Dopo le vette creative della seconda stagione, era più che ragionevole aspettarsi che gli autori di Arrow fossero capaci di produrre risultati simili per la terza annata, quella che in un certo senso ha confermato l'importanza del nuovo franchise televisivo della DC Comics nel palinsesto della CW, poiché all'arciere di Starling City è stato affiancato Barry Allen, protagonista dello spin-off The Flash. E l'impero continua ad espandersi, dato che il prossimo gennaio andrà in onda un secondo prodotto derivato, Legends of Tomorrow, mentre sarà la CBS a trasmettere Supergirl, la cui parentela con le avventure di Oliver Queen rimane per ora un'incognita (i produttori - gli stessi per tutte le serie menzionate - non escludono possibili crossover, mentre la CBS la pensa diversamente).
E mentre aspettiamo la quarta stagione, che promette un nuovo susseguirsi di sorprese e colpi di scena, riflettiamo ancora sull'esito artistico della terza, che dopo un inizio folgorante è andata avanti in modo alquanto discontinuo.
Cosa ha funzionato
La morte di Sara Lance
Uccidendo la sorella di Laurel al termine del primo episodio, gli autori hanno dichiarato apertamente di voler stravolgere l'universo di Oliver Queen. E così è stato, con una morte tragica, trattata con il giusto rispetto drammaturgico, e che ha avuto un impatto cruciale sull'evoluzione di due personaggi finora usati al di sotto delle loro potenzialità: Laurel, che nel corso della stagione si è gradualmente trasformata nella nuova Black Canary, acquisendo una personalità più interessante, e Thea Queen, il cui ruolo nell'omicidio di Sara ha dato il via ad un percorso di redenzione culminante negli eventi conclusivi del finale di quest'anno, con la sorellina di Oliver promossa al rango di vero e proprio membro del Team Arrow (al posto di Roy Harper, la cui partenza da Starling è stato un altro dei momenti migliori di questa annata).
Certo, ora sappiamo che Sara tornerà: il primo trailer di Legends of Tomorrow, che era stato preceduto dall'annuncio della presenza di Caity Lotz nel cast fisso, conferma che l'ex-fiamma di Oliver tornerà in vita grazie alla Fossa di Lazzaro e si farà chiamare White Canary. Ma ciò non sminuisce l'importanza della sua dipartita, per quanto provvisoria.
Due città, due eroi
Sin dall'inizio della stagione, con Barry Allen che telefona a Oliver al termine di Calma apparente (e l'arciere che conversa con il velocista alla fine di Una città di eroi), era chiaro che le storie di Arrow e The Flash si sarebbero incrociate più di una volta. E non vi è un esempio migliore di simbiosi fra le due serie che il crossover invernale, Flash vs. Arrow e Il coraggio e l'audacia, talmente riuscito che la CW ha già confermato che una collaborazione simile fra i due programmi avrà luogo ogni anno, più o meno nel medesimo periodo. Pur essendo molto diversi, Oliver e Barry - e i rispettivi contenitori televisivi - funzionano bene insieme, dimostrando che le atmosfere più cupe di Arrow e i toni più allegri e propriamente supereroistici di The Flash non sono incompatibili. L'esistenza di Barry, introdotto nella stagione precedente, ha soprattutto aiutato ad aprire l'universo di Oliver Queen per quanto concerne la presenza di eventi e personaggi decisamente sovrumani. Tra questi, per esempio, le due new entries più significative dell'anno...
Ray Palmer e Ra's al Ghul
Al di là del fatto che gli avrebbe prestato il volto un certo Brandon Routh, noto soprattutto per aver interpretato il ruolo principale nel controverso Superman Returns, non c'erano molte aspettative riguardo il debutto catodico di Ray Palmer, alias Atom (un'identità adottata progressivamente nel corso dei ventitré episodi). Reinventato come una sorta di "Tony Stark dei poveri" (ricco, carismatico, invaghito della segretaria), questo Palmer poteva addirittura essere un fiasco totale, dato che sulla carta i suoi comportamenti sono tutt'altro che rassicuranti. A renderlo non solo tollerabile, ma amabile, è stato Routh, con quel suo charme un po' atipico. Ragion per cui era sempre un piacere vedere Ray in azione, sia nella serie madre che in The Flash, dove ha (ovviamente) legato con l'altrettanto simpatico Cisco Ramon. Lo rivedremo, al più tardi, in Legends of Tomorrow, di cui sarà uno dei protagonisti.
