Era iniziata proprio nel corso della prima edizione del Roma Fiction Fest l'avventura nel mondo delle serie TV per l'italiana Sky ed è un anno dopo, nell'edizione 2008 della stessa manifestazione, che il viaggio continua. Se un anno fa veniva presentato quel Quo Vadis, Baby? che solo un paio di mesi fa abbiamo potuto guardare su Sky Cinema, quest'anno sono due i progetti presentati: uno già in video, la serie di Romanzo criminale, con un interessante promo che ne ha mostrato le prime immagini; l'altro solo raccontato dai suoi protagonisti, L'ombra di Satana.
Come il titolo lascia immaginare, a fare da sfondo alla vicenda è il mondo delle sette e del satanismo, un tema scottante che Sky ha deciso di affrontare, pur trattandolo in modo inconsueto, usandolo come mezzo per indagare la normalità di una cittadina di provincia, sconvolta dall'intromissione di questo fenomeno tra le maglie della sua quotidianità.
La storia, raccontata da Paola Barbato, di provenienza Dylan Dog e già affermatasi in ambito letterario con due interessanti romanzi, Bilico e Mani nude, e diretta per lo schermo da Alex Infascelli, ruota intorno alla famiglia Baldassi la cui calma viene sconvolta dalla scomparsa del figlio maggiore Michele. Le prime ipotesi di una ragazzata e di una fuga volontaria vengono poco a poco sostituite da una cruda realtà che fa capo al mondo cupo delle sette sataniche.
Le riprese della serie inizieranno il prossimo autunno nella zona di Trieste, dove la storia è ambientata, per una messa in onda il prossimo Maggio, quindi ad un anno dalla prima produzione targata Sky.
Al Roma Fiction Fest sono intervenuti sceneggiatrice e regista della serie, il produttore Sergio Castellani ed i dirigenti Sky Andrea Scrostati e Nils Hartmann, che hanno parlato del progetto e presentato a sorpresa il protagonista de L'ombra di Satana: Fabrizio Bentivoglio.
Sia Scrostati che Hartmann hanno sottolineato l'interesse di Sky di proseguire sulla strada della produzione di soggetti originali, mantenendo però l'intenzione di far convergere cinema e televisione come è stato il caso di Quo Vadis, Baby?, questa volta probabilmente nella direzione opposta, quindi con l'idea di portare successivamente L'ombra di Satana al cinema, ed hanno poi lasciato il compito a sceneggiatrice e regista di descrivere il progetto dal punto di vista artistico.
Paola Barbato: Lo spunto per la storia è quello di qualsiasi fatto di cronaca legato alla scomparsa di giovani a causa delle sette sataniche, ma è stato soltanto un pretesto per raccontare il percorso di un padre alla ricerca del figlio, e quanto la realtà che ci circonda non sia veramente reale e diversa da quello che appare in superficie. Per portare avanti la sua ricerca, il protagonista dovrà decostruire tutta la sua esistenza per rendersi conto che molto di quello che lo circonda è diverso da quello che sembra e che lui stesso è diverso da quello che crede. Per questo motivo, gli aspetti strettamenti legati alle sette non sono approfonditi in modo morboso, ma abbiamo cercato di raccontarli in modo più realistico e quindi meno cinematografico.
Alex Infascelli: Quando mi sono avvicinato al progetto, mi interessava il mondo esoterico ed invisibile più del satanismo in sè stesso. Diamo che delle parole del titolo mi sono concentrato più sull'ombra che su Satana, anche perchè trovo che le ombre siano molto interessanti e rivelino i tratti essenziali di un individuo per i loro contorni netti. L'idea era di raccontare il Satanismo al pari di altri percorsi malsani che possa vivere un individuo, come quello mafioso o nella droga, che preveda una figura forte per un ragazzino alla ricerca della sua identità.
Come ha detto Paola, il protagonista dovrà decostruirsi per ritrovare sè stesso e quindi si tratta di un'indagine. Il tutto sullo sfondo dell'elemento forte della provincia, che trovo sia diventata diversa da quella che intendevamo in passato, ma che ora vive il riflesso di una grande città più o meno vicina. Un elemento che però resta sullo sfondo perchè non c'è una coralità alla Twin Peaks, ma l'attenzione è tutta sulla vicenda personale del protagonista.
