Un arrivo da vera diva, con l'incedere deciso su vertiginosi tacchi a spillo, ripreso da decine di telecamere e fotografi. Non c'è dubbio, è stata Belen Rodriguez (futura conduttrice del Festival di Sanremo con Gianni Morandi ed Elisabetta Canalis, con un cinepanettone, Natale in Sudafrica, pronto per essere sfornato) a catalizzare oggi l'attenzione di tutti quelli che hanno partecipato alla conferenza stampa di Se sei così, ti dico di sì, film in via di ultimazione (le riprese dovrebbero chiudere tra due settimane) che segna il ritorno alla regia di Eugenio Cappuccio. "Sembra che stiamo rigirando da capo una scena" ha sussurrato la soubrette argentina, rivolgendosi al suo partner cinematografico Emilio Solfrizzi, protagonista della commedia girata tra Puglia, Roma e Stati Uniti.
In effetti nel lungometraggio diretto dal regista di Latina si parla proprio di tempesta mediatica, un ciclone inaspettato che sconvolge la vita del pugliese Piero Cicala. Reperto musicale degli anni '80, autore di un'unica grande hit, Io, lei e il mare, l'ex musicista balza agli onori della cronaca quando viene invitato come ospite in uno show televisivo e soprattutto quando incontra la diva Talita Cortès, la Rodriguez appunto. Ormai rassegnatosi ad una vita di dignitoso anonimato, il povero Cicala viene di nuovo catapultato nel rutilante mondo dello showbiz e torna ad assaporare il gusto del successo. L'occasione odierna, dunque, è servita per parlare di uno dei prodotti di punta della stagione primaverile di Medusa, un film d'autore e una commedia intelligente, come hanno tenuto a precisare i vertici dell'azienda di Mediaset Group.
Eugenio, com'è nato il progetto del film?
Eugenio Cappuccio: E' nato come i film di una volta, con il produttore, Antonio Avati, che ha avuto un'idea e mi ha chiamato. Il bello del film è che i due protagonisti sono due personaggi di oggi, non si può nacondere che gli elementi di racconto del presente siano tutti vivi. Piero Cicala è un cantante che ha venduto un milione di copie e trent'anni dopo sente nuovamente il desiderio di sfidare il mondo dello spettacolo e lo fa partecipando a I migliori anni di Carlo Conti. Tornando a Roma incontra la Cortès che lo porta in un ulteriore altrove.
Antonio Avati: L'idea del film mi è venuta proprio vedendo Carlo Conti in tv. Mi è venuta voglia di scoprire cosa succedeva a far incontrare una diva alla Paris Hilton con l'ex cantante più sfigato d'Italia.
Belen Rodriguez: A dire la verità leggendo il copione, parecchio tempo fa, ho avuto subito la sensazione che il personaggio mi si avvicinasse molto, è una specie di azienda che cammina. Così ho pensato che sarebbe stato facile farlo e ho deciso di interpretarlo. Poi quando ho incontrato Eugenio ho capito che dovevo trovare un'altra chiave per rendere quella figura, con tutte le somiglianze del caso. Sono stata io ad adattarmi al personaggio. Ad esempio, sono rimasta scioccata dal cambiamento fisico che ho subito. Mi vedrete con i capelli molto corti e scurissimi e con il trucco pesante. Quando mi sono rivista alla prima scena sono stata sconvolta. La personalità di Talita non è per niente facile e ancora meno facile è controllare i miei istinti, le mie risate sul set e reggere i primi piani. Sto lavorando parecchio per lasciare Belen da una parte e convincere il pubblico. Spero di ricevere piccole buone critiche.
E sulla storia, sull'incontro di questi personaggi così diversi fra loro, cosa ti senti di dire?
Belen Rodriguez: Il succo del film è la sensazione di essere incompleti. Talita si innamora di una persona improbabile perché vuole trovare quello che le manca, per esempio la possiblità di "sbracare", cosa che lei, sempre perfetta, non può avere. Tutti noi siamo alla ricerca di qualcosa che ci sorprenda. In fondo il successo è importante, ma capita di vivere giornate molto tristi. Lo so, sembra un messaggio banale, ma non tutto quello che brilla è oro.
