Riservato, ombroso, anticonformista. Negli anni Benicio Del Toro si è costruito una fama di lupo solitario di Hollywood, fama consolidata dalla scelta di non sposarsi né di avere relazioni ufficiali. Anni fa l'attore dichiarò di considerare il suo appartamento di Hollywood "una caverna in cui rintanarsi", l'ultima cosa che aveva in mente era permettere a una moglie e a dei figli di invadere il suo spazio. In un certo senso Del Toro è rimasto sempre fedele a se stesso. Quando quattro anni fa, quando ha annunciato la nascita di sua figlia Delilah, ha messo in chiaro che la relazione con la madre della piccola, Kimberly Stewart, figlia del popolare Rod Stewart, era già conclusa da un pezzo. Solo lui poteva riuscire a metter su famiglia pur restando orgogliosamente single, ma questo non significa che non abbia infranto i cuori di tante donne comprese (si vocifera) celebri colleghe quali Valeria Golino e una giovanissima Scarlett Johansson.
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Nato a Portorico da una famiglia di avvocati, a nove anni Benicio del Toro perde la madre e a 12 anni il padre decide di trapiantare la famiglia nella Pennsylvania rurale. Pur essendosi americanizzato, la voce roca e profonda di Benicio Del Toro tradisce le sue origini ispaniche ogni volta che sottolinea una s con la sua pronuncia lievemente strascicata. E Del Toro, che nel 2011 ha ottenuto la cittadinanza spagnola grazie alla presenza di un ramo della sua famiglia a Barcellona, ha sempre fatto vanto dei suoi natali che gli hanno permesso di centrare ruoli iconici quali il re dei narcos Pablo Escobar e soprattutto Ernesto Che Guevara nel duplice monumentale biopic di Steven Soderbergh.
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Da un cult movie all'altro
Altissimo, sguardo da bel tenebroso corredato da un paio di occhiaie perenni ("Perfino prima di andare alle superiori avevo dei cerchi neri sotto i miei occhi. Si vociferava che fossi un tossico. Ho le occhiaie, fatevene una ragione"), prima di padroneggiare l'inglese, Benicio Del Toro ha usato il talento sportivo nel basket come passepartout per integrarsi nella società americana. Il colpo di fulmine per la recitazione ha fatto il resto spingendolo ad abbandonare una futura carriera da economista per l'incertezza dei provini nella Città degli Angeli. E in questo caso il coraggio vien premiato. A soli 21 anni, proprio in virtù del suo aspetto fuori dal comune, a Benicio Del Toro viene affidato il ruolo di Dario, scagnozzo del narcotrafficante Franz Sanchez, in Agente 007, Vendetta privata. Roba da Guinness dei Primati, Del Toro è l'attore più giovane di sempre a interpretare un villain della saga di Bond. Il ruolo avrebbe potuto rappresentare il trampolino di lancio per una luminosa carriera, ma l'appuntamento col successo è rimandato visto che Agente 007, Vendetta privata si rivela uno dei peggiori Bond movie di sempre.
Dopo alcune buone performance in film di medio interesse, nel 1995 arriva il primo cult. Ne I soliti sospetti di Bryan Singer a Benicio del Toro viene affidato il ruolo di Fred Fenster e l'attore decide di donare al personaggio un accento improbabile. "Dopo aver letto la sceneggiatura, ho scoperto che lo scopo del mio personaggio era morire per primo. Così le mie battute non influenzavano il plot. Allora ho detto a Bryan Singer 'Non importa cosa dice questo tizio. Se me lo permetti, credo che potrei fare qualcosa in merito'. E lui mi ha risposto 'Fai pure'. E così mi sono messo a mugugnare, ma giuro che ho pronunciato ogni battuta. Fenster è un cognome tedesco, che significa 'finestra'. Ho pensato che forse è mezzo tedesco, mezzo cinese ed è cresciuto ad Harlem". Quello dello spilungone de I soliti sospetti è solo il primo di una serie di personaggi pittoreschi in pellicole di culto quali Fratelli di Abel Ferrara e Snatch - Lo strappo di Guy Ritchie, in cui interpreta il gangster col vizio del gioco Frankie Quattro Dita, fino al lisergico Paura e delirio a Las Vegas dove supera se stesso calandosi nei panni del corpulento avvocato samoano che accompagna un tossicissimo Johnny Depp/Raoul Duke on the road nel deserto del Nevada. Dopo essere ingrassato 18 chili per il ruolo, Del Toro applica il metodo immergendosi nel personaggio e facendosi realmente bruciare con una sigaretta in una scena. L'attore alimenta così le malelingue che lo additavano come borderline nella vita. La critica ha apprezzato solo in parte i suoi sforzi, ma il film è rimasto comunque nella memoria di molti.
