Onirico, folle e visivamente affascinante, BARDO, Falsa crónica de unas cuantas verdades è il nuovo film di Alejandro G. Iñárritu, dopo una pausa di ben sette anni. La storia, si intuisce da subito, è molto personale e attinge a piene mani dalle esperienze del regista, dal suo amore per il Messico e dalla sua vita privata. Presentato alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia ci parla di Silveri, un giornalista e documentarista messicano trasferitosi negli Stati Uniti. Ma la pellicola è in effetti un viaggio interiore fatto di ricordi, traumi, gioie e dolori di una vita mescolati in un turbinio di immagini e situazioni inanellate per parlare di affetti, di famiglia, di successo e di appartenenza. Durante una conferenza interamente in spagnolo, Iñárritu ha cercato di esprimere i significati più profondi di questo film che racconta tanto di lui, ma che in effetti costituisce un'onda emotiva importante e a tratti maestosa.
Lasciare il Messico
Il regista ha da subito espresso quanto questa sua opera sia qualcosa di intimo e personale: "Questo film, a differenza degli altri, non è stato fatto con la testa ma con tutto il mio cuore" per poi continuare dicendo: "Oggi ricorre un anniversario importante per me e la mia famiglia: il primo settembre abbiamo lasciato il Messico e siamo andati a vivere a Los Angeles. Avevamo grandi progetti, pensavamo di starci un anno e invece ne sono passati ventuno. È questo che ha dato origine al film: quando lasci il tuo paese c'è qualcosa della tua terra che ti rincorre ogni giorno, per me il Messico è uno stato mentale. Le riprese di questo film sono state una sorta di specchio, come rincontrare un amico, si è trattato di reinterpretare emozionalmente un ricordo." Ha aggiunto poi, parlando dell'aspetto più onirico della pellicola: "Luis Buñuel diceva che il cinema è un sogno diretto da qualcuno, i sogni non hanno tempo, i confini sono indecifrabili e per me il cinema è questo."
Il successo, benedizione o condanna?
Nel film c'è una battuta pronunciata dal padre del protagonista che recita più o meno così: "Il successo va assaporato, ti ci devi sciacquare la bocca per poi sputarlo perché è velenoso", è stato quindi chiesto ad Alejandro Iñárritu cosa sia per lui il successo: "Questa è una frase di mio padre che ha avuto un rapporto complicato con il successo, l'ha ereditato ma l'ha perso. Per lui il successo aveva due rischi costanti: la tentazione dell'orgoglio che ti intossica e poi l'inevitabile perdita del successo che ti porta al dolore. Quindi il successo è una sorta di condanna, sai che arriveranno tempi difficili perché poi lo perderai. Per me il successo è stato importante, ma a un certo punto questo comporta aspettative e responsabilità, e questo ti porta ad affrontare delle sfide, devi modificare le priorità."
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La distribuzione di Netflix e le piattaforme
Il film verrà distribuito da Netflix e proprio per questo è stata inevitabile la domanda sulle piattaforme streaming, una realtà che ormai fa parte del nostro quotidiano: "Ringrazio Netflix per la libertà assoluta che mi ha dato. Questo film sarà mostrato nei cinema in Messico e negli Stati Uniti, quindi se la gente vuole può vivere un'esperienza cinematografica e questo è molto importante per me. In realtà quando io studiavo cinema tutti i grandi cineasti li ho visti in televisione, spesso in VHS con una pessima qualità, mettendo in pausa e andando in bagno. Ho visto molto cinema in TV, molti classici li vediamo così, forse è anche una questione ciclica e forse è sbagliato andare contro a una corrente che si impone." In conclusione della conferenza, alla classica domanda sul futuro, il regista ha risposto in modo piuttosto evasivo: "Non so cosa farò adesso, erano sette anni che non facevo film. Questo film effettivamente è stato liberatorio e il cinema è uno strumento molto forte per farti sognare. Nei film non esiste il tempo, all'interno della camera puoi suddividere tempo e spazio e così puoi reinterpretare la realtà. È magnifico."