Il voice-over iniziale tende subito a mettere le cose in chiaro: ci troviamo di fronte ad una protagonista risoluta, dura e cazzuta, una donna scossa dalla vita e dagli eventi che ne hanno forgiato un carattere così forte e senza compromessi. La sua stessa voce ci avverte che potrebbe essere prossima alla morte e come quando proprio nel fatidico momento del trapasso si ripercorre tutta l'esistenza, la Nostra comincia a ricordare alcuni passaggi chiave vissuti in quella pur ancora giovane età.
Hanno così inizio diversi capitoli, con il primo che ci trascina in quell'infanzia traumatica dove è stata prima abbandonata dalla madre e poi venduta dalla nonna, interessata a un facile guadagno e senza scrupoli nel cederla a un potente boss criminale dagli intenti assai palesi. Ma anche del provvidenziale intervento di una santona, che la mette al centro di una profezia nella quale diventa "intoccabile", destinata a suo modo a scalare le gerarchie malavitose delle tormentate favelas di Rio de Janeiro.
Bandida - La numero uno: non chiamatelo sesso debole
Sembrerebbe un canonico film di finzione con l'ambientazione esotica che si tinge di istanze sociali nel tratteggiare le dinamiche vigenti all'interno di un ambiente complesso, dominato dalla miseria e dalla violenza, quale quello di suddetto contesto brasiliano. Ma in realtà Bandida - La Numero Uno è ispirato alla storia vera che ha visto protagonista Raquel de Oliveira, già raccontata in un libro autobiografico di grande successo in patria. Materia calda e pulsante e Netflix non si è fatta mancare l'occasione di distribuirne in esclusiva nel suo catalogo l'adattamento per il grande schermo, che mantiene sicuramente la rudezza dell'assunto ma non trova altrettanta ispirazione nella messa in scena e nello stile registico, fatto di continui cambi di visuale e interazioni tra riprese a mano ed altre curate ad hoc, in un ibrido schizofrenico che rischia di creare confusione anche per via degli eventi sempre più convulsi.
Lady Vendetta
Il raccontarsi di questa anti-eroina nei vari segmenti che compongono la sua vicenda non trova la necessaria verve introspettiva ed è difficile entrare in comunione con una figura scomoda, prima vittima e poi comprensibile carnefice in un mondo dove vige soltanto la legge del più forte e dove se sei donna è doppiamente difficile guadagnarsi il rispetto. Ma quest'ascesa criminale che passa tra sesso e droga, tra amore e vendetta, non ha il giusto appeal pulp e lo stile succitato sembra compiacersi fin troppo del suo correre dritto come un treno, senza curarsi troppo non soltanto dell'estetica ma anche del cuore stesso dei personaggi, che finiscono per risultare involontarie caricature di una realtà nera come la pece, dove anche chi dovrebbe far rispettare l'ordine è a sua volta corrotto dallo sporco denaro.
Senza tregua
Il regista e sceneggiatore João Wainer, che ricordiamo soprattutto per il remake di un thriller claustrofobico ambientato all'interno di un'automobile - dell'originale, 4x4 (2019), vi abbiamo anche parlato su queste pagine, il rifacimento si chiama invece A Jaula (2022) - non riesce a trovare la giusta chiave di lettura né per ciò che concerne la frenetica messa in scena né per quel che riguarda quel magma narrativo potenzialmente incandescente, ma che qui si spegne al primo gettito d'estintore. Il torbido e lo scabroso sono infatti vittime di soluzioni gratuite e scontate, che invece di aggiungere tolgono in profondità, castrando sul nascere qualsiasi potenziale sussulto nell'interpretazione di Maria Bomani, al primo ruolo da protagonista dopo aver girato circa ottanta episodi di una soap opera indigena dal titolo Amor de Mãe. Anch'essa, come il resto del cast, viene trascinata a fondo da una regia scostante che sfrutta la Betacam nel tentativo di restituire un feeling anni Ottanta ma finisce per essere oggetto di istinti velleitari.
Conclusioni
Raquel de Oliveira non deve certo aver avuto una vita facile se almeno la metà di quanto raccontato negli ottanta minuti di visione di Bandida - La numero uno corrisponde al vero. Venduta da bambina e cresciuta in quell'ambiente criminale delle favelas dove ha conquistato via via sempre più potere, tra tragiche perdite e spietate vendette, la protagonista si muove come scheggia impazzita in un film vittima di un budget ridotto e di un richiamo esasperato a certo cinema anni Ottanta non soltanto nella gestione delle riprese ma anche in un'idea di revenge-movie duro e puro, senza compromessi. Ma ben presto la schizofrenica regia tende a irritare lo sguardo e la sceneggiatura non sembra andare da nessuna parte, trascinando la storia e la sua anti-eroina a fondo, in questo violento mondo di reietti e disperati.
Perché ci piace
- La storia e il personaggio principale hanno senza dubbio delle potenzialità...
Cosa non va
- ...che non trovano riscontro in una sceneggiatura fin troppo grezza.
- Messa in scena, tra Betacam e riprese a mano, spesso convulsa e confusionaria.
- Il basso budget purtroppo si vede tutto.