La 63° edizione del Berlino Film Festival si conclude col trionfo di Child's Pose di Calin Peter Netzer. Il concorso, partito in sordina, è cresciuto nella seconda settimana offrendo almeno cinque pellicole di livello altissimo, ma il dramma familiare rumeno interpretato dalla straordinaria Luminita Gheorghiu ha sbaragliato la concorrenza conquistando il cuore della giuria presieduta dal maestro Wong Kar-Wai. Giuria che ha discusso molto decidendo di distribuire i riconoscimenti tra le pellicole più politicamente impegnate (ben due i premi al drammatico An Episode in the Life of an Iron Picker del regista balcanico Danis Tanovic, oltre all'Orso d'argento per la miglior sceneggiatura tributato al grande assente Jafar Panahi per l'enigmatico Closed Curtain) e opere liriche come il delicato ed emozionante Prince Avalanche dell'americano David Gordon Green, meritatatamente onorato con il premio per la miglior regia. Vittoria annunciata per Paulina Garcia. La sua Gloria, sessantenne in cerca d'amore che affronta con grinta la solitudine, aveva convinto fin dal primo istante, mentre forse sta un po' stretto l'Alfred Bauer Prize a Denis Cote. Il suo Vic and Flo Saw a Bear avrebbe meritato di più, ma la giuria ha voluto premiare uno degli aspetti che più caratterizzano la raffinata pellicola canadese: l'originalità.
Ecco cosa hanno dichiarato a caldo i vincitori nel confronto finale con la stampa. Il primo a presentarsi è Kambuzia Partovi, co-regista e interprete di Closed Curtain di Jafar Panahi che porta a Berlino il messaggio del collega, impossibilitato a causa della condanna recentemente subita. "Non posso parlare delle decisioni politiche del mio paese, ma la storia, la cultura e la tradizione restano mentre i politici vanno e vengono. Per fare un esempio, il Comunismo ha limitato e condizionato la cultura dei paesi in cui si è instaurato. Bunuel ha lasciato il suo paese a causa del governo. Spesso politica e cinema non convivono pacificamente in alcuni paesi e non ci possiamo fare niente. Possiamo solo continuare a produrre arte nel miglior modo possibile. I film iraniani hanno già trovato il loro posto a livello internazionale, ma non so quale sarà il futuro dell'arte nel mio paese." Aziz Zhambakiyev, direttore della fotografia del bellissimo Harmony Lessons, dichiara: "Sono molto emozionato e compiaciuto di poter partecipare a un festival importante come la Berlinale. Ora capisco di avere una grande responsabilità e di dover continuare a fare il lavoro che faccio. Il regista di Harmony Lessons ha lavorato ha stretto contatto con me per creare la fotografia del film. Abbiamo ascoltato insieme Bach e altra musica per creare qualcosa che veicolasse i sentimenti del film".
L'orso d'argento per il miglior interprete, Nazif Mujic, protagonista di An Episode in the Life of an Iron Picker, commenta l'inaspettato premio dichiarando: "Riguardo ai rom è importante tener presente che hanno una loro intelligenza e le autorità dovrebbero creare delle possibilità anche per loro in modo che possano migliorare la propria esistenza. Io non avevo mai recitato prima d'ora e non è stato facile. Le persone del villaggio in cui vivo erano dubbiose sul fatto che i media concentrassero l'attenzione su di noi. Non volevano i media, nessuno sapeva che noi non avevamo abbastanza cibo né che avevamo problemi ad andare avanti. Dopo il film ho continuato a fare il raccoglitore di ferro come prima. Adesso porterò a casa questo piccolo Orso d'argento che ho vinto grazie alla mia famiglia, indipendentemente dal colore della mia pelle e dalla mia etnia". Tocca poi alla collega Paulina Garcia, splendida protagonista di Gloria. "Questa settimana per me è stata una spirale di impegni con la stampa, interviste, incontri. Ora, dopo aver festeggiato, me ne andrò in vacanza in Sicilia e poi tornerò in Cile per lavorare. Ho scelto di interrompere le mie vacanze e tornare qui per Gloria. Non riesco a liberarmi di lei. Per le attrici, quando sono anziane e non corrispondono più alle caratteristiche tipiche della bellezza hollywoodiana, è sempre difficile lavorare. Ho avuto fortuna a trovare Sebastian Lelio che mi ha offerto un ruolo così bello. E' stata una grande sfida a livello recitativo".
