È una storia che a raccontarla non ci si crederebbe. Cinque ragazze livornesi, quasi tutte minorenni, catapultate nelle basi americane in Vietnam a cantare per le truppe yankee. Grazie a Wilma Labate questa vicenda incredibile arriva al cinema nel documentario Arrivederci Saigon. A metà anni '60 Viviana Tacchella, Rossella Canaccini, Daniela Santerini, Franca Deni e Manuela Bernardeschi erano Le Stars, gruppo rock al femminile nato un po' come le odierne boy band. In questo, caso, però si trattava di una girl band operaia, formata da cinque musiciste provenienti dalla provincia rossa toscana, Livorno, per l'esattezza Piombino. Mare, porto, fabbriche e soul music. Sì perché Le Stars, nutrite a pane e comunismo, amavano la musica black americana che proponevano grazie alla voce graffiante della giovanissima Rossella Canaccini.
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Come si sono ritrovate cinque musiciste toscane in pieno conflitto? Rossella Canaccini, la più spigliata della band, è la voce principale del documentario che alterna interviste, foto, materiali di repertorio e musica per ricostruire la folle tournée asiatica della band livornese. A quanto pare all'origine dell'inghippo vi sarebbero stati problemi con l'inglese. Le Stars, guidate dall'impresario piombinese Ivo Saggini, hanno firmato un contratto convinte di dirigersi in Estremo Oriente e si sono ritrovate nel Vietnam del Sud, passando da una base militare all'altra, sempre più vicine alla linea di fuoco del fronte.
Livorno - Vietnam: andata e ritorno
L'irriverenza tutta toscana si mescola al tono nostalgico con cui Viviana, Rossella e Daniela rievocano la loro avventura vietnamita (la batterista Manuela Bernardeschi ha deciso di lasciarsi alle spalle l'esperienza musicale molto tempo fa e ha deciso di non partecipare al documentario) ricordando la fatica, la lontananza da casa, la difficoltà di farsi capire e gli orrori della guerra. Impossibile rescindere il contratto e tornare a casa vista l'alta penale prevista, non restava che rispettare le regole d'ingaggio ed esibirsi quattro volte al giorno. Solo parole positive per i soldati americani che, a dispetto delle apparenze, le hanno accolte col massimo rispetto, trattandole come sorelle minori. Rossella Canaccini ci tiene a precisare: "Eravamo sempre insieme, giorno e notte. Malgrado ciò che qualcuno potrebbe immaginare, nessuna di noi avrebbe potuto fare niente".
Paradossalmente il vero dramma per Le Stars è stato il ritorno a casa quando, dopo tre mesi di tournée e un Natale passato sotto le bombe, sono state criticate per essersi esibite per la parte sbagliata. Alle famiglie operaie piombinesi delle cinque musiciste è andato di traverso l'imperdonabile errore di suonare per gli odiati americani. Insieme al soul e al rhythm & blues, in Arrivederci Saigon si respirano, infatti, i contrasti del '68, le manifestazioni pacifiste, il movimento yippie e l'opposizione alla guerra del Vietnam, ma la grande Storia scorre sullo sfondo mentre in primo piano balza il racconto quotidiano di cinque ragazze impegnate a salvare la pelle mentre portano avanti una tournée indimenticabile.
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La guerra vista dalle ragazze del beat
Look beat, capelli corti, occhi bistrati, strumenti sempre vicino a sé, le foto della Stars scorrono in Arrivederci Saigon alternate a materiali d'archivio dell'Istituto Luce, ma il documentario soffre una grave assenza, quella delle performance della band. Assenza dovuta al furto delle valigie delle ragazze nel viaggio di ritorno che ha causato la perdita di tutti i materiali. A compensare (in parte) il vuoto ci pensa la voce graffiante di Rossella Canaccini che, dopo lo scioglimento del gruppo, ha proseguito la carriera da solista partecipando anche a Sanremo, ma è un peccato sentir raccontare una vicenda unica, accompagnata da tanta musica dell'epoca, senza avere testimonianze video dirette.
Resta la sfida - vinta - di riportare in vita un'epoca facendo respirare al pubblico gli umori, la calura, i timori di una manciata di adolescenti che hanno vissuto con passione e leggerezza un'esperienza che avrebbe segnato per sempre le loro vite. Il tutto grazie alla capacità di Wilma Labate di dare spazio alle sue protagoniste con la complicità del co-autore del soggetto Giampaolo Simi e del direttore della fotografia Daniele Ciprì. Oscillando tra particolare e universale, Arrivederci Saigon ci permette di rivivere un'epoca storica con vivacità, filtrata attraverso lo sguardo di adolescenti inesperte, che hanno toccato con mano la guerra del Vietnam quasi senza rendersene conto e che ce ne riportano una testimonianza inedita, divertente e toccante.
Movieplayer.it
3.5/5