L'abbiamo incontrata due volte, e per due volte l'impressione è la stessa. Lo confermiamo, quindi: Beatrice Fiorentini è il nuovo cinema italiano al suo meglio. Classe 2000, occhi vispi, sorriso grande, idee brillanti (che poi, sono quelle che contano). Una carriera appena iniziata (e sarà lunga, ci scommettiamo) e una coscienza già marcata, perché fare l'attrice non è un lavoro facile. Una professione che si costruisce poco a poco, copione dopo copione. Ma si costruisce anche attraverso i propri pensieri, le proprie idee, le proprie scelte. Allora, in uno scambio epistolare che portiamo avanti ormai da diverso tempo, Beatrice Fiorentini ci racconta il suo modo di vivere e pensare il mondo del cinema.
E, a proposito di epistole, sono le lettere le protagoniste di Un amore, serie Sky Original in cui l'attrice interpreta Anna, in una linea temporale ambientata nel 1996. Più avanti, la stessa Anna la vediamo interpretata da Micaela Ramazzotti (nel cast troviamo anche Stefano Accorsi, a sua volta interpretato da Luca Santoro). Una storia d'amore, appunto, che nasce in un'epoca analogica ma che, per destino, si allunga nell'epoca digitale. Se il talento non manca, è la determinazione a fare di Beatrice Fiorentini un'attrice già strutturata, e profonda nella sua consapevolezza professionale. La incontriamo durante la presentazione di Un amore, raccontandoci quanto "sia importante mantenere alta la curiosità", e quanto sia "importante fare cose belle. La credibilità di un attore, parte dall'attore stesso".
Beatrice Fiorentini: la nostra intervista
Beatrice, Un amore è ambientata negli Anni Novanta. Tu sei nata nel 2000. Che idea ti sei fatta di quel periodo?
Mi piace prendere quello che di buono è stato fatto prima. Gli Anni Novanta sono curiosi, e noi siamo il frutto di qualcosa che è vissuto prima. Ho una mamma giovane, e riconosco in lei, come in alcuni parenti o in alcuni amici, qualcosa di quegli anni lì. Scoprendoli meglio, li ho anche compresi di più.
Negli Anni Novanta le cose dovevamo conquistarle, oggi è tutto a portata di mano. Secondo te, abbiamo smesso di pensare?
Potrebbe essere vero. Personalmente però non amo gli aspetti negativi delle cose, e difendo la mia generazione, anche se spesso viene messa in discussione. È una generazione complicata, perché dobbiamo ricostruire le cose rotte da chi c'era prima, e dobbiamo rimettere insieme i cocci. Questo non significa che non capisco i più grandi, anzi li ascolto e li comprendo, dico però che siamo belli anche noi. Esistono tante persone brillanti oggi, anche se vivono in un mondo frenetico, e d'impatto.
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Tra l'altro, oggi si vive troppo nel passato, non credi?
È un concetto complicato, anche perché noi siamo figli di ciò che è stato costruito. Bisogna distruggere e ricreare alcuni concetti, e ricrearli a modo nostro.
Per Un amore interpreti la versione teen di Micaela Ramazzotti. Mi sembra tu abbia lavorato molto sull'espressione.
Mi sarebbe piaciuto avvicinarmi anche con la voce, a dire il vero. Parto dal mio timbro, ma poi ho fatto il massimo che potevo, anche in relazione alle mie capacità. Per me, che sono più giovane, non era facile avvicinarmi al tono particolare di Micaela Ramazzotti. Certo, non volevo simulare. In fondo fare questo lavoro mi porta a scavare dentro me stessa. Poi, un giorno, unirò le due cose, in un lavoro completo.
"Non c'è più la voglia di essere delle persone migliori..."
A proposito: quanto è importante studiare per fare l'attrice?
Secondo me è importante, ma non c'è una regola. Ecco, è importante mantenere alta la curiosità. Poi, se vuoi vedere una serie o un film, l'importante è che poi ti arricchiscano.
E tu cosa vedi, per far arricchirti?
Qualcosa che mi ricordi di avere un cuore gentile.
Anche perché, oggi ci distraiamo molto facilmente, non trovi?
Siamo diventati superficiali, perché siamo degli anoressici della vita. Mangiamo cose che non fanno totalmente bene. Non sappiamo più cosa voglia dire avere cura. E questo ce lo portiamo dietro, sia nelle scelte di ciò che guardiamo, ma anche nello scegliere di chi ci mettiamo vicino, o di chi vogliamo essere. Non c'è più la voglia di essere delle persone migliori.
Persone migliori, e professionisti più consapevoli. È difficile legittimare il proprio lavoro in Italia?
Beh, ma se teoricamente e in senso lato, io sono la prima a non considerarlo un lavoro, come lo mostro a te, al pubblico? Parte tutto da noi attori, non dalla percezione generale. Personalmente, lo considero un lavoro vero, e voglio farmi portavoce di questo concetto, ma è inutile piangersi addosso. Bisogna lavorare, e fare le cose belle.
Cosa differenzia la tua generazione attoriale da quella di Micaela Ramazzotti e Stefano Accorsi?
Non lo so... L'esperienza. Avrei dovuto vivere la loro situazione per avere una risposta certa. Forse dovremmo chiederlo a loro.