Incredibile per alcuni, lontano anni luce per altri. Batman, l'uomo pipistrello, icona fumettistica e cinematografica per antonomasia, ancora fa partire flame chilometrici sui social dopo l'annuncio del nuovo interprete: lo scintillante Robert Pattinson. Con questo articolo festeggiamo i 30 anni di Batman, il primo film, quello di Tim Burton. Il primo, sì, perché i precedenti non erano stati mai lungometraggi pensati per la sala cinematografica: negli anni Quaranta - più precisamente nel 1943 e nel 1949 - la Columbia produsse infatti un serial cinematografico in due serie da quindici episodi, in seguito raggruppati in un frammentario lungometraggio, in cui videro la luce le gesta dell'uomo pipistrello contrapposte a quelle di un villain straniero.
In pieno clima bellico, il cattivo era rappresentato in modo da divulgare messaggi propagandistici. Lewis Wilson, in un'improbabile calzamaglia, rendeva noto Batman alle masse, per lo più a persone che non avevano mai nemmeno sfogliato un fumetto. Insieme a Douglas Croft, nel costume del fido Robin. La seconda serie vedeva invece Robert Lowey e John Duncan interpreti del dinamico duo.
Poi arrivarono gli anni Sessanta, e la figura di Batman divenne estremamente mainstream e pop grazie alla gloriosa serie camp nota ai più: centoventi episodi autoconclusivi con Adam West che entrava nella leggenda e il minuto Burt Ward a fargli da spalla. E un cast indimenticabile nei ruoli dei villain: da Cesar Romero nel completo viola del Joker a Burghess Meredith nel frac del Pinguino. Catwoman fu prima Julie Newmar e poi la leggendaria Eartha Kitt. E ancora, Vincent Price era Testa d'Uovo, Anne Baxter Olga, Carolyne Jones Marsha, la Regina dei Diamanti. Dalla serie fu tratto poi un film per la TV, che fu proiettato anche al cinema, senza però riuscire a sbancare i botteghini. Per questa ragione si può quindi affermare che il primo vero lungometraggio pensato direttamente per la sala cinematografica fu il Batman di Tim Burton.
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Correva l'anno 1989... il Batsegnale era ovunque
Annunciato da un battage pubblicitario su scala mondiale senza precedenti, accompagnato da un merchandising che vedeva ovunque riprodotto il nuovo simbolo, rivisitato secondo l'estetica degli anni Ottanta, Batman uscì nei cinema il 23 giugno 1989. Ben dieci anni dopo l'acquisto dei diritti sul personaggio dalla DC Comics. Il logo che l'Uomo Pipistrello porta sul petto, come ogni eroe dei fumetti che si rispetti, è stato uno dei primi esempi di teaser marketing in Italia: prima ancora che fosse battuto il primo ciak era infatti già su qualunque oggetto di largo consumo. In Italia abbiamo dovuto aspettare il 20 ottobre 1989, e ai tempi i film non si scaricavano da internet: da oltreoceano ci arrivava l'eco del successo pazzesco che stava avendo al botteghino e, quando finalmente uscì da noi, negli USA era ancora in sala. Intanto tutte le radio mandavano la Batdance di Prince almeno una volta al giorno... Noi adolescenti di allora non stavamo nella pelle. Facevamo il conto alla rovescia come non accadeva neppure per gli esami di maturità. E le nostre aspettative non furono tradite, perché per la prima volta nella storia la figura del supereroe al cinema era diversa. Era cinema d'autore, aveva qualcosa da dire. Stava bene nel suo contesto e non era un uomo ridicolo in calzamaglia: fu quella la prima rivincita di noi nerd. E anche se oggi sono diventati tutt'altro, anche se di Batman ne abbiamo avuti molti altri e c'è chi sostiene Christopher Nolan ciecamente sopra ogni cosa, è innegabile che fu il Batman di Tim Burton a gettare le basi per quello che oggi chiamiamo cinecomic.
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Michael Keaton e Jack Nicholson, due star tra critiche e compromessi
E pensare che Tim Burton nemmeno lo avrebbe voluto girare. Pensare che dovette scendere a un numero eccessivo di compromessi, compreso l'avere il villain tra i più indelebili e con molte più scene del protagonista... Un Jack Nicholson così iconico come forse solo in Shining. E il viola, che per forza di cose richiamava Prince, un'altra star che Burton non avrebbe voluto, in parte artefice di una colonna sonora divisa a metà, fra lui e Danny Elfman. Burton si impose per avere Michael Keaton, criticato aspramente da ogni parte del globo terracqueo. Oggi Michael Keaton è uno degli attori più quotati in assoluto: lui e Burton divennero sodali lavorando a Beetlejuice - Spiritello porcello. E pensare che la produzione lo impose a sua volta al regista, che avrebbe voluto Sammy Davis Jr. nei panni a strisce dello spiritello porcello.
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È un errore comune quello di considerare il Batman del 1989 "poco burtoniano". Di certo, il discorso avviato vedrà la sua fioritura in Batman - il ritorno (anche se Burton detesta girare sequel), ma già l'enfant prodige di Burbank si impose in fase di sceneggiatura con questo primo film. Fino a quel momento l'unico cinecomic di riferimento era Superman, sempre un prodotto Warner su diritti DC. Altre produzioni avevano visto la luce, ma nessuna aveva avuto il successo dell'Uomo d'Acciaio. Infatti per la stesura dello script di Batman fu inizialmente ingaggiato Tom Mankiewicz, sceneggiatore di Superman. Questa prima versione non piacque a Burton, che la definì "Un Superman con i nomi cambiati", un po' ciò che accade oggi con i film Marvel. Burton si rivolse quindi a Sam Hamm e cambiò molte altre cose, rischiando più volte di mandare tutto a monte per liti con la produzione.
Alla sua uscita nelle sale, Batman incassò oltre cento milioni di dollari solo nei primi dieci giorni di programmazione in USA. Con un totale di cinquecento milioni, fu l'incasso più alto dell'anno, nonché il migliore fino ad allora per la Warner. Il cinecomic aveva subito un profondo cambiamento nella percezione del pubblico: da allora tutto sarebbe stato diverso, non solo per la concezione di una trasposizione fumettistica, ma per la realizzazione di un blockbuster in genere. Da allora, i fumetti non furono più solo "roba da nerd". Anni dopo, anche il primo X-Men presentava profondissime influenze dal Batman di Tim Burton: il tormento interiore, lo scarto psicologico tra il supereroe e il suo alter ego nel quotidiano, era al centro della storia. Nel caso di Batman, maschera sociale, quasi pirandelliana, imposta dalla massa informe che non può capire e che comunque va salvata, pubblico generalista per il quale ora l'eroe, ora il suo nemico, mettono in scena le loro performance in una città-palcoscenico: una Gotham City ispirata agli edifici pre-bellici europei. Ci sono alcuni gesti che non assumerebbero alcun valore, se non realizzati per un pubblico, Batman e il Joker si rubano infatti a vicenda l'opinione pubblica. E la partita tra bene e male si gioca in piazza, nei musei, in televisione. Anni e anni prima dei reality, Tim Burton aveva già capito tutto.