"Un padre protegge. È questo che gli dà un senso". Uno dei temi di Avatar: La via dell'acqua, il film di James Cameron, al cinema dal 14 dicembre in un magnifico 3D, è proprio la paternità, il ruolo dei genitori, il senso della famiglia. Il primo Avatar parlava di dell'arrivo di uno straniero in un nuovo luogo, in una nuova tribù, della diffidenza reciproca, della conoscenza e poi della lealtà (schema che si ripete anche qui, con l'arrivo dei protagonisti presso il popolo del reef) e dello stato nascente dell'amore. Questo secondo capitolo racconta il consolidamento dell'amore, la nascita e la crescita della famiglia, il senso di responsabilità che affiora e cresce sempre di più. E, soprattutto, il modo in cui interpretare il ruolo di genitori.
La famiglia Sully
In Avatar: La via dell'acqua ritroviamo Jake Sully (Sam Worthington) e Neytiri (Zoe Saldana), che nel primo Avatar si erano innamorati e si erano legati indissolubilmente. I due hanno avuto due figli. Ma la loro è una famiglia allargata. Hanno adottato un'altra bambina, Kiri (Sigourney Weaver), nata misteriosamente dall'avatar di Grace. E tengono con loro Spider, un bambino che, quando i terrestri sono stati rimandati indietro, essendo un neonato non poteva viaggiare nelle criocapsule. Il secondo Avatar così racconta, tra le altre cose, anche il ruolo di genitori di Jake e Neytiri.
Avatar: La Via dell'Acqua, la recensione: la via del grande cinema
Jake, nel nome del padre
"Sei troppo duro con loro". "Sono il padre, è il mio ruolo". "Non siamo un plotone, siamo una famiglia". È un dialogo che sentiamo in Avatar: La via dell'acqua tra Jake e Neytiri. Il nuovo film di James Cameron segna il passaggio del suo eroe all'età adulta, alla responsabilità. E analizza la complessità del ruolo di padre, soprattutto quando i figli arrivano a un'età, l'adolescenza, in cui il genitore deve sapere trovare un equilibrio. Da quella frase che abbiamo scritto in apertura abbiamo capito che Jake sente in sé forte il compito di dover proteggere i figli. Ma deve anche cominciare a lasciarli andare, a far fare loro le esperienze di cui hanno bisogno per crescere. Non è facile capire quando allentare i cordoni che lo legano ai figli e quando invece stringerli di nuovo. Le continue disobbedienze dei ragazzi sono il loro modo di scoprire il mondo.
Neytiri, la reazione di una madre
Accanto al padre c'è anche la madre, Neytiri. È la parte femminile della genitorialità. È un modo che, in parte, compensa il ruolo di Jake. Ma, d'altro canto, prende anche altre direzioni. In quel dialogo sopra, abbiamo visto la madre assumere un ruolo più dolce, tollerante, comprensivo. Ma, nel sorprendente finale della storia, la vedremo anche tirare fuori il suo ruolo più istintivo, più umorale. È la mamma che vede in pericolo i suoi cuccioli e non riesce a trattenere rabbia, violenza, istinto di protezione e sopravvivenza. La sua reazione è dura, anche controversa. E potrebbe diventare uno dei temi dei prossimi film, scoprire ulteriormente un lato del personaggio che non conoscevamo.
Avatar - La via dell'acqua: il ruolo della famiglia
Terminator
Nella carriera di James Cameron ci sono altri due film che ci sono venuti in mente a proposito del rapporto tra padri, madri e figli. Il primo è l'indelebile Terminator. Il viaggio nel tempo rende tutto più complesso e interessante. C'è un figlio, John Connor, che, dal futuro, sa che deve proteggere sua madre, Sarah Connor (Linda Hamilton), perché un Terminator è stato mandato indietro nel tempo per ucciderla. E manda Kyle (Michael Biehn), che ha visto Sarah in foto e si è innamorato di lei. Sarà lui suo padre. In Sarah e Kyle, nel primo Terminator, c'è un istinto di protezione reciproca, un senso per una famiglia che ancora non esiste. Quel figlio sarà concepito in una notte d'amore tra i due. E Sarah saprà che, in qualche modo, dovrà sopravvivere anche per lui.
Terminator 2
In Terminator 2 - Il giorno del giudizio, che avviene parecchi anni dopo, è tutto più evidente. C'è Sarah ormai consapevole del suo ruolo, del pericolo e del destino del mondo. E vediamo John Connor (Edward Furlong), ormai adolescente, crescere e battersi con lei. Tra la madre e il figlio c'è un senso di protezione reciproca, un senso di famiglia, un legame indissolubile. E poi c'è lui, il Terminator (Arnold Schwarzenegger) che allora era un pericolo e ora è riprogrammato per proteggere Sarah e John. Non proprio un padre, perché manca nella macchina il senso dell'affetto, perché si limita ad alcune operazioni basilari. Ma, in qualche modo, a livello di protezione è qualcuno, o qualcosa, che sostituisce la figura paterna.
Avatar: La via dell'acqua: Perché Kiri è il personaggio chiave del film
Aliens - Scontro finale
E poi c'è Aliens - Scontro finale, che porta avanti il discorso del primo Alien di Ridley Scott e ne fa qualcosa di nuovo. Anche qui, quello che ci interessa è il nuovo ruolo dell'eroina femminile della saga, Ripley (interpretata da quella Sigourney Weaver che è anche l'interprete di uno dei personaggi chiave di Avatar: La via dell'acqua, come vi abbiamo raccontato qui). Arrivata su LV-426, Ripley incontra Newt, una bambina che è rimasta sola ed è terrorizzata. È grazie a questo incontro che Ripley evolve, cresce, sente in sé quel senso materno che fino ad allora non aveva. Non serve essere madre in senso naturale, ma serve "sentire" di esserlo, sapere di avere una giovane vita che dipende da te. In questo modo tra le due donne si sviluppa un legame che permette a Ripley di essere ancora più forte nell'affrontare la minaccia aliena. Già in quel film si parlava di un sentimento che nasce non solo dalla famiglia di sangue, ma anche dalla relazione. Che è quello che ritroviamo nel secondo Avatar. "Ovunque andrai questa famiglia è la nostra fortezza".