Jeremy Irons inaugura Berlino 2020 scusandosi per le dichiarazioni controverse su abusi sessuali, matrimoni gay e aborto. Tanti i cambiamenti di questa Berlinale che, nel settantesimo anniversario, vede il debutto del nuovo direttore, l'italiano Carlo Chatrian. Due sono i film italiani in concorso su cui si concentrano le speranze dei connazionali, Volevo nascondermi di Giorgio Diritti e Favolacce, l'opera di Fabio e Damiano d'Innocenzo. E italiano è uno dei membri della giuria internazionale, Luca Marinelli, da tempo in pianta stabile a Berlino per questioni sentimentali. Toccherà a Marinelli assegnare il palmares di quest'anno sotto la guida del Presidente di Giuria Jeremy Irons.
E proprio Jeremy Irons, a inizio conferenza stampa, legge una dichiarazione personale in risposta ai media tedeschi che hanno pesantemente criticano la sua scelta come Presidente di Giuria per le dichiarazioni controverse su abusi sessuali e matrimoni tra persone dello stesso sesso rilasciate in passato ("Se un uomo mette una mano sul sedere di una donna, ogni donna in grado di farsi rispettare sa come comportarsi. Si tratta di comunicazione. Non possiamo essere amichevoli?" una delle frasi più criticate): "Voglio fare chiarezza una volta per tutte su tre temi per cui sono stati criticato dalla stampa: Abusi sessuali, matrimoni omosessuali e aborto. Sostengo il movimento per i diritti delle donne, che lottano contro gli abusi a casa e sul lavoro, supporto la legislazione che garantisce il matrimonio legale tra persone dello stesso sesso e la legge sull'aborto. Questi tre principi sono fondamentali per garantire i diritti in una società civile, ma esistono ci sono parti del mondo in cui sono assenti, puniti con prigione e addirittura pena di morte. Spero che alcuni dei film che vedremo tocchino questi temi e sollevino delle domande, così da modificare la percezione su queste questioni".
Watchmen: il look di Jeremy Irons nei panni di Ozymandias in una foto dal set
'Cosa cerchiamo? Film fatti col cuore'
Dopo i dovuti chiarimenti, sono i film a diventare il fulcro della conversazione tra i giurati che chiariscono il loro approccio alla visione. e i loro gusti. "Mi piacciono tutti i bei film, non ho un genere specifico" precisa Luca Marinelli, che poi ricorda "uno dei primi film che ho visto è E.T. L'Extraterrestre seduto sul divano con mia madre, avevo sei anni ed ero davvero spaventato, ma mi è piaciuto molto". La collega giurata Bérénice Bejo ammette: "Difficile scegliere un film preferito. In famiglia guardavamo un film ogni sabato, mio padre ci dava otto - dieci scelte. Ricordo l'emozione che mi ha provocato la visione di Cantando sotto la pioggia, da lì ho deciso che avrei voluto far parte dell'industria perché ero così eccitata nel veder gli attori cantare e ballare, i costumi, le scenografie. Recitare in The Artist è stato il più grande regalo della mia vita perché è stato un po' come recitare in Cantando sotto la pioggia".
Anche l'autore di Manchester by the Sea Kenneth Lonergan interviene nella discussione sui film del cuore e spiega: "Sono cresciuto a New York, città piena di cinema che fanno vecchi film quindi ho guardato molti film degli anni 30-40 e 70. Questi ultimi sono alcuni dei miei film preferiti, il cinema degli anni '70 ha sradicato lo studio system, è cambiato tutto. Ogni film che viene dal cuore, che sia un successo o un fallimento, è migliore dei film costruiti per fare soldi". Di film "fatti col cuore" parla anche Jeremy Irons: "Ricordo quando ho scoperto i film di Chaplin. Ho visto Luci della città a Londra con l'accompagnamento dell'orchestra. Sono uscito dal film ridendo e piangendo, è stato incredibile. I film che amo sono quelli che contengono magia, avrei voluto interpretare Lawrence d'Arabia ma non avevo gli occhi blu".
Luca Marinelli, un italiano a Berlino
Luca Marinelli assapora per la prima volta il ruolo di giurato in una competizione importante come Berlino. L'interprete di Martin Eden ripercorre il legame con la Berlinale in un inglese fluente alternato all'italiano per enfatizzare i concetti più importanti: "Per me è un onore trovarmi qui, sono contentissimo di essere qui. Inimmaginabile. Questa è la città in cui vivo, ho visto un sacco di film in questo festival, ho provato cosa significa far parte del pubblico, poi sono stato Shooting Star, ora è fantastico fare il giurato". Come Marinelli, anche Berenice Bejo si gode il ruolo privilegiato, ma ribadisce di non voler sembrare per questo più intellettuale e rivendica le proprie scelte da spettatrice comune: "Se un film mi tocca, non mi chiedo se è abbastanza buono. Se parla a me sta facendo il suo dovere. Non voglio essere più critica solo perché sono in giuria, io sono una spettatrice ed è questo il mio ruolo. Voglio essere onesta con me stessa e abbastanza coraggiosa da dire: 'Ho amato questo film'".
Prima di concludere, Jeremy Irons, al centro dell'attenzione non solo per il suo ruolo di Presidente, torna a riflettere sulla responsabilità dei personaggi pubblici ed esclama: "Non credo che un attore abbia necessariamente responsabilità politica, noi abbiamo responsabilità nei confronti dell'arte. Ma essendo personaggi famosi, la nostra visibilità ci permette di concentrare l'attenzione su temi importanti come global warming, cambiamenti climatici e diritti civili. Il nostro ruolo è dar voce a chi non ce l'ha".