Questo come lo chiamiamo? Preliminari?
La battuta, pronunciata con serafica impassibilità, arriva al termine della scena madre di She Knows, quarto episodio di Big Little Lies 2: la Celeste Wright di Nicole Kidman ha appena assestato un sonoro schiaffo all'ingombrante suocera Mary Louise Wright, che ha il volto di un'altra Mary Louise (ma non i denti, visibilmente artificiali) e che, dopo una 'giravolta' di centottanta gradi in seguito al poderoso ceffone di Celeste, si limita a controllare lo stato dei propri occhiali. È stato il momento più discusso della seconda stagione della serie di punta della HBO, che ha appena compiuto il "giro di boa" e si avvia verso le ultime tre puntate.
Vedere Nicole Kidman, una delle maggiori star di Hollywood, prendere a schiaffi Meryl Streep, considerata per antonomasia la più grande attrice vivente, costituisce giocoforza una di quelle immagini che entrano nella storia della televisione, oltre a invadere i social network di relativi commenti, meme e GIF. Eppure, il ceffone contro Mary Louise non è nemmeno la vetta del camp di una puntata come She Knows, che in almeno un'altra occasione riesce a spingersi ancor più sopra le righe. Del resto, questa sembra essere la costante della seconda stagione della serie firmata da David E. Kelley: l'abbandono del realismo, il gusto per l'eccesso e la tendenza verso toni e stilemi della soap opera. Una soap opera di altissima classe, beninteso, a partire da un cast tanto blasonato.
Big Little Lies: il nuovo Desperate Housewives?
Facciamo un passo indietro: poco più di due anni fa, tra l'inverno e la primavera del 2017, Big Little Lies - Piccole grandi bugie, trasposizione del romanzo di Liane Moriarty affidata alla regia di Jean-Marc Vallée, si rivelava uno degli eventi televisivi dell'annata: l'entusiasmo quasi unanime della critica, un ottimo passaparola presso gli spettatori e una prevedibile valanga di premi, inclusi otto Emmy Award e quattro Golden Globe, fra cui i trofei come miglior miniserie, per la protagonista Nicole Kidman e per gli interpreti supporter Alexander Skarsgård e Laura Dern. Un'occasione troppo ghiotta per lasciare che la storia - già terminata - di Big Little Lies si concludesse definitivamente: e così, la HBO pensa bene di mettere in cantiere una seconda stagione, sempre ambientata nella località marittima di Monterey, in California, e di rafforzare un cast già ricchissimo con una new entry di lusso, nientemeno che Meryl Streep.
Perfino il cambio al timone di regia pareva presagire una certa ambizione: a dirigere tutte le sette puntate della stagione 2 è infatti l'inglese Andrea Arnold, una vera e propria autrice da festival, regista di film quali Fish Tank e American Honey. Ma a quattro episodi dalla ripresa, è lecito porsi il seguente quesito: Big Little Lies, una colonna portante della cosiddetta "TV di qualità", si sta davvero trasformando in una sorta di Desperate Housewives? In altre parole, quand'è che il territorio del dramma e del melodramma viene battuto a tal punto da sconfinare nel camp? Perché al momento, Big Little Lies è più o meno questo: un amalgama, senz'altro divertente ed efficace, fra murder mystery, soap opera e commedia nera... perfino con un tocco di soprannaturale, tanto per non farsi mancare nulla.
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Meryl Streep, sussurri e grida a Monteray
Innanzitutto, cosa accade nella stagione 2? Per riassumere, le Monterey Five (nome ufficiale del manipolo di protagoniste) stanno affrontando le conseguenze dell'omicidio di Perry Wright, fra languide malinconie (la vedova Celeste, che arriva a masturbarsi guardando video casalinghi del marito defunto), sensi di colpa e il timore che la verità venga a galla. E a infondere tensione nella ridente atmosfera di Monterey, lussuoso microcosmo dell'alta borghesia californiana, ecco comparire la suddetta Mary Louise: ufficialmente allo scopo di stare accanto alla nuora e ai nipoti durante l'elaborazione del lutto, in realtà per far luce su cosa è successo veramente al figlio Perry. E Meryl Streep, manco a dirlo, fornisce un superbo ritratto di questa ambigua suocera, implacabilmente sospettosa dietro l'apparenza di affabilità, in grado di evocare silenziose minacce mentre giocherella con il crocefisso che tiene appeso al collo.