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La maledizione del villain
"Mi sono reso conto che passerà molto tempo prima che mia figlia possa vedere un mio film senza esserne traumatizzata" ha ammesso Benicio Del Toro in una recente intervista. La ragione? Quando il telefono squilla, solitamente all'altro capo c'è un regista che vuole affidargli il ruolo del cattivo di turno. Narcotrafficante, poliziotto corrotto, gangster o guerrigliero, raramente l'attore interpreta un personaggio di sani principi. Sarà colpa di quel primo lontano Bond movie o del suo aspetto torvo, fatto sta che l'attore ha fornito performance eccezionali tratteggiando personaggi con più ombre che luci. Ambiguo e inquietante l'agente di polizia Alejandro di Sicario, che opera nella zona d'ombra tra la legge e la vendetta e che, in un raggelante finale, risparmia la vita a Emily Blunt in uno scambio di battute disturbante; altrettanto disturbante è il ritratto dell'ex galeotto di 21 Grammi - Il peso dell'anima roso dai sensi di colpa per aver distrutto una famiglia in un incidente d'auto.
Sul versante fumettistico, Benicio Del Toro fa parte del notevole cast dell'hard boiled Sin City e con abbondante trucco prostetico, in perfetto Frank Miller style, incarna il ruvido Jackie Boy, ubriacone violento e manipolatore che molesta la ex fidanzata Shellie. Nel dimenticabile Wolfman lo vediamo trasformarsi in lupo mannaro e anche i Marvel Studios non si fanno scappare l'occasione per assicurarsi la sua presenza nel ruolo del Collezionista, eccentrico personaggio ossessionato dalla smania di possesso di oggetti e creature rare. Dai villain da fumetto a un cattivo reale, il più crudele di tutti. Poco prima dell'esplosione della serie Netflix Narcos, Benicio Del Toro interpreta un ritratto complesso dello spietato narcotrafficante Pablo Escobar, "il più cattivo tra tutti i miei villain" specificherà l'attore, in Escobar di Andrea Di Stefano.
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Il divo che diede corpo al mito
In questa galleria di incredibili villain, l'Academy decide di premiare il ritratto del coraggioso agente di polizia messicano che lotta contro i narcos in Traffic di Steven Soderbergh. E' il 2000 e un emozionato Benicio del Toro sale sul palco degli Oscar per ritirare il premio come miglior attore non protagonista. L'attore tornerà a essere candidato quattro anni dopo per 21 Grammi - Il peso dell'anima. E proprio Soderbergh regala al latino Benicio il ruolo che vale una vita nell'ambizioso duplice ritratto biografico Che - L'Argentino e Che - Guerriglia. Pellicola fiume per raccontare la rivoluzione cubana, il rapporto tra Ernesto Guevara e Fidel Castro e la guerriglia in Bolivia che culminerà con la morte del condottiero argentino e la nascita dell'icona. Pioggia di premi per la performance naturalista di Del Toro per un'opera penalizzata dall'eccessivo minimalismo e intellettualismo che, a conti fatti, è molto meno impattante di quanto avrebbe potuto.
Tra successi e (poche) battute d'arresto, Benicio Del Toro festeggia cinquant'anni, la maggior parte dei quali passati a costruire una carriera eccezionale tassello dopo tassello. E se qualcuno pensa che manca ancora la ciliegina sulla torta, ci potrebbe aver pensato Lucasfilm a colmare la lacuna. L'hype è alle stelle, il fandom impazzisce alla notizia che l'attore comparirà nell'ottavo capitolo della saga di Star Wars, pare, nell'ennesimo ruolo da villain. Buono o cattivo, ciò che è certo è ci auguriamo di vedere Benicio ancora a lungo in ruoli impossibili. Come sottolinea l'attore mettendo in guardia dalle sirene di Hollywood, la sfida è più importante del successo. "Quando diventi famoso, è facile credersi Superman. Occhio a non cadere nel tranello. Questo è il motivo per cui la fama non mi interessa, non ci penso troppo. Non appendo le mie foto al muro. Si rischia di cadere in un circolo vizioso e credere di essere diventato un supereroe. Quello è il momento in cui sei davvero nei guai".