vetro. Niente belle storie a lieto fine. Dopotutto l'arcobaleno spunta solo dopo un grande temporale. Insomma, se ami davvero qualcuno, gli devi dire la verità. Che la vita è difficile, che le cose spesso vanno male, che il dolore prima poi viene a bussare alla tua porta. Apriamo questa recensione di Big Little Lies 2x03 citando lo spassionato monologo di Madeline, che in un momento di grande fragilità sputa il rospo, fa cadere la maschera di perfezione tanto cara a Monterey e ammette che educare non significa proteggere a oltranza.
Perché a far finta di niente, spesso, ci pensiamo già da soli. Perché, pur di andare avanti, ognuno di noi mette in atto un naturale processo di rimozione (del male, del peggio, del brutto che ci capita). Come fosse un'autodifesa, una cura per non impazzire. Le donne di Big Little Lies lo sanno bene. E ce lo confermano da ormai due anni. Come vasi rotti da rimettere a pezzi, le loro esistenze ci appaiono sotto forma di schegge, e per questo raccontate attraverso un montaggio spesso sconnesso, dominato da flashback rivelatori. Equilibrato nel dare spazio a tutte le cinque protagonista, La fine del mondo è un episodio che di domande ce ne pone tante. Più o meno interessanti e significative. Più o meno funzionali al dramma borghese messo in scena.
Perché, davanti alla dipendenza affettiva di Celeste, i turbamenti di Renata (una Laura Dern davvero troppo sopra le righe) impallidiscono, e lo stesso vale per il matrimonio vacillante di Madeline. E mentre il passato dell'enigmatica Jane resta un mistero come quello di Bonnie, a dominare la scena è sempre la tenace madre alla ricerca di risposte interpretata da una misurata Meryl Streep. Ecco, il meglio di Big Little Lies 2 è proprio la sua nuova donna, capace di passare da suocera, nonna e mamma in un battito di ciglio.
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La trappola delle belle favole
Uno dei più grandi pregi di Big Little Lies è stato quello di non adagiarsi sui suoi allori, e di non fermarsi alla facile glorificazione delle sue protagoniste. In un periodo delicato come quello del "Me too" hollywoodiano, era facile ritenere la serie HBO un modo ruffiano per cavalcare l'onda femminista attraverso un personaggio maschile mostruoso, sconfitto dalla forza di un gruppo di donne coraggiose nell'unirsi contro un unico nemico. Ecco, Big Little Lies è anche questo, ma non è solo questo. Una sfumatura ancora più accentuata da questa seconda stagione che sembra intenzionata a mostrarci il lato fallibile di Celeste, Madeline e le altre. E quando una serie ha il coraggio di rendere sgradevole una protagonista, significa che non ha voglia di accaparrarsi i favori del pubblico, perché gli vuole soltanto raccontare una buona storia.
Una storia resa autentica dalla severità con cui lo show mette in un angolo Madeline: adultera, maniaca del controllo, boriosa, caduta nell'errore ti traslare su sua figlia i suoi desideri frustrati. Tutta quella sicurezza ostentata da una sempre frizzante (e questa volta persino dolente) Reese Witherspoon crolla quando capiamo che la sua Madeline al matrimonio (e a tutti i dogmi che si porta dietro) non ci ha mai creduto davvero. Il tradimento di un genitore colto in flagrante è rimasto assopito dentro di lei per decenni, per poi ripercuotersi sulla sua vita di moglie e di madre assolutamente imperfetta. E allora, capiamo che quella spavalderia non è altro che insicurezza, la corazza di una donna che ha commesso l'errore di credere nelle favole che si stava raccontando da sola.
Dubbi materni
Chi non crede alla storia di un figlio ucciso dal caso, invece, è la granitica Mary Louise. Pronta a tutto e intrufolarsi nelle vite di tutti pur di sapere la verità, la suocera di Celeste non è per niente arresa dinanzi alla pessima fama che infanga la memoria del suo defunto Perry. Mentre Celeste si masturba davanti a un vecchio video di suo marito, confermandoci quanto fosse radicato il perverso gioco di possesso e dipendenza tra i due, Mary Louise vorrebbe che la paternità di Ziggy fosse confermata da un test del DNA. Una richiesta che Jane non ha alcuna voglia di assecondare. Eppure, nonostante tutti sappiamo che Perry fosse un uomo violento e con dei seri problemi di equilibrio, Big Little Lies 2 sta cercando di insinuarci molti dubbi. Dubbi scomodi e fastidiosi. Cosa è successo davvero quella notte tra lui e Jane? Che tipo di "patto" c'era tra lui e Celeste? Abbiamo avuto troppa fretta nel trovare in lui il mostro da combattere? Per ora abbiamo solo frammenti, risposte tutt'altro che certe e la profonda sensazione che qualche grossa rivelazione in merito sia ancora preclusa ai nostri occhi. Siamo convinti, invece, che molte risposte verranno cercate (e trovate) nel passato familiare di Perry, magari con un flashback che ci mostri che tipo di madre sia stata Mary Louise . Chissà, forse, lei era una mamma che le favole non le ha raccontate. Una mamma che la campana di vetro l'ha rotta presto. Dove sono finite le schegge lo sapremo tra qualche settimana.
Conclusioni
Anche se l’interesse nei confronti delle cinque protagoniste non è ben equilibrato, in questa recensione di Big Little Lies 2x03 abbiamo lodato ancora il coraggio della serie HBO. Una serie che non si accontenta di idolatrare le sue protagonista, ma le mette in difficoltà, facendole apparire imperfette, ipocrite, testarde, senza mai giudicarle davvero. Si conferma così la complessità di un grande racconto sulle fragilità umane, in cui alcune presunte certezze della prima stagione stanno venendo pian piano messe in discussione.
Perché ci piace
- Meryl Streep continua a spiccare come al suo solito.
- La dipendenza di Celeste è un enigma intrigante da approfondire.
- Finalmente anche Madeline si è tolta la corazza, diventando più interessante.
Cosa non va
- Il personaggio di Laura Dern ci è sembrato davvero troppo sopra le righe.