Ma il dramma, in Big Little Lies, non è più sotterraneo e invisibile, come in parte accadeva nella prima stagione: ora ha la potenza catartica di un urlo, quello - altra scena memorabile - emesso da Mary Louise nel primo episodio della stagione. Non a caso la presenza a Monterey di questa improvvisata detective sfocia negli inevitabili "testa a testa" con il quintetto delle protagoniste: oltre alla malcapitata Celeste, l'altro bersaglio prediletto di Mary Louise è la Madeline Mackenzie di Reese Witherspoon, apostrofata dalla Streep con la frase "Non mi fido delle persone basse". Dopo aver celebrato la solidarietà femminile, in sostanza, il secondo capitolo di Big Little Lies modifica il paradigma, con uno schema alla Eva contro Eva in cui Mary Louise diventa la gorgone intenzionata a pietrificare con il proprio sguardo di ghiaccio Celeste e le sue amiche.
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Le Monterey Five, dal dramma alla farsa
La Celeste di Nicole Kidman e la Bonnie Carlson di Zoë Kravitz incarnano dunque la componente drammatica della serie; alla Jane Chapman di Shailene Woodley è affidata la "linea rosa" della seconda stagione, dato che la maggior parte delle sue apparizioni finora consistono nel tenero interludio con il giovane Corey Brockfield (Douglas Smith). Madeline, invece, rappresenta il registro del dramedy: la donna sta attraversando una grave crisi con il marito Ed (Adam Scott), eppure i suoi problemi coniugali, così come ogni situazione che coinvolga il personaggio di Reese Witherspoon, sono virati in chiave di commedia: dalla bislacca modalità con cui Ed viene a scoprire le infedeltà della moglie alla scena, irresistibilmente patetica, in cui Madeline prende la parola durante l'assemblea dei genitori per scaricare le proprie ansie e frustrazioni.
E poi, ovviamente, c'è Renata Klein, che meriterebbe un articolo a parte: perché Renata, ammettiamolo, è puro dramma declinato in farsa, la figura più sbilanciata e sopra le righe di questa seconda stagione. Da quando, nel primo episodio, si esibisce ancheggiando sulle note di It's My House di Diana Ross, alla sua devastante esplosione di rabbia con una frase, "I will not NOT be rich!", che rimarrà negli annali come la battuta più emblematica della serie, Renata è un autentico ciclone. E Laura Dern, con i suoi sguardi infuocati e le sue irresistibili smorfie, aderisce appieno allo spirito di un personaggio che sembra uscito da un serial degli anni Ottanta: che si tratti di umiliare il consorte con frasi al vetriolo ("Mi piaceva sedermi sulla tua faccia... pensi che succederà ancora?"), di scagliarsi come un'erinni sul malcapitato interlocutore di turno o di indossare la sua sorridente maschera di prestigio sociale.
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Schiaffi, risse e sensitive
Dunque, nel bel mezzo di una bancarotta in procinto di ridurla sul lastrico, Renata pensa bene di organizzare un fastosissimo party per bambini a tema disco music, con relativo dress code e sottofondo musicale a base di Donna Summer e Bee Gees. Un'occasione per riunire quasi tutti i personaggi sotto lo stesso tetto e procedere a colpi di scene madri, fra rivalità maschili che strabordano in risse davanti agli occhi dei pargoli per arrivare - il "salto dello squalo"? - all'apice di assurdità della stagione: la madre di Bonnie, la presunta sensitiva Elizabeth Howard (Crystal Fox), che avverte delle misteriose "vibrazioni negative", è vittima di un collasso e ha una visione degna di Whoopi Goldberg in Ghost (perfino il suo look rimanda a quello di Oda Mae Brown).
Ecco, la 'carta' della medium rischia di rivelarsi il punto di non ritorno, il segnale che Big Little Lies potrebbe aver abdicato una volta per tutte alla pretesa di farsi prendere sul serio per puntare a un altro obiettivo: quello di essere eletto il guilty pleasure dell'annata televisiva. Un prodotto, in sostanza, senza eccessive ambizioni 'artistiche', ma interessato piuttosto a sfruttare tutte le armi a disposizione per intrattenere il proprio pubblico e diventare un fenomeno da social media: che si tratti di sfoderare delle sensitive dal cilindro, di far strillare Laura Dern come se non ci fosse un domani o di far prendere a ceffoni Meryl Streep. In fondo, quante altre serie possono vantare una combinazione del genere?