Sei felice oppure no? Era questo l'interrogativo di fondo della serie Netflix che, con la sua prima stagione, aveva cercato di far riflettere gli spettatori sul concerto di felicità, analizzando nelle specifico il modo in cui i giovani di oggi scelgono di passare il proprio tempo e vivere le loro vite, concentrandosi spesso su obbiettivi oggettivamente sbagliati. Con la recensione di Benvenuti a Eden 2 vi mostreremo come il gigante dello streaming abbia indubbiamente commesso un errore con questa seconda stagione, trasformando un'idea di base molto interessante in un prodotto commerciale quasi privo di contenuti o nuove svolte.
D'altro canto, quel che è certo è che la serie è sicuramente più ricca di drammaticità e azione in questa seconda stagione, anche se gli episodi più lunghi hanno l'effetto negativo di dilatare, spesso inutilmente, alcuni aspetti della trama che finiscono per annoiare lo spettatore. Alla fine del quarto episodio di questa nuova stagione sembra quasi che non sia stato fatto nessun passo in avanti nella storia e la caratterizzazione dei personaggi, già piuttosto vaga nella prima stagione, qui sembra addirittura regredire.
Lo sviluppo (o involuzione?) della storia di Benvenuti a Eden
Benvenuti a Eden 2 riparte esattamente da dove gli eventi si erano interrotti alla fine delle prima stagione: delle nuove minacce emergono sull'isola e la ribellione fomenta un'intensa lotta per la libertà mentre Astrid cerca di mettere in atto i suoi piani per il Nuovo Eden. In questa seconda stagione aumentano sull'isola i misteri e i pericoli e, anche se la Fondazione Eden dà il benvenuto a dei nuovi personaggi, molti di questi sono estremamente marginali e non aggiungono quasi niente di nuovo alla storia.
L'aspetto peggiore di questa nuova stagione è che, nel tentativo di diventare più oscura e soprattutto più orientata verso un pubblico adolescenziale, i nuovi episodi della serie assumono un approccio piuttosto stereotipato, con moltissime scene di sesso, baci e feste che si uniscono, spesso inspiegabilmente dal punto di vista registico, a ribellioni, incontri segreti, congiure e assassinii. Tutto questo a discapito di una narrazione, sicuramente più entusiasmante della prima stagione, che qui finisce per mancare di profondità nel tentativo di dare spazio a sequenze che per certi versi assomigliano immancabilmente ad una brutta copia di Euphoria.
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Benvenuti in Eden: punti di forza e debolezze
Per quanto concerne le performance, Amaia Aberasturi, nei panni di Zoa, e Begoña Vargas, in quelli di Bel, interpretano sicuramente molto bene le loro rispettive parti e riescono a bilanciare la disperazione e la determinazione dei loro personaggi per l'intera durata dello show. Le performance di Berta Castañé nei panni di Gabi e di Amaia Salamanca in quelli di Astrid sono entrambe altrettanto convincenti anche se, purtroppo, quasi nessuno merita una menzione speciale tra i membri del resto del cast, se non forse il modo in cui Lola Rodríguez incarna Mayka (anche se purtroppo non le viene concesso molto tempo sullo schermo).
Quel che è certo è che la serie riesce ad essere piuttosto intimidatoria grazie all'atmosfera imprevedibile e misteriosa che accompagna lo spettatore per tutto il tempo, portando avanti lo stile moderno e austero che ha caratterizzato la Fondazione Edén sin dalla prima stagione dello show creato da Joaquín Górriz and Guillermo López Sánchez.
Sebbene il concetto di base della prima stagione fosse molto intrigante, svariati spettatori si erano lamentati del fatto che alcuni dei personaggi fossero privi di una backstory dettagliata: sfortunatamente, quello che forse è il più grande difetto di questi nuovi episodi è che le cose non migliorano affatto da questo punto di vista, anzi... sebbene ci siano alcuni flashback che rimandano a situazioni verificatesi in passato sulla terraferma, la maggior parte di queste scene riguardano un nuovo personaggio di nome Brisa. In sostanza non scopriamo quasi niente a proposito del passato dei personaggi e la caratterizzazione di questi ultimi viene lasciata da parte, al fine di dare priorità a scene ritenute più commercialmente adatte e al passo coi tempi.
Come se non bastasse, i nuovi episodi si rivelano essere piuttosto confusi e, sebbene venga data una risposta a molte delle domande sollevate durante la prima stagione, man mano che la storia va avanti tutto diventa estremamente complicato ed è piuttosto difficile tenere traccia del susseguirsi degli eventi e della moltitudine di personaggi. Benvenuti a Eden 2 soffre degli stessi problemi della prima stagione e non è in grado di approfondire l'interessante dialogo che aveva aperto per quanto concerne la rappresentazione del disagio giovanile. Sebbene non sia sicuramente la peggiore serie del suo genere su Netflix, è sicuramente ben lontana da essere la migliore e, purtroppo, molti ritengono che sia più che opportuno classificarla come un altro mediocre mistery-horror del gigante dello streaming.
Conclusioni
Nella recensione di Benvenuti a Eden 2 abbiamo visto come una serie che nella sua prima stagione era stata in grado di mescolare abilmente il mistery-horror e il teen drama, facendo riflettere con i suoi concetti di base molti interessanti, si sia atrofizzata nel tentativo di seguire le tendenze del momento, a discapito di una trama sconclusionata e una sempre più scadente caratterizzazione dei personaggi.
Perché ci piace
- Le interpretazioni dei protagonisti sono encomiabili.
- C'è sicuramente più drammaticità e mistero, lo stile è moderno e al passo coi tempi ma...
Cosa non va
- ... a discapito di una trama sempre più confusa e priva di contenuti.
- La caratterizzazione dei personaggi è peggiorata ulteriormente.
- La trasformazione in una sorta di "teen show" aliena un'intera fetta di pubblico.