Benvenuti nel ghetto
E' stato presentato come un film sulla storia di Eminem, una sorta di biopic sulla vita del celebre rapper, poi come una sceneggiatura originale basata però su precisi ricordi dell'artista. Ma questo 8 Mile è molto di più.
Curtis Hanson, già regista del bellissimo L.A. Confidential e di Wonder boys, riesce nel difficile compito di sdoganare una star della musica nel mondo del cinema e soprattutto a togliergli di dosso, soprattutto di fronte agli spettatori, la sua identità pubblica.
Hanson riesce a rendere la storia e i luoghi reali, quasi tangibili, tanto da far pensare in certi momenti più ad un documentario, uno spaccato di vita sul ghetto, bianco o nero, dove si fanno sogni esaltanti, ma poi ci si sente realizzati con molto meno, dove ci si sente importanti anche solo se si riesce a non vivere con la mamma.
Non ci sono eroi, non ci sono vincenti, ci sono solo ragazzi, uomini e donne che lottano ogni giorno per vivere e per mantenere una dignità, magari battendosi fra di loro a suon di insulti, cantandoli e ritmandoli, costruendo così una cultura nuova su di un tentativo di sopravvivere.
La quasi-realtà di questo film infatti si realizza soprattutto nei momenti del battling, quando non solo le canzoni, ma tutto quello che viene detto è in versone originale con i sottotitoli. Non so se questa scelta è stata imposta dal regista oppure è stata liberamente adottata dal distributore italiano, ma quello che ne risulta è un realismo assoluto, un'impossibilità di riportare il mondo dei sobborghi poveri americani e del loro bagaglio musicale nel vocabolario italiano e nella nostra cultura.
E se la regia descrive con il suo occhio la decadenza esterna dei luoghi, la sceneggiatura ci mostra personaggi spezzati, disillusi o magari ciechi davanti alla loro autodistruzione.
Non ci sono morali in questo 8 Mile, non c'è forse neanche un finale salvifico. Ma c'è la possibilità di vedere uno scenario a noi estraneo e sconosciuto, che ci permetta di scoprire da dove veramente il rap e l'hip hop nascono.
C'è solo la povertà, la disperazione e un incredibile ottima prova di Eminem come attore.