Ci sono alcuni miti che non conoscono l'invecchiamento. Questo perché sono talmente iconici e impressi nell'immaginario collettivo, tanto da tornare ciclicamente sotto svariate forme, linguaggi, assetti. Uno di questi è sicuramente Batman, il supereroe dei fumetti creato da Bob Kane e Bill Finger che quest'anno compie 85 anni, e tornato con un nuovo adattamento. Parliamo della serie Batman: Caped Crusader, presentata in anteprima al San Diego Comic Con. Lo show Prime Vide è composto da dieci episodi, e pensato per presentare il personaggio alle nuove generazioni senza tradire il passato, omaggiandolo e citandolo (pur riscrivendolo).
Crociato Incappucciato
Come spesso capita con le storie di Batman, si dà più o meno per scontato che tutti gli spettatori conoscano la sua origin story: l'assassinio dei genitori, le perle della madre, la responsabilità dell'azienda sulle spalle di un bambino, il maggiordomo Alfred Pennyworth, la fama da playboy. Così come quella degli altri personaggi, alleati e villain, che lo affiancano nel combattere ogni giorno (e soprattutto notte) il crimine per le strade di Gotham City. Allo stesso tempo, attraverso alcuni flashback e alcune mini-presentazioni, il pubblico neofita può fare la conoscenza del fitto sottobosco della metropoli fittizia della DC Comics. Uno degli elementi peculiari dello show è sicuramente l'unire una storyline orizzontale che attraversa gli episodi e le indagini di Batman - qui Supereroe ma anche Detective come da definizione nella settima arte e come visto in The Batman proprio di Reeves - al caso/avventura della settimana, in cui affronta un "cattivo" diverso. E non dimentichiamo che Batman è divenuto celebre anche grazie ai cattivi.
Amore Pipistrello: ma com'è Caped Crusader?
Ciò che è evidente fin dalla prima scena di Batman: Caped Crusader è quanta passione per l'Uomo Pipistrello sia stata messa dai creatori in questo nuovo adattamento, ovvero J.J. Abrams, lo stesso Matt Reeves e Bruce Timm, Showrunner (già dietro la serie del '92) con head writer Ed Brubaker (infatti insieme a Warner Bros. Animation, producono Bad Robot e 6th & Idaho). Vi sono alcune citazioni e omaggi visivi che riprendono lo stile della serie animata del 1992 (che ha fatto la storia della tv e che potete trovare sulla piattaforma) a livello di inquadrature e movimenti di macchina. Il tono però, anche attraverso i dialoghi, è ancora più maturo e adulto, ammantando l'intero progetto di un'aura a metà strada tra il noir e l'action, e quindi acuendo l'atmosfera originaria e lo stile di ripresa. Telefoni antichi a parete, tecnologia avanguardistica, abiti da sera ed eleganti automobili che sfrecciano per la città: tutta Gotham City è una sorta di vecchio che incontra il nuovo. Come il serial stesso, che deve coniugare più generazioni ma vuole provare a parlare non solo ai fan della prima ora ma forse soprattutto a nuovi potenziali adepti del Cavaliere Oscuro tra le Gen Z e Alpha.
Libertà creative
Ancor prima del debutto dello show, ha fatto discutere una tra le tante libertà creative che gli autori hanno deciso di prendersi nel ri-raccontare questa storia quasi secolare. Ovvero il fatto che il Pinguino è in realtà Oswalda Cobblepot, una donna che è anche una boss e una matriarca della malavita organizzata di Gotham, con gli scagnozzi che la chiamano "mamma" e la temono su chi possa diventare il suo preferito. In realtà è qualcosa di molto fedele ad una delle tante versioni del celebre personaggio di Batman; è semplicemente cambiato il gender ma non il cuore del personaggio. A noi non ha fatto storcere il naso, ma a qualcuno potrebbe succedere, come il fatto di inserire ad esempio Harleen Quinzel come psicologa dello stesso Bruce, farle avere una storia con qualcuno dei personaggi che non sia il Joker, e anzi vedere la sua trasformazione in folle villain separatamente da quello che è forse il cattivo più iconico del Crociato Incappucciato.
Altra scelta coraggiosa non utilizzare in questo primo ciclo il Joker, che però denota una varietà nelle storie e nelle tematiche raccontate dalla serie animata, oltre che un avvicinamento all'oggi. Tra identità di genere, personaggi LGBTQIA+ (che però già lo erano nei fumetti originari) e grande spazio ai personaggi femminili, complessi e sfaccettati, a partire da un'ereditiera (e non povera) Selina Kyle, con un costume che non è ancora quello iconico a lei immediatamente associato, fino al trio Renee Montoya-Barbara Gordon che qui è avvocato difensore. A livello vocale il cast ha fatto un ottimo lavoro nel donare una propria identità a personaggi talmente senza tempo: Hamish Linklater è Bruce/Batman, Christina Ricci è Catwoman, Jamie Chung è Harley Quinn, Diedrich Bader è Harvey Dent, Minnie Driver la "pietra dello scandalo" Oswalda Cobblepot.
Un'animazione puntuale
L'animazione è il punto forte della serie, fin dalla sigla in bianco e nero già iconica: un tratto dolce ma deciso, spigoloso come la serie classica e il suo sequel (in realtà terza stagione) Cavaliere della Notte ma anche morbido per riuscire a catturare subito lo spettatore e coinvolgerlo nel fascino di Gotham City. I colori richiamano infatti il nero del marcio della città, sempre più votata al crimine, mentre l'eleganza dei colori freddi si associa all'altro specchio della società, con i toni caldi e più accesi per denotare la follia dei nemici. Privilegio e corruzione sono sicuramente le tematiche cardine di questi episodi, come da tradizione per il racconto legato all'Uomo Pipistrello: chiunque può avere Due Facce, non solo il personaggio con questo nome, in questa elaborazione del lutto che non sembra trovare pace. Il pubblico non deve far altro che lasciarsi trasportare dalla corrente, e noi francamente non vediamo l'ora di poter guardare tante altre stagioni e tanti altri episodi a venire.
Conclusioni
Come spiegato nella recensione, Batman: Caped Crusader è un valido omaggio alla serie classica del 1992 da cui però riesce anche ad allontanarsene, maturandone tematiche e atmosfere e soprattutto aggiornandole all’oggi pur mantenendo l’epoca passata. Bravi i doppiatori originali, che prendono un difficile testimone, buona l’animazione che omaggia e cita il passato anche a livello di regia, meravigliosa la sigla d’apertura, interessante la riscrittura dei rapporti tra i personaggi, che non tradiscono ma rielaborano come da tradizione fumettistica qualsiasi origin story ma che potrebbero non far felici tutti gli spettatori. Questa è (forse) la narrazione supereroistica più nera e la più conosciuta che c’è, anche per i non appassionati del genere.
Perché ci piace
- La sigla d’apertura.
- L’atmosfera noir, lo stile di ripresa e l’omaggio alla serie originale.
- I rapporti tra i personaggi, rielaborati guardando alla modernità.
- L’aver unito una storyline orizzontale al caso “della settimana”…
Cosa non va
- …che potrebbe non piacere a tutti, così come il dare per scontate molte dinamiche.
- Alcune libertà creative faranno storcere il naso.