Il cinema indipendente americano festeggia con il premio alla regia andato a David Gordon Green che commenta: "I registi hanno molte sui film da fare, ma poi si appoggiano alle competenze tecniche. Io lavoro in modo più libero collaborando strettamente e in modo creativo con la mia piccola troupe e questo premio è il tributo ai miei collaboratori fedeli. Il processo di elaborazione di questo film è stato generato da un mix di cose che amo. A me piacerebbe lavorare a 360° girando film di genere, film indipendenti, pellicole di Hollywood e documentari. Mi piace fare tutto, ma stavolta credo sia stata premiata la semplicità. La bellezza del processo del remake, in questa specifica situazione, è stato quello di creare qualcosa di molto specifico, ma con grande libertà, senza la pressione delle grandi produzioni. Essere indipendenti ti permette di fare le cose in modo libero." Tocca al canadese Denis Cote dire la sua. "Questo è film è stato difficile da controllare anche perché vi sono numerose svolte nella sceneggiatura. E' un film sulla vendetta, ma anche sull'amore. Occorre prestare attenzione all'equilibrio tra i vari elementi. Fare un film è un po' come fare una pizza. Occorre trovare il mix di ingredienti perfetto e a me piace stupire mescolando ironia e dramma. Credo che questo premio mi sia stato dato per il coraggio dimostrato col mio film, è un premio al cinema che apre nuove prospettive quindi mi categorizzano come un regista che deve ancora sbocciare. In realtà faccio film da molto tempo. Un giorno, forse, mi metteranno nel presente, ma per ora mi vedono come regista del futuro. In passato sono stato etichettato come un irriducibile regista sperimentale. Ora spero che questo film riscuota l'interesse di un pubblico più vasto e possa essere visto da più persone, ma non mi dispiace essere etichettato come l'uomo dei festival. Girare Vic and Flo Saw a Bear è stato estremamente divertente e liberatorio, perchè mi sono permesso di utilizzare due csttive ragazze come protagoniste e un'antagonista ancora peggiore. La mia violenza, però, è rappresentata in modo romantico ed elegante. Non so cosa sarà delmio futuro né se riuscirò a diventare più commerciabile. Quebec e Canada anglofono hanno due diverse energie. Non voglio criticare nessuno, ma per anni abbiamo parlato solo dei soliti nomi canadesi: David Cronenberg, Atom Egoyan e Guy Maddin. Ora spero che la situazione migliori anche per me, ma non vi dovete preoccupare. Prometto che non andrò mai a Hollywood."
L'ombroso Danis Tanovic, autore di una pellicola drammatica ispirata a una storia vera ambientata nei Balcani, appare particolarmente felice per l'Orso d'argento che stringe tra le mani. "Sono contento perché questo film mi porterà tanti soldi. In realtà questo per me è stato un progetto da cui ero realmente ossessionato. Non mi sarei mai immaginato di vincere un premio così importante alla Berlinale e spero che questo riconoscimento cambi la vita dei protagonisti del mio film. Io sono un regista e i miei film nascono da situazione drammatiche, ma ora spero che nel mio paese si instauri un vero dialogo tra le varie parti. Nessuno pensa ai più deboli che sono le prime persone a essere colpite. Anche se il mio film preferito è Ladri di biciclette sono una persona molto cinica e non credo che un film basti a cambiare le cose. Un mio caro amico, però, dopo aver visto il mio lavoro ha commentato dicendo che non avrebbe mai più guardato i rom nello stesso modo di prima. Credo che queste persone meritino molto di più."
L'ultimo a parlare è Calin Peter Netzer, accompagnato dal suo inseparabile orso d'oro. "Ho già ricevuto quindici messaggi. In Romania stanno festeggiando. Sono tutti molto contenti. Questo premio per noi è molto importante per riscaldare il pubblico e convincerlo ad andare al cinema. Questo è l'esempio di ciò che un festival può fare per un film: dargli linfa vitale a livello internazionale. La mia opera parla di una relazione patologica tra madre e figlio. Ovviamente faccio riferimento a Freud. La Romania sta sullo sfondo. I riferimenti alla cultura e alla società rumena sono presenti, ma questo non era il mio intento principale. La mia è una storia universale. Per quanto riguarda la corruzione e l'ossessione, mi risulta che esistano in tutti i paesi del mondo."