Nel mondo del cinema ci sono dei legami artistici, tra un attore e un interprete, che hanno fatto (e stanno facendo) la storia della Settima Arte, come se uno fosse l'estensione diretta dell'altro, rispettivamente dietro e/o davanti la macchina da presa. Billy Wilder con Jack Lemmon, Alfred Hitchcock con James Stewart, Federico Fellini con Marcello Mastroianni, Steven Spielberg con Tom Hanks e anche - ovvero quelli che vi andremo a ''raccontare'' adesso - i Fratelli Coen con George Clooney.
Infatti, il divo per eccellenza (ricordiamolo, già due volte premio Oscar, come interprete di Syriana e come produttore di Argo) che dopo una vita da scapolo (d'oro, in tutti i sensi) ha messo la testa a posto con Amal Alamuddin, interpreta Baird Whitlock, uno dei personaggi del corale Ave, Cesare!, tornando così ad essere diretto e applaudito - per la quarta volta - dai registi di St. Louis Park. Quello del buon George con i Coen è, quindi, uno dei sodalizi più riusciti tra un attore e un autore. Un'unione capace di dar vita ad interpretazioni farsesche, comiche, grottesche ma anche un filo cupe (a tutti gli effetti, una Tetralogia degli Idioti), in linea con la poetica dei Fratelli Coen, che vanno così ad esaltare i registri interpretativi di uno dei più grandi attori contemporanei.
Fratello, dove sei?: Ulisse al tempo del blues
Fratello, dove sei?, uscito nel lontanissimo 2000, è stato il primo film in cui George Clooney e i Coen si sono stretti la mano. E non poteva esserci inizio più riuscito, visto che il film (con una delle più grandi colonne sonore che si possano ricordare, curata da T-Bone Burnett e Carter Burwell) non solo è uno dei migliori dei registi, ma è stato anche capace - merito dello script, della confezione, della fotografia e di ogni singolo aspetto che va a comporre qualcosa che possa essere chiamato cinema - di riscrivere, in chiave moderna ma sotto la giallastra luce riflessa dal Mississipi nei controversi anni '30, nientemeno che l'Odissea di Omero.
Lo capiamo subito, fin dall'incipit, introdotto da un vagabondo cieco (come lo era, forse, Omero, e come lo erano gli oracoli nell'Antica Grecia) che predice il futuro ai tre protagonisti, interpretati da John Turturro, Tim Blake Nelson e George Clooney che, per l'appunto, si chiama Ulysses. Everett Ulysses McGill. Ma, al contrario del viaggio di Ulisse alla scoperta del sapere per poi far ritorno dal suo Argo e dalla sua Penelope (in Fratello, Dove Sei?, la moglie di Ulysses è Penny, e anch'essa aspetta il ritorno di suo marito), il viaggio del nostro Ulysses è tutt'altro che che nobile: spinto dalla ricerca di un misterioso tesoro, in lungo e in largo nell'America del Sud, crocifissa dal KKK, dalla Grande Depressione, dai politici da quattro dollari e dalle predette alluvioni, incontrerà sul suo cammino una serie di personaggi mistici e indimenticabili (il ''grosso'' John Goodman con la benda su un occhio che richiama Polifemo; ma anche Tommy Johnson che ''ricorda'' Robert Johnson, il più grande chitarrista blues di tutti i tempi, avvolto da un'aurea ultraterrena e ''diabolica''), che citano l'Odissea ma la rivisitano illuminando un Ulisse furbo ma latentemente malleabile e imbranato, con il volto sudato e sporco di un magistrale George Clooney (capace di tirar fuori anche pregevoli doti canore da bluegrass).
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Prima ti sposo, poi ti rovino e Burn After Reading - A prova di spia: tutte le ossessioni di George
Se in Fratello, Dove Sei? George Clooney era ossessionato dall'avere in ordine in capelli (solo ed esclusivamente) grazie alla brillantina Dapper Dan, in Prima ti sposo, poi ti rovino e Burn After Reading - A prova di spia l'attore americano continua a vestire i panni di improbabili personaggi, sfumati con alcune ossessioni che i Fratelli Coen gli hanno voluto ''regalare''. Per intenderci, in Prima ti sposo, poi ti rovino, secondo titolo girato insieme ai Coen Brothers e uscito nel 2003, Clooney interpreta l'avvocato divorzista Miles Massey che va ad invaghirsi di una ''spietata'' e affascinante Catherine Zeta-Jones.
La commedia, nera che più nera non si può, va a spezzare proprio le ''dolcezze'' tipiche del genere, con un Clooney (versione Cary Grant) offuscato dall'amore e ossessionato dalla maniacale cura per i denti. Altra ossessiva-ossessione la troviamo nel terzo film di questa tetralogia: Burn After Reading, uscito nel 2008. Clooney, qui, immischiato in una storia di cospirazioni tra CIA e due personal trainer assolutamente idioti, è infatti un loser che, oltre ad essere intollerante ad un'infinità di alimenti, è anche perseguitato dalla paura di invecchiare, scongiurando la decadenza fisica con la palestra. Non solo, nella storia, divide pericolosamente il letto con le due protagoniste femminili: Tilda Swinton e Frances McDormand, a cui regala un'assurda quanto comica poltrona-dildo. Il ruolo, volutamente iper-caricato, è forse quello più ''estremo'' che Clooney ha offerto ai Fratelli Coen, mettendoci la faccia in una pellicola veloce, imprevedibile e spudoratamente folle.
Ave, Cesare!: Clooney e i divi viziati degli anni '50
Della presentazione berlinese del film di qualche settimana fa (accolta da un tripudio e reduce già dall'ottimo successo in patria), una dichiarazione, su tutte, di Clooney, è stata ripresa e citata un po' ovunque: "Io, per i Coen, faccio lo stupido! Pensate, quando mi hanno mandato il copione di Burn After Reading, mi hanno detto esplicitamente che, nello scrivere la parte del protagonista tonto, hanno pensato a me...". Ecco, in questa battuta, è racchiuso tutto il rapporto che ci può essere tra le parti, fatto di fiducia e sano cameratismo, e ora, con Ave, Cesare!, sottolineato e rimarcato. Perché nell'ultima fatica dei registi premio Oscar, si prende di mira, scherzando e riflettendo con i loro (in)soliti modi da black comedy, cosa ci sia dietro lo starbiz della Hollywood degli anni '50 (e, per riflesso, quanto sia differente ma uguale da quella di oggi), fatta di star viziate e scandali da spegnere prima che sia troppo tardi.
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Nel lungometraggio, c'è Josh Brolin che da il volto ad Eddie Mannix, un ''fixer'' incaricato di ''tutelare'' le star da possibili scandali. Al fianco di Brolin (e di un cast coloratissimo che va da Scarlett Johansson a Channing Tatum, fino a Jonah Hill e Tilda Swinton), per l'appunto, i Coen hanno scelto Clooney, affidandogli, ironia della sorte, il ruolo di un divo (quasi) ineccepibile sul set ma incapace di esistere al di là del set, tanto da finire rapito da un gruppo di... comunisti. E Clooney, con i calzari da centurione e l'aria da star immatura, si mette a disposizione dello script e del film tutto, giocando su di un ruolo sottile e nient'affatto scontato. L'ultimo, in ordine di tempo, di un percorso sbocciato sedici anni fa e destinato a durare ancora molto, molto tempo e, magari, prendendo in prestito l'uno le storie dell'altro. Del resto, quando i grandissimi si mischiano, i risultati non possono che essere eccezionali.
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