Se qualcuno, senza sapere niente, dovesse entrare in una sala per vedere Bentornato Presidente, non avrebbe dubbi: avrebbe subito chiaro che il film è ambiento nell'Italia di oggi, quella che abbiamo conosciuto dal 4 marzo dello scorso anno. In Bentornato Presidente, scritto da Fabio Bonifacci e diretto da Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, Giuseppe "Peppino" Garibaldi (Claudio Bisio) si muove tra i protagonisti della politica dei nostri giorni, esplicitamente ispirati a Salvini, Di Maio e Renzi. In occasione della presentazione alla stampa del film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di Bentornato Presidente - abbiamo incontrato gli attori che li impersonano e i due giovani registi che hanno messo in scena il film.
Paolo Calabresi: abbiamo cercato di dare un'umanità ai politici
Eccoli qui, i politici di oggi, quelli dell'Italia gialloverde. In Bentornato Presidente Paolo Calabresi è Teodoro Guerriero del partito Precedenza Italia, "liberamente ispirato", come si suol dire, a Matteo Salvini. Entra in scena a bordo di due Hummer, segno dell'aggressività che contraddistingue il suo storytelling. "Abbiamo cercato di dare loro un'umanità che probabilmente non appartiene loro" dice sorridendo l'attore. "Teodoro Guerriero è un personaggio pacato, un uomo con un gran cuore, come quel personaggio di Charlie Chaplin che quando si ubriacava diventava buonissimo. Non mi sembra da sottovalutare il fatto che quando c'è la presenza di un filtro social cambiamo un po' tutti". Poggi è Danilo Stella, del Movimento dei Candidi, un simil Luigi Di Maio che, come Movimento vuole, arriva al Parlamento in autobus. "Ci siamo ispirati all'umanità che ci troviamo" ci ha raccontato. "Io racconto una generazione che non sa niente, ha il sorriso in faccia ed è contenta di questo. Devo ringraziarli perché mi hanno fatto fare ciò che più non sopporto nella vita".
E poi c'è Ivan, misterioso funzionario di palazzo, forse amante di Janis o forse, uno dei personaggi che tira le fila nell'ombra, quelli che nessuno di noi vede mai e che vorremmo vedere. Eccoci accontentati, ha le fattezze di Pietro Sermonti, nell'occasione con barba folta e cranio rasato. "È un personaggio più difficilmente sovrapponibile a un personaggio reale, essendo un uomo di vero potere nessuno lo conosce" ci ha raccontato. "Essendo un profondo conoscitore della macchina dello stato, sfrutta la mollezza degli altri per il suo tornaconto", "Mentre nel primo film c'era la dittatura dei sondaggi qui c'è la dittatura dei social" aggiunge. "I politici e social media manager sono alla continua ricerca dello storytelling che li fa prendere più voti". Pensi a Sermonti e alla politica, e ti viene in mente il suo Gianfranco Fini con il senso delle istituzioni di Boris il film. Nella videointervista abbiamo parlato anche di questo...
La nostra video intervista a Pietro Sermonti, Paolo Calabresi e Guglielmo Poggi
Matteo Renzi e Ritorno al futuro
E poi c'è un leader di Sovranità Democratica, Vincenzo Maceria (interpretato da Marco Ripoldi): accento toscano, aria un po' superba. Sì, fa il verso a Matteo Renzi, e arriva a Roma su una Delorean. Proprio su quella scena c'è un aneddoto curioso, e ce lo raccontano i due registi del film, Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi. "Per le scene degli arrivi a Montecitorio, l'arrivo in autobus e sugli Hummer sono stati scritti da Fabio Bonifacci in sceneggiatura. Il terzo arrivo doveva essere una limousine" rivelano i due registi.
"Ci dicevamo: ci vorrebbe qualcosa di figo ma allo stesso tempo demodè. Avevamo chiesto agli scenografi di rimediarci una Delorean, non quella di Ritorno al futuro, ma doveva essere una macchina per americani. Ma ci avevamo ripensato. Il giorno dopo abbiamo visto in tv le immagini della Leopolda, e la convention si chiamava Ritorno al futuro, con la Delorean sul palco. Abbiamo richiamato subito lo scenografo..."
Ritorno al Futuro 4: ecco il sequel che (non) vorremmo