Dove eravamo rimasti
Un doveroso ricordo del momento scioccante con il quale Arrow si era congedato dal pubblico prima di Natale: minacciato dalla Lega degli Assassini (e da Malcolm Merlyn), Oliver Queen ha accettato di sfidare a duello il temibile Ra's al Ghul, leader (presumibilmente) immortale della setta omicida. Trafitto all'addome da Ra's, Oliver è stato buttato giù dalla cima di una montagna. E ora?
L'immutabilità dell'eroe
Nel suo celebre saggio su Superman, Umberto Eco parla della necessità di ristabilire lo status quo al termine di ogni storia/episodio, che si tratti dei grandi eroi del fumetto o della televisione (dove, al di fuori del territorio cable, la progressione narrativa tende a rimanere nascosta all'interno di un meccanismo autoconclusivo). Pur con qualche strappo alla regola (un minimo di evoluzione dei personaggi c'è), Arrow si iscrive perfettamente in tale logica, con la suddivisione di ogni puntata in due parti distinte (tempo presente a Starling City, passato sull'isola di Lian Yu o a Hong Kong) e le dinamiche consolidate fra i vari membri del Team Arrow. Fino al momento in cui gli sceneggiatori hanno deciso di chiudere il finale midseason col botto, "uccidendo" Oliver.
Conoscendo il concetto di comic book death (in breve, nessuno muore mai per davvero nei fumetti di supereroi, almeno per quanto riguarda gli eroi stessi) era facile intuire che il decesso del protagonista sarebbe stato sottoposto ad un retcon (continuità retroattiva), ma qualche dubbio rimaneva, soprattutto se si considera che la cronologia della serie - mancano ancora due anni e mezzo delle esperienze di Oliver prima del suo ritorno a casa nel primo episodio - avrebbe permesso a Stephen Amell di continuare per altre due stagioni senza che Freccia Verde tornasse in vita. Ragion per cui il cliffhanger al termine di The Climb è stato così efficace: lo status quo sarebbe rimasto lo stesso, paradossalmente, nonostante la svolta epocale nella progressione narrativa.
Gli eredi
Gli autori di Arrow giocano su questa nuova situazione proponendo uno scenario alternativo: con la Freccia fuori gioco, tocca a Roy Harper/Arsenal proteggere la città, aiutato dalla nuova Black Canary. Ma l'immutabilità continua a gravare sulle loro spalle, poiché viene continuamente ricordato che Roy non è Oliver e Laurel non è Sara, e difatti entrambi i mentori continueranno ad apparire (anche se nel caso di Sara è logico ipotizzare che si tratti solo di ospitate in flashback).
Particolarmente affascinante il caso di Laurel: nei fumetti è lei la vera Black Canary (il suo nome completo nella serie, come si supponeva da tempo, è Dinah Laurel Lance), ma sul piccolo schermo sarà sempre la sostituta della sorella, non all'altezza della missione affidatale (d'altronde, come si può competere con un ex-membro della Lega degli Assassini?). E la questione degli eredi si fa più complessa con un altro aspetto, evocato al termine della seconda stagione di Arrow e rispolverato esplicitamente in The Flash, per l'esattezza nell'episodio Flash vs. Arrow: il figlio che Oliver ha avuto, a sua insaputa, da una vecchia fiamma (il concepimento ebbe luogo prima della permanenza a Lian Yu). Si tratterebbe di Connor Hawke, figlio di Freccia Verde nella versione cartacea, ma a meno che la serie non duri venti stagioni o faccia dei salti temporali, non lo vedremo in azione accanto al padre, che tornerà presto in campo, dopo una rinascita che, per ora, rimane senza una vera spiegazione (anche se uno dei produttori avrebbe dichiarato che Oliver semplicemente non è mai morto).
Il futuro
L'immutabilità si manifesta anche nel futuro della terza stagione, che pur portando avanti l'arco narrativo legato a Ra's al Ghul non si asterrà dal ritorno in scena di Deathstroke e della Suicide Squad. Persino l'altra grande new entry della terza annata, tale Brick (interpretato da Vinnie Jones), si riallaccia alle origini della serie poiché le sue azioni passate hanno spinto Malcolm Merlyn prima ad unirsi alla Lega e poi a tradirla nel tentativo di distruggere Starling City. Eppure c'è del nuovo: si chiama Ray Palmer e, come Barry Allen prima di lui, è in odore di spin-off. E il meccanismo ripartirà da zero...