La nostra recensione di Beckett, produzione internazionale che arriva su Netflix dopo aver debuttato in anteprima mondiale al Locarno Film Festival, si ricollega a un discorso di ambizione globale, dato che la nota piattaforma mondiale ha acquistato un film di genere che ha tutta la fattura di un prodotto statunitense, con protagonista nientemeno che John David Washington, ma che in realtà ha un'anima molto europea, essendo il secondo lungometraggio del cineasta milanese Ferdinando Cito Filomarino, girato in Grecia sotto l'egida produttiva di Luca Guadagnino (di cui Cito Filomarino è stato collaboratore su quattro progetti tra il 2009 e il 2018), che con la sua Frenesy Film ha contribuito insieme a Rai Cinema. Un mix di elementi capaci di generare un pezzo di intrattenimento teoricamente compatibile con le sensibilità degli utenti di Netflix in cerca di due ore adrenaliniche.
Fuga ellenica
Beckett è la storia dell'omonimo turista americano (John David Washington) in vacanza in Grecia con la compagna (Alicia Vikander). In apparenza tutto tranquillo, ma le cose sono destinate a cambiare in modo drastico quando si verifica un incidente d'auto che porta le autorità locali ad assumere un atteggiamento sospettoso nei confronti di Beckett. Lui fugge in direzione di Atene, nella speranza di raggiungere l'ambasciata statunitense e chiarire il tutto, e così inizia una caccia all'uomo sul territorio ellenico. Strada facendo lui si imbatte in vari individui, tra cui un'attivista politica (Vicky Krieps), e proprio il clima politico si fa sempre più teso, con toni che diventano gradualmente più minacciosi e cospiratori, portando Beckett a pensare che dietro l'incidente e il suo coinvolgimento nello stesso possa celarsi un elemento complottistico. Riuscirà a portare a termine il suo viaggio di redenzione forzata?
L'evoluzione di un regista
Ferdinando Cito Filomarino ha esordito nella regia nel 2010 con il cortometraggio Diarchia, presentato a Locarno e al Sundance e capace di attirare un terzetto di attori del calibro di Louis Garrel, Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher. Nello stesso periodo è nato il sodalizio artistico con Luca Guadagnino, per il quale Cito Filomarino è stato aiuto regista o regista della seconda unità per Io sono l'amore, A Bigger Splash, Chiamami col tuo nome e Suspiria. Nel 2015 c'è stato il primo lungometraggio Antonia., sulla vita della poetessa Antonia Pozzi, presentato in concorso al prestigioso festival di Karlovy Vary dove ha ricevuto una menzione speciale. Un percorso notevole e ricco di interesse, che qui si declina in modo nuovo puntando a un bacino d'utenza più ampio tramite la scorza del genere, con lo sceneggiatore Kevin A. Rice (alla prima prova cinematografica, stando a IMDb) che ha adattato un soggetto del regista dal sapore internazionale.
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C'è la sensibilità europea nel mettere in scena il rapporto, in questo caso ostile, tra il personaggio e l'ambiente che lo circonda, un rapporto le cui sfumature più inquietanti trovano la loro incarnazione ideale nelle composizioni di Ryuichi Sakamoto, che ha firmato le musiche. E poi c'è l'apparato action, gestito con un occhio che non tradisce la gioventù (in realtà solo anagrafica e non professionale) del cineasta e costruito con precisione attorno alla prestanza fisica di John David Washington, che a un anno quasi esatto da Tenet è nuovamente la figura archetipica al centro di un thriller dalle grandi ambizioni (ma in questo caso si conosce il suo nome, per quanto sia facile pensare a Beckett come a una variante dell'anonimo Protagonista del 2020). Ambizioni solo parzialmente smorzate dalle dimensioni degli schermi su cui molti spettatori potranno godere di questa rete di misteri in salsa action.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Beckett, il secondo lungometraggio di Ferdinando Cito Filomarino che firma un thriller teso ed efficace, ben costruito attorno alla performance di John David Washington, nuova icona degli intrighi dal sapore internazionale. Una buona aggiunta al versante internazionale del catalogo di Netflix, un bel connubio tra sensibilità europee e stilemi americani.
Perché ci piace
- John David Washington è la presenza perfetta per il ruolo principale.
- L'ambientazione greca contribuisce al fascino inquietante dell'elemento cospiratorio.
- L'apparato action è molto efficace.
Cosa non va
- I personaggi secondari sono talvolta sacrificati sul piano della scrittura.