Ci sono film che sono ricatti emotivi. Ogni volta che li vedi passare in tv, ogni volta che ci inciampi per caso, ti obbligano a fermarti, ti attraggono come calamite. Non riesci proprio ad andare oltre, a mandarli via. A volte il ricatto emotivo dura giusto il tempo di una scena memorabile, altre volte dura sino ai titoli di coda. Senza paura di essere smentiti e senza un briciolo di vergogna, siamo fieri di ammettere che Armageddon appartiene a questa categoria. Perché non basterà conoscerne a memoria ogni singola battuta, no. Ogni volta che Harry e il suo gruppo di valorosi estrattori di petrolio ti appaiono davanti agli occhi, dentro avverti un profondo senso del dovere e di appartenenza, come se fossi chiamato a salvare il mondo dalla minaccia di un asteroide grande quanto il Texas.
Esagerazioni a parte, il film dello snobbato Michael Bay ha qualcosa di magnetico nel suo strano amalgama di patriottismo, eroismo e innegabile romanticismo. Attraversato da un trascinante spirito di cameratismo e da un'idea di amore universale (per figlie, padri, fidanzate, nazioni intere), il blockbuster arrivato nelle sale americane il 1 luglio 1998 compie 20 anni e non smette di avere un certo impatto sull'immaginario collettivo. Uscito nello stesso anno del quasi gemello Deep Impact, Armageddon è stato la sublimazione di una strana paura collettiva; come se l'incombere del nuovo Millennio dovesse per forza coincidere con la fine di qualcosa. Lo spauracchio del Millennium Bug diventò un meteorite da abbattere, e quell'asteroide fu un ottimo pretesto per incensare la supremazia americana sulla Terra e nello spazio (come se la Guerra Fredda non fosse ancora finita), Paese dove germogliano padri esemplari, grandi uomini e nuove versioni di Penelope, pronte ad aspettare il ritorno a casa del loro amato Ulisse. Nonostante una retorica di fondo per alcuni insopportabile, è impossibile negare il fascino di una storia appassionante, in cui uno spettacolo pieno di pathos si coniuga a meraviglia con sentimenti facili, sbattuti in faccia senza pudore.
L'epico orgoglio collettivo dell'umanità, il coraggio di chi ha tutto da perdere, la fedeltà alle proprie promesse e ai propri ideali fanno di Armageddon un enfatico concentrato di emozioni. Dominato dal sorriso sornione e rassicurante di Bruce Willis, illuminato dalla bellezza candida e splendente di Liv Tyler e dal volto acerbo di un volenteroso Ben Affleck, il film di Bay ha creato un filone in cui ansie, attese e preghiere si fondono nel genere pre-apocalittico. O si odia, o si si ama. Nessuna via di mezzo. Se appartenete alla seconda scuola di pensiero, come noi, sapete già che Armageddon diverte, intrattiene ed emoziona come pochi altri film. È grande, esagerato e roboante come solo al cinema sanno essere le cose. Quindi eccoci qui, a rispolverare le cinque scene più emozionanti del film. Senza dimenticare mai che, qualsiasi cosa accada, nonostante tutto, ci sarà sempre un Bruce Willis pronto a salvarci. Tutti quanti.
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1. Crackers dolcissimi
L'asteroide si avvicina, due innamorati sono destinati ad allontanarsi. Nonostante suo padre non approvi la loro relazione, Grace non ne vuole sapere di lasciar perdere A.J.. In un'atmosfera da spot smielato, con alberi e casette isolate che si stagliano dentro tramonto arancione, Liv Tyler e Ben Affleck danno vita una delle sequenze più romantiche del film. In un misto di sensualità e tenerezza i due giovani vivono il loro ultimo momento di intimità prima della pericolosa missione spaziale, giocano, si lanciano sguardi complici, simulano un documentario con crackers a forma di animali sul corpo di lei. Il tocco di classe? Un film basato sul rapporto padre-figlia che in una delle sue scene principali è suggellata da un vero padre che canta per la sua vera figlia. Come dimenticare I Don't Want to Miss a Thing degli Aerosmith con Steven Tyler a fare da sottofondo a uno dei dialoghi più memorabili di Armageddon. Lei chiede: "Credi sia possibile che da qualche parte, nel mondo, ci sia qualcuno che fa la stessa cosa in questo momento?". Lui risponde: "Lo spero proprio. Altrimenti che accidenti stiamo salvando?".
