Avatar: La Via dell'Acqua, la recensione: la via del grande cinema

La recensione di Avatar 2: La Via dell'Acqua, sequel di Avatar: James Cameron ci riporta su Pandora. Un viaggio delle meraviglie, da godere in sala. Al cinema dal 14 dicembre.

Avatar: La Via dell'Acqua, la recensione: la via del grande cinema

In un episodio di South Park, come spesso accade illuminante, James Cameron viene descritto quale ultimo baluardo della grandezza: l'uomo che, con il proprio ingegno, riesce a risollevare ogni volta gli standard dell'eccellenza (se siete curiosi di recuperarlo è il numero 9 della 16esima stagione, intitolato, appunto, "Raising the Bar"). Quando però sei l'autore definito "re dei sequel" e hai all'attivo il più grande incasso nella storia del cinema (Avatar è, 13 anni dopo, ancora saldamente in cima con i suoi 2,9 miliardi), come fai a migliore ancora? Come fai a battere te stesso? Ebbene, come direbbe il caosologo Ian Malcolm: "L'hai fatto! Brutto figlio di p...Pandora!". Più o meno. La recensione di Avatar: La Via dell'Acqua non può che partire con la meraviglia: l'universo creato a Cameron è più bello e stupefacente che mai.

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Avatar: la via dell'acqua, un'immagine del sequel

Diciamoci la verità: in molti avevano perso le speranze di vedere Avatar 2. James Cameron sembrava quasi uno scienziato pazzo ossessionato dalla sua creatura, incapace di lasciarla andare. Invece, ovviamente, aveva ragione lui: per tornare in mezzo ai Na'vi ci voleva questo livello tecnologico. Incredibilmente, le circostanze hanno investito il film di un peso e un'importanza ancora maggiori: dopo quasi tre anni di pandemia e la perdita del potere della sala cinematografica quale luogo d'elezione per godersi la settima arte, Avatar: La Via dell'Acqua si è trasformato nell'ultima speranza per risollevare le sorti di questo luogo magico. Avatar 2 è nei cinema italiani dal 14 dicembre e per goderne appieno questa volta si deve davvero uscire di casa e cercare lo schermo più grande possibile. Lo richiede il film, lo richiede il momento storico: questa è la via del grande cinema e se lo amate bisogna rispondere in massa, tornare a dare vita al rito collettivo. Anche perché ne vale davvero la pena.

Avatar 2 è ambientato più di dieci anni dopo i fatti del primo: ritroviamo Jake Sully (Sam Worthington) a capo dei Na'vi, ancora insieme a Neytiri (Zoe Saldana). La coppia ha avuto tre figli: Neteyam, Lo'ak e Tuk e ha adottato Kiri (Sigourney Weaver), nata misteriosamente dall'avatar in coma della dottoressa Grace Augustine, e Spider, ragazzo umano rimasto su Pandora, figlio del marine Miles Quaritch (Stephen Lang). Come si ripetono spesso, "i Sully restano insieme". Ed è per questo che, quando una minaccia torna dal passato, decidono di rifugiarsi in mezzo ai Metkayina, che vivono sulla barriera corallina. Se i Na'vi sono "il popolo dell'aria", i Metkayina sono quello dell'acqua.

La via dell'acqua e del grande cinema

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Avatar: The Way of Water, una foto del film

James Cameron sa come funziona il cinema e, nonostante in questi suoi 13 anni di assenza dalle sale il pubblico sia diventato da una parte più distratto, data l'enorme offerta dello streaming, e dall'altra, diciamo - per essere gentili - più puntiglioso, sempre pronto a gridare al "buco di trama", non ha cambiato formula. La trama di Avatar 2 è semplice, molto simile a quella del primo capitolo, anche se con più personaggi e quindi più linee narrative, che però si intrecciano tutte l'una con l'altra. La semplicità per un blockbuster non è un difetto, è un punto d'arrivo: film come Top Gun: Maverick, per fare un esempio recente, lo dimostrano. La semplicità della storia, fatta di valori universali quali la famiglia (in questo caso più che allargata), l'amore, la convivenza con la natura e la curiosità per il diverso, che sia pianta, animale o alieno, permette al regista di concentrarsi sulla vera essenza del cinema: il racconto per immagini. E le immagini di Avatar: La Via dell'Acqua sono qualcosa di mai visto prima.