Sergio Castellani ha poi espresso la sua gratitudine a Sky per aver dato loro la possibilità di lavorare ad un prodotto originale e di rottura ed ha dichiarato di essere felice di aver potuto collaborare ancora con Alex Infascelli, che ha ritrovato anni dopo la loro prima collaborazione più maturo e pronto ad affrontare questo viaggio. Inevitabili i ringraziamenti anche al resto dello staff, in particolar modo al produttore artistico Giancarlo Guastini ed al protagonista Fabrizio Bentivoglio, a cui è stato chiesto di dire la sua sul progetto e sul suo personaggio.
Fabrizio Bentivoglio: E' difficile parlare delle cose prima di averle fatte. Per ora posso dirvi di aver avuto un incontro col regista che mi ha entusiasmato e che si tratta di un copione ben scritto e con un certo grado di rischio, che non guasta mai. Inoltre sono d'accordo con Alex che delle parole del titolo quella più interessante è senza dubbio l'ombra, infatti ho anche proposto di cambiare il titolo proprio in L'ombra, perchè la serie può essere considerata una metafora.
Signor Bentivoglio, ha parlato di rischi relativi al progetto, a quali rischi si riferisce? E che ne pensa della recente polemica sulla differenza di qualità tra cinema e fiction? Fabrizio Bentivoglio: Nella nostra professione il rischio è sempre il ridicolo tutte le volte che si sale sul palco. E' un rischio inevitabile, ma che aggiunge sapore al lavore e lo rende interessante. Quanto alla differenza tra cinema e fiction, si tratta di una vecchia polemica che vorrei non fomentare. Sinceramente non mi interessa capire se sia un progetto TV che guarda al cinema o viceversa, perchè solo qui facciamo questo tipo di differenza: un attore è un attore, che lavori in televisione o al cinema non cambia niente a livello professionale.
Ha parlato di metafore nella serie, a che si riferisce? Fabrizio Bentivoglio: Si affronta il tema di mondi altri rispetto al nostro che preferiremmo non vedere e che potrebbero riferirsi alla parte buia e nascosta di ognuno di noi.
Anche lei dovrà affrontare un viaggio nel suo io, come si sente al riguardo? Fabrizio Bentivoglio: Teso. Mi sento preoccupato per il lavoro che ci aspetta, ma in modo costruttivo e non vedo l'ora di iniziare.
Signor Hartmann, quali sono i prossimi progetti di Sky Cinema? Nils Harmann: Dopo L'ombra di Satana lavoreremo al film su Moana Pozzi, che attualmente è nella fase finale di scrittura e di cui iniziaremo a breve il casting. Successivamente abbiamo molti progetti in cantiere, ma non mi sento di annunciarne nessuno perchè sono ancora tutti in fase di attivazione.
Guardando il promo di Romanzo Criminale siamo rimasti colpiti dalla bravura degli attori, tutti giovanissimi, tanto che si potrebbe parlare di una Sky Generation. E' una conseguenza della vostra ricerca di innovazione? Ci può dire qualcosa riguardo gli altri membri del cast di quest'altro progetto? Nils Hartmann: Condivido l'opinione sulla qualità del cast di Romanzo criminale, tutto di ottimo livello. Il nostro punto di partenza è la vicinanza con il mondo cinematografico, perchè in definitiva si tratta di produzioni per Sky Cinema, ma ogni progetto ha una storia a sè e ci piace trattare idee innovative ed in massima libertà. Per quanto riguarda il resto del cast, non abbiamo ancora altri nomi da aggiungere perchè Bentivoglio è stato il primo ad essere scritturato per la parte del protagonista.
Alex Infascelli: Per ora mi interessa costruire insieme a Fabrizio il suo personaggio ed il suo panorama. Sarà lui il fulcro della narrazione, quindi è probabile che gli altri del cast possano essere attori locali per poter raccontare anche un luogo, con le sue sfumature ed i suoi dialetti. Per riagganciarmi alla polemica a cui si accennava prima, forse è questo il punto debole della fiction italiana, l'appiattimento del linguaggio che toglie spessore ed identità alle realtà locali.