Emilio Solfrizzi: E' vero e sono felice che si colga questa cosa. Se penso alle opere della nostra grande commedia, sappiamo tutti che non proponevano solo una risata superficiale. Il film mette a fuoco un personaggio fisicamente ripugnante: Piero Cicala ha passato i 55 anni è quasi calvo e con i capelli bianchi; è una persona dimessa, i suoi amici sono pescatori, beve e gioca d'azzardo. Lo stimolo era raccontare in chiave di commedia questo personaggio, uno che ha dovuto farsi una ragione di un successo travolgente ormai passato. Non è stato facile dover rinunciare a soldi fama e autostima. Poi la vita lo mette alla prova di nuovo e tutti gli stati emotivi che aveva dimenticato riappaiono, dalla rabbia per una carriera conclusa, alla gioia di tornare in televisione e poi la paura, anzi il terrore di confrontarsi ancora con il pubblico. A uno così basta sfiorare una come Talita perché un mondo, quello della comunicazione, si scateni attorno a lui. Non lo nascondiamo, questo film ha delle ambizioni.
Sembri entusiasta del tuo personaggio...
Emilio Solfrizzi: Ogni attore vorrebbe interpretarlo, anche se è stato faticoso. Nel film canto, ballo, suono, recito, ma non sono Belen e mi dispiace.
E' stato importante avere al tuo fianco un attore di grande esperienza come Emilio?
Belen Rodriguez: In realtà, fino ad oggi, sono poche le scene che abbiamo girato insieme. Per il momento le dritte me le ha date tutte Eugenio. Mi dice sempre di non essere frizzante. Io sono una che strafà, mentre devo modulare al massimo i gesti della faccia per immedesimarmi. Devi essere convinto per due mesi di essere il tuo personaggio. Meno distrazioni hai, meglio è. Ecco perché in questo periodo non leggo e non vado su internet; per non ricordarmi di chi sono.
E non provi fastidio quando vedi delle vignette in cui vieni sistematicamente rappresentata senza testa? Come se tu non avessi una personalità...
Belen Rodriguez: Non mi offendo perché l'accusa è ignorante. Francamente non mi sembra di essere una tonta o una che non esprime i suoi pareri. Anche se a volte mi chiedo cosa vi aspettiate da me, che racconto la Divina Commedia? Il corpo, il bel faccino, sono il biglietto da visita che i media chiedono. Ma i media chiedono anche la spazzatura, basta vedere alcuni TG che sono diventati solo gossip, ma fa parte del gioco. Detto questo, sta a me coltivarmi come donna, quando diventerò davvero stupida, mi vergognerò.
Ti sei fatta un'idea sul caso Ruby?
Belen Rodriguez: Non mi metto di certo in questi discorsi, ma una cosa la voglio dire: oggi si farebbe qualunque cosa per avere cinque minuti di successo e se ci pensate è facile. Il popolo si può prendere in giro con poche mosse. I veri problemi non escono alla luce, questi sono argomenti di poco conto per distrarre la gente dai problemi reali. Ecco, l'applauso, il successo, se lo meritano quelli che si fanno il mazzo, che cercano il contenuto. Gli applausi li merita Emilio che fa la gavetta, oppure gli Avati, gente che dura nel tempo. Oggi Ruby è sulle copertine, ma poi non la ricorderà nessuno. E' un meccanismo macabro.
Emilio Solfrizzi: Diciamo che ho avuto la fortuna di fare cose diverse. Penso che in Italia gli attori ci siano e siano eclettici. E' il cinema a mancare. Il mio pensiero, quindi, va a tutti quelli che non possono dimostrare di essere bravi.
E tu Belen, senti di essere finalmente un'attrice? Ti piacerebbe metterti alla prova solo sul cinema?
Belen Rodriguez: Oddio, ho paura a dire che sono un'attrice perché dovrei prendermi la responsabilità di questa affermazione. Per ora ho fatto solo due cose e ne sono fiera. Quanto al cinema, non penso di dedicarmici in modo esclusivo e non perché non mi affascini; la verità è che adoro cantare e suonare. Pochi lo sanno che suono la chitarra. Il cinema però è un'opportunità che spero di sfruttare bene. Ci sono arrivata dopo quasi due anni e mezzo di lavoro in televisione, un tempo che mi è servito per prendere dimestichezza. Ora mi sento pronta, anche se la scelta è sempre azzardata perché mi trovo nel centro del mirino.