Beau is Afraid è uno di quei lungometraggi che non passa per nulla inosservato, in primis perché è coinvolta una delle voci cinematografiche più ambiziose e talentuose di oggi, Ari Aster (Hereditary - Le radici del male, Midsommar); in seconda battuta perché ha tutte le carte in regole per diventare un fenomeno mediatico. A prescindere dalla qualità (che ovviamente deve essere ancora valutata), il contenuto della pellicola è così tanto enigmatico che fa parlare di sé, con già tante speculazioni in merito. Proprio per questo motivo è opportuno fare qualche analisi sull'argomento, tenendo conto che non abbiamo ancora sufficienti dettagli per andare a colpo sicuro. Partendo da quanto abbiamo in mano di Beau is Afraid, ovvero i poster e il recente trailer, oltre che basandoci sulla filmografia dell'autore, proviamo a immaginare cosa vedremo nell'opera, che ricordiamo non avere ancora una data di uscita ufficiale in Italia (negli Stati Uniti sarà distribuita ad aprile 2023).
Un titolo molto significativo
Beau is Afraid ovvero "Beau ha paura": il titolo del lungometraggio già dall'inizio porta lo spettatore a tante domande. In prima battuta viene spontaneo chiedersi a che tipo di paura ci si riferisca, se si tratta di un problema esistenziale o più un terrore ancestrale di cui non ha controllo (conoscendo Aster si potrebbe trattare di entrambi i casi). Oltre a questo, il secondo quesito che viene in mente è da cosa sia spaventato il protagonista, se da entità soprannaturali o se, al contrario, ci siano manifestazioni fisiche che lo minacciano. Vedendo il trailer, la risposta a quest'ultima domanda non è così semplice, ma quello che è chiaro è che Beau è ingabbiato nella sua psiche che potrebbe avergli giocato dei brutti scherzi. Una cosa è certa: questo titolo non è casuale, a maggior ragione perché c'è stato un cambio all'ultimo momento (prima si chiamava Disappointment Blvd) e centrale nella storia potrebbe esserci questo viaggio catartico del protagonista.
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Un horror surreale e dissacrante
Dai primi dettagli riguardo la sinossi del lungometraggio, la storia è stata così descritta: "Un uomo paranoico intraprende un'odissea epica per tornare a casa da sua madre in questo nuovo film audace e ingegnosamente depravato dello sceneggiatore/regista Ari Aster". Fin qui niente di particolarmente nuovo o inaspettato, visto che è esattamente quello che vediamo nel trailer, ma ci sono da aggiungere due elementi in più che ci aiutano maggiormente a capire il tono del film. In prima battuta, nel 2020 lo stesso Aster definì il suo progetto una "nightmare comedy", una commedia da incubo, di conseguenza è lecito aspettarsi infiltrazioni dissacranti all'interno della trama. Tra l'altro, il protagonista dell'opera, Beau, riprende direttamente un omonimo corto dell'autore dove un uomo, che sta per partire a trovare sua madre, torna a casa perché ha dimenticato le chiavi, ma non le trova più. Da qui parte un trip surreale con spazi alterati e percezioni totalmente stravolte. Che sia lo stesso con il nuovo film?
Un viaggio discontinuo e frammentato
Parlando invece dei poster di Beau is Afraid, possiamo notare che il protagonista è rappresentato in 4 diversi momenti della sua vita: da giovane, da adulto in uno stato apparentemente sano, sempre da adulto ma in uno stato mentale deteriorato e infine da anziano. Visto da questo punto di vista sembrerebbe una semplice storia della vita di un uomo che ha avuto un forte trauma psicologico, se non fosse che il trailer aggiunge un ulteriore elemento a tale costruzione narrativa. Da quello che si evince dal filmato, infatti, la trama non sarà per nulla facile da interpretare e oltre ad esserci salti temporali, la narrazione sembra seguire una linea confusa in modo similare a quanto abbiamo visto in Sto pensando di finirla qui di Charlie Kaufman dove passato, presente e futuro si incontrano in maniera travolgente e caotica senza un apparente senso. Può essere che il tutto sia lineare fino all'incidente di Beau e dopo tutto sia stravolto.
Un'interpretazione strepitosa di Phoenix
Joaquin Phoenix è un attore magistrale con una carriera costellata di grandi interpretazioni, ma solo partire da Il gladiatore (2000) di Ridley Scott il divo ha iniziato a farsi notare dal pubblico e dalla critica. Detto questo, nonostante la partecipazione a film del calibro di Buffalo Soldiers (2001), Signs (2002), Le forze del destino (2003), Quando l'amore brucia l'anima (2005), solo recentemente ha ottenuto il consenso unanime degli spettatori e dei giornalisti suggellato dalla sua vittoria agli Oscar, nel 2020, per la sua interpretazione di Arthur Fleck in Joker. Proprio per questo motivo, in Beau is Afraid ci aspettiamo una sua grande performance recitativa, anche considerando la sua esperienza con personaggi instabili dal punto di vista psicologico. Basta pensare a Joker e a The Master (2012) di Paul Thomas Anderson, in particolare, dove Phoenix ha lavorato in modo meticoloso sulla sua fisicità e gestualità, trasformandosi di fatto in un malato mentale.
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Attenzione per i dettagli e al background
Infine, è opportuno ricordare quanta attenzione ha riposto Ari Aster al background dei suoi precedenti film, Hereditary - Le radici del male e Midsommar - Il villaggio dei dannati, dove traspaiono una ricerca e uno studio accurato per quanto riguarda i miti, le leggende e il folklore popolare. Tutte caratteristiche che sembrano non essere presenti all'interno del nuovo lungometraggio, che comunque potrebbe essere un'altra occasione perfetta per dare prova della sua cura per i dettagli. In questo contesto, il cineasta avrà sicuramente approfondito, con interviste e letture, quali siano i sintomi dei malati mentali, dedicandosi in particolare allo stato allucinatorio che in alcuni casi si verifica nei pazienti. Condendo il tutto con un po' di fantasia e citazionismo (Il Mago di Oz sembra essere una delle fonti d'ispirazione più massicce) il risultato non potrà che essere interessante. È ancora da vedere, nel concreto, se l'autore sia riuscito a dosare con intelligenza le varie sequenze immaginifiche, ma siamo speranzosi e ottimisti.