Atlanta 3, la recensione: nessuna nuova, buona nuova

La recensione di Atlanta 3, la serie ideata e interpretata da Donald Glover che torna dopo quattro anni di stop, tra questioni produttive e pandemia, tutta disponibile dal 29 giugno su Star di Disney+.

C'è il sense of wonder di un certo tipo di produzione audiovisiva, e poi c'è il sense of nonsense che spesso va a braccetto con la commedia. È in questa cornice, ma decisamente più tragicomica, che si iscrive la recensione di Atlanta 3, la terza stagione della serie ideata e interpretata da Donald Glover che torna dopo quattro anni di stop, tra questioni produttive e pandemia, dal 29 giugno su Star di Disney+, mentre negli USA è andata in onda settimanalmente su FX ed è stata girata back-to-back con la quarta stagione, in arrivo prossimamente.

Life makes no sense at all

Atlanta 3 Cast 3
Atlanta 3: una scena della serie

Una nota necessaria quella della differente messa in onda tra USA e Italia, se pensiamo alla struttura narrativa dello show che di facciata vuole raccontare gli ostacoli quotidiani di un aspirante manager e del suo unico cliente nonché cugino, Paper Boy, nella scena rap di Atlanta. Una geolocalizzazione non casuale ma pregna del mondo criminale e black che spesso va a braccetto con il suddetto rap. In realtà quello che Donald Glover e gli altri autori cercano di fare - riuscendoci - da tre stagioni a questa parte è raccontare con un punto di vista unico, originale ed estremamente crudo tra le righe, com'è essere nero in America oggi. Lo fanno per sottrazione, per non detto, per sottintesi, con una comicità tanto schietta, brutale, quanto ricercata, sottesa, piena di quel sense of nonsense di cui parlavamo all'inizio della nostra recensione di Atlanta 3.

Solo, Atlanta 2 e This is America: perché Donald Glover è il personaggio del momento

Atlanta 3 Donald Glover 2
Atlanta 3: Donald Glover in una scena della serie

Che poi è il sense of nonsense della vita stessa, in generale ma soprattutto per una certa categoria di persone, gli afroamericani fin dall'alba dai tempi. Earn (-est, "onesto", un nome decisamente autoironico), il protagonista interpretato da Glover, continua a svegliarsi senza sapere bene dov'è e soprattutto come andrà la propria giornata: una specie di vita vissuta per inerzia, per arrivare a fine giornata più che a fine mese, per assecondare i capricci del cugino che gli frutta i soldi che gli danno da vivere, ma allo stesso tempo per cercare di migliorare le proprie vite, quasi sapendo già che non ci potranno riuscire mai.

Atlanta: la migliore comedy degli ultimi anni ci racconta il rap e la cultura black come mai prima

Cornice europea

Atlanta 3 Lakeith Stanfield Zazie Beetz
Atlanta 3: una scena della serie

In questa terza stagione Atlanta apre all'Europa grazie al tour di Paper Boy (Brian Tyree Henry), mostrando com'è essere un nero in Europa oggi - dove non è che le cose vadano poi tanto meglio che oltreoceano in effetti. Il sogno americano è morto ancora prima di nascere per i personaggi della comedy, già vincitrice di due Golden Globe e due Emmy, anche per Glover. Compresa l'ex compagna di Earn, Vanessa (Zazie Beetz), e l'amico Darius (Lakeith Stanfield), in cerca del proprio posto del mondo in questo romanzo di formazione black e generazionale. Personaggi che conducono un'esistenza tirata per i capelli, un piede davanti all'altro, senza sapere bene dove stiano andando e perché lo stiano facendo. È una visione disillusa ma anche molto onesta dell'America contemporanea, che riserva anche qualche plot twist nella trama oltre a nuovi personaggi per evidenziare ancora una volta la tematica della disparità sociale ed economica tra bianchi e neri.

Atlanta 3 Donald Glover
Atlanta 3: Donald Glover in una foto della serie

Nei nuovi dieci episodi Glover continua ad omaggiare generi e classici cinematografici, come l'horror (con tanto di location, fotografia e inquadrature ad hoc) e la denuncia del sistema dell'affidamento nel primo episodio, e atmosfere da Una notte da leoni nel secondo ad esempio. In un certo senso Glover è divenuto il narratore televisivo più originale della comunità black odierna, così come Jordan Peele lo è al cinema. Non si dimentica nemmeno del cinema mainstream contemporaneo, citando Black Panther: Wakanda Forever dopo tutto quello che il primo film ha rappresentato per le minoranze. Tra una citazione e l'altra, tra una battuta tra i denti e l'altra, tra una fotografia sporca e una colonna sonora di genere, rimane proprio quel sense of nonsense che ci accompagna da trentenni, e soprattutto che accompagna i trentenni black di oggi, nati in un certo tipo di contesto sociale, del "frega o sarai fregato" (da qui emblematico il nome di Earn), lungo il cammino della vita.

Conclusioni

A chiusura della recensione di Atlanta 3 troviamo conferma negli aspetti che avevano caratterizzato le prime due stagioni, non risentendo dello stop di quattro anni nella produzione. Non detto, nonsense e una visione unica dell’America black contemporanea, tra le righe e senza peli sulla lingua, senza paura di mostrare più che dire.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Donald Glover continua con la propria visione unica affidando scrittura e regia a un tocco originale
  • Lui, Brian Tyree Henry, Zazie Beetz e Lakeith Stanfield si confermano un gruppo affiatato e che ben dipinge la disillusione dei trentenni black oggi nati in un certo tipo di contesto sociale
  • Il contesto europeo dà nuovi spunti narrativi anche per la disparità sociale ed economica

Cosa non va

  • Si tratta di una comicità e di una visione cruda non per tutti i palati seriali