Avatar 2: James Cameron, un ritorno nel segno del rischio

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Avatar: la via dell'acqua, una foto

James Cameron non è schiavo del mezzo: possiede totalmente il mezzo. Il 3D nelle sue mani diventa un linguaggio e non una tecnica usata soltanto per fare più soldi. I colori di Pandora non sono mai stati così brillanti e luminosi e ogni scelta fatta da Cameron ha un senso. Il regista alterna con intelligenza i momenti girati a 24fps (principalmente i dialoghi), a quelli in 48fps: le scene d'azione e sopratutto quelle sott'acqua. Queste ultime una vera e propria meraviglia. Ad oggi Avatar 2 è senza dubbio il più bel film girato sott'acqua. Si potrebbe rimanere ore a guardare le piante e le creature immaginate dal suo team (i veri eroi qui sono i tulkun, sorta di cetacei alieni: vi sfidiamo a non innamorarvene).

Ed è chiaro che è proprio questa la parte che a Cameron interessa di più: come dicono i Metkayina, "L'acqua non ha inizio o fine. Il mare è intorno a te e dentro di te. Il mare è la tua casa prima della tua. L'acqua connette tutte le cose: la vita alla morte, il buio alla luce". Lo stesso vale per lo spettatore: nelle 3 ore e 15 di durata del film, che scorrono agilissime, sembra davvero di essere immersi nell'oceano.

Figli che insegnano ai padri come essere genitori

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Avatar: la via dell'acqua, una scena tratta dal trailer

Prima, per quanto riguarda la trama, parlavamo di semplicità. Semplicità non vuol dire superficialità: dietro l'intreccio lineare di Avatar 2 si nascondono infatti temi importantissimi. Il rapporto tra padri e figli è centrale, nettamente a favore di questi ultimi: Cameron sembra dirci che il futuro è di chi sa guardare il mondo con occhi nuovi. I valori davvero importanti oggi non sono quelli della forza e della violenza, ma dell'apertura al diverso. Che può essere un membro adottato della famiglia, una cultura che non conosciamo, un modo differente di percepire la spiritualità. In questo senso il personaggio di Kiri è fondamentale: lei, nata in modo misterioso, è connessa con ogni forma di vita su Pandora. Gli umani provano a dare una spiegazione scientifica, forse soffre di epilessia, gli alieni danno un valore religioso alla sua capacità di comunicare con piante e animali. Lei, vedendo i fratelli farsi la guerra, non può che dire "siete così stupidi".

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Avatar: la via dell'acqua, un'inquadratura

Per salvare la vita bisogna amare la vita: gli esseri umani diventano infatti i veri mostri della saga di Cameron. Hanno già distrutto il proprio pianeta, la Terra, e, senza aver imparato nulla, sono pronti a fare la stessa cosa anche con Pandora. Con l'arroganza e la presunzione di chi pensa gli sia tutto dovuto. Vi sfidiamo a non provare vergogna per i cacciatori di tulkun: il messaggio del regista è chiaro. Stiamo uccidendo il pianeta e sembra quasi che ci stiamo divertendo a buttarci nel baratro. Ancora una volta Avatar e i suoi alieni blu (ora anche verdi) ci spingono ad aprire gli occhi e a vederci per ciò che siamo: delle creature in grado di creare bellezza assoluta e contemporaneamente distruggerla. Da che parte vogliamo stare? Intanto, sicuramente da quella del cinema.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Avatar: La Via dell’Acqua, il sequel di James Cameron è pura meraviglia: per godersi appieno questo spettacolo bisogna cercare lo schermo più grande possibile. La storia si svolge più di 10 anni dopo i fatti di Avatar e vede Jake e Neytiri a capo di una grande famiglia: hanno avuto tre figli e ne hanno adottati due. Una minaccia dal passato li spinge a cercare aiuto nel popolo del mare, i Metkayina. La trama semplice permette a Cameron di concentrarsi sulle immagini, davvero stupefacenti.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Dal punto di vista visivo, non abbiamo mai visto nulla di simile.
  • Le scene in acqua sono l'apice di un percorso tecnico durato 30 anni.
  • Il design di piante e creature è bellissimo.
  • Le 3 ore e 15 del film scorrono piacevoli.

Cosa non va

  • Se non avevate amato la trama semplice del primo Avatar probabilmente non apprezzerete nemmeno quella di Avatar 2. Ma semplicità non vuol dire superficialità: soprattutto per un blockbuster.