Non sappiamo ancora, invece, se rivedremo Ra's al Ghul, per il quale le aspettative c'erano eccome. Noto anche al grande pubblico grazie a Batman Begins, il leader della Lega degli Assassini ha finalmente fatto il suo debutto in carne ed ossa nel mondo di Arrow, dopo varie allusioni nella seconda stagione. Anche in questo caso, il personaggio, così come scritto, non è del tutto convincente (le sue motivazioni fanno un po' acqua, a seconda degli episodi), ma a salvarlo è stato il suo interprete, l'australiano Matt Nable. Notevole anche l'inclusione, nella trama della serie, del dibattito che impazza fra i fan della DC sulla pronuncia del nome del villain: nei videogiochi e nelle varie produzioni animate tutti dicono "Reisc al Ghul", mentre in Batman Begins e Il cavaliere oscuro - Il ritorno lo pronunciano esattamente com'è scritto. La soluzione di Greg Berlanti ed Andrew Kreisberg: i membri della Lega usano la pronuncia "corretta", gli altri quella di Christopher Nolan.
Il finale midseason
Conviene ribadirlo: il cliffhanger con il quale Arrow si era congedato dagli spettatori prima della pausa natalizia rimane un piccolo capolavoro. Pur essendo scontato il fatto che non avrebbero ucciso il personaggio principale della serie, fa ancora un certo effetto vedere Oliver trafitto dalla spada di Ra's al Ghul e lasciato in un precipizio, in punto di morte. Un momento fortissimo, che purtroppo è stato anche l'inizio della fine...
Cosa non ha funzionato
Al Sah-him
"Colui che sopravvive alla lama di Ra's al Ghul diventerà Ra's al Ghul." Questa profezia ha dominato la seconda parte della stagione, incentrata sulla volontà da parte di Ra's di rendere Oliver il suo successore. Una trama orizzontale di per sé non priva di interesse, pur essendo una brutta copia di ciò che il Ra's cartaceo cerca da anni di fare con Batman, ma penalizzata da una pessima caratterizzazione dei due avversari, fino al cliffhanger, questa volta ridicolo, che ha chiuso il penultimo episodio della stagione e causato qualche problema di continuità per quanto riguarda la cronologia di Arrow e The Flash. C'è però da dire che la profezia è stata aggirata in modo interessante, e non ci dispiacerà vederne le conseguenze il prossimo autunno, a patto che il nuovo Ra's al Ghul sia usato un po' meglio dagli autori.
Il triangolo Oliver-Felicity-Ray
Fin dall'inizio ci eravamo detti che la relazione fra Ray Palmer e Felicity Smoak fosse una cattiva idea, in parte perché scritta maluccio (a renderla sopportabile sullo schermo era la bravura di Routh e di Emily Bett Rickards), in parte perché era un palese ostacolo provvisorio alla storia d'amore fra Felicity e Oliver, nonostante gli eventi di Calma apparente (in cui l'arciere, da bravo supereroe, le spiega di non potersi legare sentimentalmente a una donna rimanendo un giustiziere). Il risultato: quasi una stagione intera di intermezzi imbarazzanti (per i personaggi e per il pubblico), fino all'inevitabile uscita di scena di Ray. A questo punto ci auguriamo che, per il prossimo ciclo di episodi, non sia necessario introdurre un altro terzo incomodo per rendere più "interessante" il rapporto fra Oliver e la bella hacker.
La trasferta a Hong Kong
Quando, al termine della stagione precedente, scoprimmo che Oliver aveva passato parte dei suoi cinque anni infernali lontano dall'isola di Lian Yu, la cosa ci intrigò abbastanza. Peccato che ventitré puntate dopo sia saltato fuori che la storyline ambientata a Hong Kong fosse piuttosto priva di sostanza, salvo alcuni momenti legati ad un alleato di Oliver, un certo Maseo, divenuto poi uno dei discepoli di Ra's al Ghul. Ma sono frammenti isolati di un percorso narrativo che in fin dei conti non ha aggiunto un granché alla componente "mitologica" della serie. C'è solo da sperare che le prossime due annate, che chiuderanno la narrazione via flashback, non scendano al medesimo livello.
La scena finale
È la prassi del finale di stagione cercare di rimescolare le carte in tavola e giocare con le aspettative del pubblico, ormai abituato al rispetto dello status quo all'inizio dell'annata successiva. In tal senso, la fine di My Name Is Oliver Queen può anche essere ammirevole, poiché cerca di rimettere in discussione la stessa raison d'être di Arrow. Eppure, proprio per questo è difficile rimanere sconvolti dall'epilogo, poiché è scontato che, in un modo o nell'altro, Oliver Queen tornerà in azione. Come? Lo sapremo in autunno...