Valmora è a capo di un'operazione militare segreta che ha sviluppato un futuristico microchip, la cui tecnologia è in grado di permettere agli agenti di trasferirsi momentaneamente nel corpo di altre persone per completare pericolose missioni sotto copertura. Dopo che uno di loro, Sebastian, è rimasto ucciso in azione, la moglie Alexa decide di prenderne il posto per consegnare il suo assassino alla giustizia.
Come vi raccontiamo nella recensione di Assassin, la donna si trova alle prese con un incarico assai più complicato del previsto, nel quale in più occasioni rischierà di perdere la ragione, con il rischio di non ritrovare più se stessa nella sua continua trasmigrazione di coscienza. Ciò nonostante farà di tutto pur di vendicare Sebastian, ma ad un certo punto deve capire di chi potersi realmente fidare, giacché dietro chiunque può ora nascondersi un potenziale nemico.
Chi sono io
Un pastrocchio esagerato per quello che a livello di distribuzione è stato l'ultimo film nella carriera di Bruce Willis, anche in quest'occasione ormai fiaccato dalla malattia che l'ha portato al forzato ritiro delle scene. Difficile ricordare una trama più sconclusionata e inverosimile, anche con la relativa sospensione d'incredulità che un action/sci-fi potrebbe avere come parziale scusante: qui tutto avviene per caso o per motivazioni ben più che forzate, lasciando soltanto un gran senso di confusione a chi sarà riuscito ad arrivare fino ai titoli di coda. Assassin vorrebbe tingersi di contaminazioni umanistiche nel suo scambio di corpi e anime, con flashback e voice-over di sorta a introdurre il background emotivo della protagonista femminile, ma finisce per scadere nel ridicolo involontario minuto dopo minuto, senza possedere nemmeno quel minimo di tensione a tema necessaria per incalzare gli eventi.
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A mente spenta
Spunti che ricordano almeno inizialmente il sottovalutato The Cell - La cellula (2000) e altri che rimandano al più recente Self/less (2015) sembrano inizialmente suggerire rivelazioni e colpi di scena interessanti, salvo perdersi in un bicchier d'acqua non appena richiesta maggior solidità in fase narrativa, con il racconto che crolla come un castello di carte. Anche alcune idee potenzialmente accattivanti, come la "possessione" della donna incinta che provoca nel personaggio di Alexa reazioni contrastanti e inedite, incubi inclusi, appaiono fini a loro stesse, con quel ripetuto mantra "non è il mio corpo" che diventa imperativo diktat per non perdere contatto con il proprio Io.
Mancanza di identità
La pellicola segna l'esordio nel lungometraggio di Jesse Atlas, in passato al lavoro nel settore pubblicitario/musicale, il quale è anche in veste di co-sceneggiatore: evidentemente non era ancora pronto per il grande salto e anche certe scelte di montaggio evidenziano lacune non indifferenti, con il budget limitato che non fa che confermare la povertà di intenti dell'operazione. Assassin peraltro è tratto da un precedente corto di Atlas, realizzato in collaborazione con Aaron Wolfe, ovvero Let Them Die Like Lovers, con alcuni attori che tornano proprio dal suddetto. Nel cast oltre a Willis vi è un'altra guest star come il Dominic Purcell di Breaking Bad nelle vesti di anonimo villain, mentre le figure principali sono prive di carisma anche per via della deficitaria caratterizzazione dei rispettivi alter-ego, trascinati in un calderone fantascientifico senza arte né parte.
Conclusioni
Un microchip che permette di trasportare la propria coscienza di corpo in corpo, al fine di completare pericolose missioni sotto copertura, è il deus ex machina narrativo di quest'improbabile operazione sci-fi, diventata famosa soprattutto per essere stata l'ultimo film in ordine di tempo d'uscita nella carriera di Bruce Willis. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Assassin, ci troviamo di fronte a un pasticcio raffazzonato e inverosimile, dove l'anima action e quella fantastica sono mal ibridate in una gestione grossolana dei colpi di scena e dei relativi personaggi, che vorrebbe sempre tingersi di significati più ampi fallendo miseramente nell'intento.
Perché ci piace
- L'ultimo film di Bruce Willis.
Cosa non va
- Dinamiche narrative pasticciate e improbabili.
- Tensioni ai minimi storici.
- Un cast anonimo.
- La storia si prende anche troppo sul serio.