Quando capitano eventi drammatici come quello accaduto in Colorado lo scorso venerdì, è difficile continuare il proprio lavoro come se niente fosse, soprattutto se questo è legato al mondo dell'intrattenimento e dello spettacolo. Ma la strage di Denver rientra nell'ambito della cronaca ed esula dal discorso puramente cinematografico che noi trattiamo e sappiamo sviluppare. Un dramma come quello di Denver è dovuto alla follia umana e questa ha ben poco a che vedere con temi e valore estetico del film di Nolan che vi è stato suo malgrado coinvolto.
The Show Must Go On, si dice in questi casi, ed è tristemente vero.
Pressione che ha preso la forma di una grande attesa da parte degli appassionati di tutto il mondo, avidi di notizie e curiosità sul film e sui realizzatori, dei primi giudizi accolti con eccessiva enfasi, tanto da costringere il noto portale Rotten Tomatoes a disattivare i commenti sulle recensioni al film di Nolan.
E' ulteriore prova di tanta attenzione la gaffe (finta o pilotata?) di un'autorità della TV americana come David Letterman, che si è lasciato sfuggire il finale del film durante una chiacchierata televisiva con Anne Hathaway/Catwoman. Sarà quello vero? Pressioni e aspettative, ma anche speranze sul fronte incassi. Avremmo voluto passare questo week-end con il solito gioco che vale per tutti i blockbuster, controllando i primi dati sui botteghini, facendo proiezioni e cercando di capire se avrebbe o meno fatto il record per la miglior apertura e se, in prospettiva, avrebbe potuto eguagliare o superare il suo predecessore o il recente film di Whedon. Ma dagli USA si è giustamente scelto di non divulgare ancora i dati di questi primi giorni di programmazione, per un doveroso e sentito rispetto verso le vittime dell'insensato atto di Aurora.
Ma ci sarà modo di riparlarne nell'ampia copertura che daremo al film, uno dei più attesi degli ultimi anni, che preferiamo approfondire soprattutto dal punto di vista cinematografico. Ed il discorso sugli incassi è solamente rimandato ad un prossimo futuro, perchè quella dell'ultimo capitolo della trilogia di Christopher Nolan, a dispetto di un'eventuale partenza più lenta del previsto, potrebbe essere una marcia trionfale, anche a giudicare dell'accoglienza della critica statunitense, che parla di un film capace di mantenere le promesse e sopravvivere allo stesso hype che ha creato.
Con una visione cataclismatica di Gotham City, vera e propria città sotto assedio, il film di Nolan riprende quanto seminato nei precedenti Batman Begins e Il cavaliere oscuro, facendo sì che ogni azione compiuta ed ogni decisione presa da Bruce Wayne nelle pellicole precedenti abbia un effetto drammatico su questo atto conclusivo, che tanti critici USA già affermano essere il migliore della serie. "Potente, convincente ed ipnotico", lo definisce il Los Angeles Times, "Emotivamente illuminante, significativo dal punto di vista estetico ed importante da quello critico per la stessa America" scrive per esempio Indiewire e gli fa eco The Austin Chronicle che parla di "un commento alla società americana contemporanea", mentre c'è chi come The Hollywood Reporter sottolinea quanto questo film "faccia sembrare ogni cosa dell'universo rivale della Marvel sciocco ed infantile", chi ne parla come "il più maestoso, cupo, emozionante e disturbante spettacolo mai creato per il grande schermo" (Salon), e chi sottolinea come "la chiusura della trilogia evita i clichè e sovverte continuamente le aspettative dello spettatore" (New York Post).
"Sebbene il film contenga combattimenti elaborati, acrobazie, inseguimenti e giocattoli da guerra, e sebbene il regista veda metà dei suoi personaggi in abiti da fumetto, Nolan è un artista con una visione del mondo di molti toni più cupa del cavaliere del titolo" conferma anche il Time, mentre non mancano ovviamente le lodi puramente tecniche, che evidenziano i valori produttivi: "Inquadrature, costumi, scenografie ed ogni altro aspetto sono di livello superiore", ma anche le sequenze d'azione girate con le camere IMAX spiccano in contrasto ai momenti più intimi e drammatici.
Nè però mancano anche giudizi meno entusiasti o addirittura negativi. Queste voci fuori dal coro sembrano riconducibili ad un paio di considerazioni comuni: la prima è quella di un film eccessivo, a tratti gonfiato; la seconda è quella di non reggere il difficile confronto con il suo predecessore, che si avvale anche del valore aggiunto fornito da un insuperabile Heath Ledger. I meriti di Nolan sembrano spingersi anche oltre, dando dignità e spessore anche al personaggio di Catwoman, reduce da un film a lei dedicato che è giudicato quasi unanimamente un fallimento. Sicuramente grazie al "sex appeal, humour e vera umanità" della sua interprete, ma anche alle motivazioni che la pongono sullo stesso piano delle sue controparti maschili.
Ne è cosciente lo stesso Nolan, che conferma di aver detto su Batman tutto quello che poteva e di aver chiuso il suo lavoro sul personaggio, ma sottolinea come Anne Hathaway dovrebbe poter continuare a dar vita a Catwoman/Selina Kyle, possibilmente in un nuovo spin-off tutto suo che renda giustizia al personaggio. "Anne è incredibilmente precisa ed approfondita riguardo la psicologia del personaggio. L'ha costruito da zero ed è veramente un piacere vederla recitare.".
E' Michael Caine che ricorda le origini di questo percorso, accennando ad una visita domenicale del regista per proporgli il ruolo di Alfred, ma soprattutto evidenziando le caratteristiche della scrittura di Nolan, di come abbia saputo dare spessore ed intensità ai personaggi, differenziandosi dalle altre megaproduzioni. "Questo è un blockbuster, un film con acrobazie ed effetti speciali, e normalmente in questo tipo di film i personaggi sono figure piatte. Vedi gente che se ne va in giro, ma in realtà si è in attesa della successiva sequenza d'azione. Nolan è unico perchè ha scritto dei personaggi con gran dialoghi e grandi scene. Ed è per questo che ho accettato fin dall'inizio." Ed è stato un viaggio durato nove anni che lascia il segno in tutti quelli che ne hanno preso parte. "Non amo i grandi addii," ha dichiarato infatti Christian Bale, "quindi ho salutato tutti rapidamente e poi me ne sono stato seduto per venti minuti nel mio costume di scena ed il mantello riflettendo su quello che aveva significato per me in tutti questi anni." Qui Bale ha dato vita ad un Wayne/Batman diverso: recluso barbuto da una parte, capro espiatorio dall'altra, "travolto dal rimorso [...] in pessima forma sia dal punto di vista fisico che mentale. "
E' il cupo punto di partenza dell'ultimo viaggio del Batman nolaniano che sta spopolando in USA. Ma per noi, come detto, c'è ancora da aspettare. All'incirca un mese per le anteprime, qualcosa in più per il vero debutto nelle sale. Ma siamo sicuri che il viaggio de Il cavaliere oscuro - Il ritorno non terminerà lì, augurandoci che, come accaduto ad un altro terzo capitolo, quello firmato da Jackson per Il signore degli Anelli, sia catalizzatore di premi destinati all'intera trilogia e fin qui non ricevuti.