2. Il discorso del presidente
È molto probabile che tanti abbiano scoperto porzioni ancora ignote della propria epidermide grazie a questa scena. Pelle d'oca in ogni dove per il mitico (o forse sarebbe meglio dire mitologico) discorso del presidente americano poco prima della partenza dei due shuttle. Gli occhi, le orecchie, i cuori e le speranze del mondo intero sono rivolti verso quattordici indomiti eroi che voleranno nello spazio per far esplodere un asteroide che incombe sulle nostre teste. L'America incensata e glorificata con smaccato patriottismo, la NASA come fiore all'occhiello dell'umanità, parole piene di enfasi ed epica collettiva. Ma il vero colpo di grazia arriva quando un bambino, seduto davanti alla tv, riconosce un uomo dal volto familiare, un signore che spesso si fingeva venditore ambulante pur di vedere suo figlio. Il piccolo dice: "Mamma, mamma. C'è il venditore ambulante in tv!". E la madre replica: "Non è un venditore ambulante. Quello è il tuo papà". Per farvi capire quanto sia diventata iconica questa scena, basta digitare "discorso presidente" su YouTube. Bene, dopo "senato" e "della repubblica", il terzo risultato è "Armageddon".
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3. Passaggio di testimone
Tra Harry e A.J. c'è sempre stato un rapporto particolare. Il padre di Grace, ruvido e severo nei confronti del ragazzo, ha sempre visto in lui un secondo figlio da spronare, una persona acerba da cui pretendere finalmente la maturità di un uomo. Nonostante i contrasti, tra i due c'è sempre stata una latente stima reciproca, un legame enfatizzato da un'altra scena molto emozionante di Armageddon. Qualcuno deve morire per salvare il mondo. Quel qualcuno viene estratto a sorte. A immolarsi sarà proprio A.J. Ed è qui che Harry, sostituendosi al giovane, compie il suo atto d'amore più grande, che è duplice. Da una parte concede al ragazzo la sua fiducia, dichiarandogli finalmente di volergli bene come un figlio. Dall'altra c'è un toccante passaggio di testimone, affidandogli il cuore di sua figlia.
4. Vinciamo noi, Grace
Un pulsante per fare esplodere in mille pezzi il cuore di milioni di spettatori. Il sacrificio di Bruce Willis è l'apice emotivo del film, l'insostenibile momento in cui le lacrime scorrono potenti senza possibilità di sottrarsi al pianto di rito. Un padre non riesce a mantenere la sua promessa (quella di tornare) pur di salvare tutto il pianeta. Dopo un toccante, ultimo saluto con Grace che si specchia nel carattere e negli insegnamenti paterni, Harry fa esplodere la bomba, ma sullo schermo deflagrano solo ricordi felici, sprazzi di un passato e di un futuro impossibile da vivere insieme (il matrimonio della ragazza) in cui un padre e una figlia ci fanno commuovere ogni maledetta volta.
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5. Il ritorno degli eroi
Allacciate le cinture e reggetevi forte: qui Michael Bay tocca l'apice di ogni delirio patriottico, la vetta di ogni ricatto emotivo. I pochi superstiti della folle missione, riuscita grazie all'altruismo di un grande americano (ovviamente), tornano a casa in un turbinio di abbracci, riconciliazioni, bandiere statunitensi che svolazzato ovunque e frasi ad effetto come: "Chiedo il permesso di stringere la mano alla figlia dell'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto". Come se non bastasse, Armageddon si congeda con il matrimonio tra Grace e A.J. ancora sulle note degli Aerosmith. Harry non ha potuto accompagnare sua figlia all'altare, ma è ancora qui, anche dopo vent'anni. Perché chi non si emoziona con questo film ha un arido meteorite al posto del cuore.