Baby Reindeer è arrivato come un fulmine a ciel sereno su Netflix. Una serie che in sette episodi della durata media di mezz'ora ciascuno, ha saputo parlare di abuso e stalking come poche altre, mettendo profondamente a disagio più volte lo spettatore mentre metteva in scena la vita del creatore e protagonista Richard Gadd. Un viaggio nell'abisso della mente dell'aspirante stand-up comedian e di quella della sua stalker Martha (Jessica Gunning): perché i ruoli possono essere invertiti rispetto a quanto ci si aspetta di solito, al cinema come nella realtà. Ed è proprio da una storia vera che parte la serie, come dicevamo nella nostra recensione. Ora torniamo a parlarne dopo il finale, per capire quanto c'è che di vero e a che conclusioni ha portato l'epilogo nella nostra spiegazione. Ovviamente attenzione agli spoiler!
La storia vera dietro Baby Reindeer
Richard Gadd si è messo letteralmente a nudo nella sua "creatura" seriale su Netflix e, in occasione dell'uscita, ha parlato a proposito della storia vera dietro quella fittizia. Pur se romanzato, lo stalking di Martha è avvenuto nello stesso modo - lui che ha offerto una tazza di tè ad una cliente che diceva di non poter pagare in un pub in centro a Londra nel 2015, innescando uno stalking inaspettato e sempre più pericoloso che è durato parecchio tempo. Le vicissitudini successive sono altrettanto più o meno veritiere, compreso l'attacco da parte della donna ad amici e familiari, a partire dai genitori e dalla fidanzata trans (interpretata nel serial da Nava Mau). Mentre nel finale - occhio agli spoiler - il caso si risolve in una condanna di nove mesi in carcere e cinque anni di ordine restrittivo per la donna, nella realtà l'autore non ha dichiarato come si sia conclusa la questione. Una questione che nella vita vera di Gadd ammonta a 41,071 e-mail, 350 ore di messaggi vocali, 744 tweet, 46 messaggi su Facebook, 106 pagine di lettere alla vecchia maniera, oltre ad alcuni regali strani e a volte inquietanti, mandati da Martha. Tutti i messaggi che appaiono nello show sono stati scelti tra quelli realmente inviati al protagonista, sempre sgrammaticati e a volte anche sconclusionati.
È vera anche la violenza sessuale subita da Donny Dunn, il suo alter ego nella serie, e confessata sul palco della finale del concorso per aspiranti stand-up comedian, registrata da uno spettatore con lo smartphone e divenuta presto un video virale che gli ha portato la fama ma anche il ritorno di Martha nella sua vita, prima dell'arresto. Nella realtà l'autore ha messo il trauma subito al centro del soggetto del suo "comedy" show Monkey See, Monkey Do, col quale ha vinto il Fringe Festival di Ebinburgo nel 2019 (che si vede anche nello show).
Nel finale Donny torna da Darrien, colui che inizialmente aveva reputato un mentore dell'industria televisiva (Tom Goodman-Hill) che poteva lanciarlo nello show business ma che finì per abusare di lui più volte mentre era sotto l'effetto di droghe, ma non riesce a confrontarlo per davvero, se non accettando di lavorare questa volta pagato per il reboot (strizzata d'occhio all'attualità in cui ce ne sono moltissimi) di un suo vecchio show di successo, Cotton Mouth.
Un altro aspetto drammaticamente e tristemente veritiero di Baby Reindeer è il ruolo della polizia in tutta la vicenda. Proprio come Donny, anche Gadd ha ammesso di non essersi comportato totalmente bene all'epoca, per i traumi subiti e i segreti da mantenere, di non aver gestito al meglio la "questione Martha" prima di recarsi alla stazione di polizia per la prima denuncia. Allo stesso tempo, però, le contraddizioni burocratiche con cui si scontra nella miniserie sono pressoché le stesse che ha dovuto affrontare nella realtà, definendo "stupida" la gestione del tutto da parte delle autorità in casi come questo.
Baby Reindeer, la recensione: lo stalking del passato nella fragilità del presente
Il finale di Baby Reindeer: perché si intitola così?
Il settimo ed ultimo episodio di Baby Reindeer ci porta alle conclusioni sulla vita di Donny Dunn, a partire dal confrontarsi con le persone più importanti per lui. In primis i genitori, a cui confessa tra le lacrime la violenza subita spiegando come se ne vergognasse temendo che lo guardassero come "meno uomo" - soprattutto il padre, che a sua volta a sorpresa gli confessa di ciò che ha subito da giovane alla scuola cattolica da parte dei preti; l'ex fidanzata Keeley che lo fa tornare a vivere dalla madre; Teri che vede frequentare felice un altro. Il finale chiude letteralmente il cerchio e secondo l'ideatore si tratta della sequenza probabilmente più veritiera e sincera di tutto lo show.
Arrivato allo stremo, ascolta continuamente i messaggi vocali di Martha per provare a dare un senso al suo comportamento e capire il trauma che l'ha resa una stalker - tra questi scopre perché lo ha soprannominato così, Baby Reindeer, per via di un peluche a forma di renna di quando era piccola, unico rifugio e certezza della sua vita mentre i suoi litigavano e la sua famiglia andava in pezzi. La serie sembra dirci questo: Donny aveva bisogno di Martha tanto e forse addirittura di più di quanto lei aveva bisogno di lui, in un rapporto malato in cui continuava a tornare a proprio modo, per la sua autostima sotto i piedi e per la sua necessità di approvazione continua.
Mentre ascolta un audio in cui la donna gli rivela di essersi presa una cotta per lui, in un messaggio che risulterebbe anche dolce se non fosse malato, si commuove. Ordina vodka e coca - Martha ordinava sempre una diet coke, che però non beveva mai - e si accorge di aver dimenticato il portafogli a casa; a quel punto il barista, in un impeto di generosità e pietà, gli dice che "offre la casa", ricreando uno schema uguale ma opposto a ciò che era accaduto con Martha. Sullo sguardo spaesato e forse consapevole di Donny, la serie chiude il suo percorso lasciando lo spettatore con la domanda: Donny da vittima è diventato carnefice? Dopo l'abuso e lo stalking subiti, era pronto a ripagare il mondo con la stessa moneta? O si trattava semplicemente di un caso del destino che sarebbe nato e morto lì? Una riflessione di cui si parla spesso in casi di vittime e abusi, ma che non si osserva mai davvero nel profondo, come ci costringe a fare Baby Reindeer.