Quattro milioni di euro di incasso ancor prima di arrivare al weekend. Questo è il biglietto da visita con cui Avatar: La via dell'acqua si presenta al pubblico nostrano, preparandosi ad affrontare la cavalcata delle festività natalizie, scontrarsi con gli altri film al cinema a Natale 2022 e, probabilmente, uscirne vincitore. Se sarà ancora una volta record è presto per dirlo, ma non abbiamo dubbi che i risultati del film di James Cameron saranno importanti e preziosi per dimostrare la salute del Cinema in quanto tale. Una cosa però è certa fin da ora, da quando abbiamo visto il film in proiezione stampa: si tratta di uno spettacolo incredibile che enfatizza l'esperienza della visione in sala, ma allo stesso tempo sottolinea la necessità di avere strutture all'altezza della situazione.
Il grande, grandissimo, schermo
Abbiamo scherzato sin dal titolo di questo articolo parafrasando la celebre battuta de Lo squalo di Steven Spielberg che recitata "Abbiamo bisogno di una barca più grande". Ecco, per poter apprezzare completamente il sequel di Avatar c'è bisogno di uno schermo più grande, il migliore che possiamo trovare nella nostra zona. Non perché il film potrà essere ridimensionato dalla sua visione in condizioni diverse (resterà un bel film anche quando lo ri-vedremo sulla tv di casa negli anni a venire), ma perché è evidente l'intenzione e la volontà di mettere in piedi uno spettacolo incredibile (di cui vi abbiamo parlato nella recensione di Avatar: La via dell'acqua), capace di evocare quella meraviglia unica che storicamente il Cinema era in grado di trasmettere agli spettatori raccolti nel buio della sala.
La salute dell'esercizio cinema
La visione di Avatar 2 conferma quanto già sapevamo da questi punti di vista, sia per quanto riguarda la sensazione grandiosa che può comunicare la visione su grande schermo, soprattutto ma non solo, per titoli del genere; sia la necessità di avere strutture all'altezza della situazione: quando uno spettatore va al cinema, deve uscirne con la sensazione di aver vissuto qualcosa che non è possibile nel privato, sul comodo divano di casa. In questo senso Avatar 2 è un banco di prova importante nel tornare a trasmettere queste sensazioni a una fetta di pubblico che negli ultimi due anni c'è andata poco o per nulla, perché questi ultimi sono spettatori che vanno riconquistati e tutto deve essere perfetto per poterlo fare. James Cameron ci ha messo il suo, realizzando lo spettacolo che ci aspettavamo da lui, ripetendo quell'impresa tecnica e artistica che già aveva compiuto più volte in precedenza, le strutture che lo ospiteranno dovranno fare altrettanto nell'accogliere quelle persone che avevano smarrito la via che conduce alla sala cinematografica.
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Tra muscoli e cuore
Non va frainteso un punto, però: questo sequel che abbiamo atteso a lungo non è solo una dimostrazione di forza tecnologica, così come non lo era il suo predecessore tredici anni fa. Così come per Avatar erano preziosi messaggio ed emozione sotto la crosta superficiale della rivoluzione della tridimensionalità, rilanciata in modo esplosivo dal film, così per il nuovo film c'è un cuore che pulsa con forza sotto la magnificenza visiva. È vero che il film mette in scena immagini di una forza impressionante, tanto da essere uno degli spettacoli visivi più incredibili visti al cinema negli ultimi anni, ma è altrettanto vero che riesce ad affrontare temi importanti come l'importanza della famiglia, dei legami e della responsabilità che comporta l'essere genitori.
Cameron ci riporta su Pandora per mostrarci aspetti di quel mondo che ancora non conoscevamo, ci fa intuire l'ampiezza e ricchezza di un'ambientazione che torneremo a vedere almeno in un altro film nel prossimo futuro, ma accenna anche a sfumature inserite con intelligenza, non invadenti nell'economia del racconto di questo secondo film, ma capaci di offrire sviluppi importanti in futuro. La struttura narrativa di Avatar: La via dell'acqua si dimostra semplice, ma mai banale, confermando l'abilità nel racconto di un autore che è riuscito sempre a conquistare il pubblico e siamo sicuri che riuscirà a farlo anche questa volta. Abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di James Cameron. Il cinema ha bisogno di autori come lui capaci di mettere in scena spettacoli di questa portata e conquistare gli occhi e i cuori degli spettatori.
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