Se uno pensa al canale americano FX, pensa soprattutto alle serie drammatiche: The Shield, Sons of Anarchy, The Americans, Fargo, Rescue Me, Nip/Tuck, American Horror Story e la recentissima American Crime Story. Un po' meno nota è la sua produzione comica, rappresentata principalmente da Louie e C'è sempre il sole a Philadelphia.
In questa categoria rientra anche un oggetto curioso, animato, di cui è attualmente in corso sugli schermi americani la settima stagione: Archer, spy comedy creata dallo sceneggiatore Adam Reed. Sin dal suo esordio nel 2010, la serie è apprezzata per il suo approccio satirico e dissacrante, e per un cast di prim'ordine. Le prime sei stagioni sono disponibili in Italia su Netflix (la settima dovrebbe arrivare in autunno), e a nostro avviso meritano di essere recuperate se cercate un prodotto televisivo intelligente e spassoso. Ecco i motivi.
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1. Sterling Archer
Cosa succederebbe se James Bond fosse un perfetto imbecille? La risposta si trova nel protagonista di Archer, una superspia il cui (talvolta discutibile) talento non può mascherare i suoi tanti difetti: è immaturo, misogino, alcolizzato (la sua versione del "Padre nostro" inizia con "Bloody Mary che sei nella vodka"), donnaiolo, egoista, narcisista, ossessionato dalla cultura popolare americana. Preferisce ubriacarsi e andare a donne piuttosto che pianificare le missioni, e ha un legame a dir poco disfunzionale con la madre. Eppure è impossibile odiarlo, in parte perché sotto sotto ha un cuore, ma soprattutto per via della performance vocale dell'attore H. Jon Benjamin (protagonista di un altro cartoon di successo, Bob's Burgers), la cui recitazione volutamente monocorde, a metà fra ubriaco e arrabbiato, rende quasi adorabili anche le battute più squallide del suo personaggio.
2. Le gag ricorrenti
Nel corso di sette stagioni Archer ha accumulato una quantità cospicua di situazioni, immagini e frasi da sfoderare nei momenti più opportuni per far ridere il pubblico. Le due più note sono senz'altro la segreteria telefonica del protagonista, un practical joke ancora in grado di sorprendere (e, nel caso degli altri personaggi, irritare), e la battuta "Phrasing", equivalente archeriano del "That's what she said!" che regalò tanti momenti esilaranti ai fan di The Office. A queste possiamo aggiungere la promiscuità sessuale di Malory Archer, i comportamenti strani della segretaria Pam Toovey, il sospetto che lo scienziato pazzo Krieger sia in realtà un clone di Adolf Hitler e il povero Ray Gillette che viene ripetutamente mutilato e/o paralizzato durante le missioni. Senza dimenticare una certa irriverenza metatelevisiva riguardo le gag in questione, come quando Archer si chiede, giustamente, se "Phrasing" fa ancora parte di queste.
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3. Il cast
Molti critici americani definiscono quello di Archer "il miglior cast di una serie animata" nel panorama televisivo attuale. Difficile dargli torto, sentendo le interazioni fra il già citato Benjamin ed attori del calibro di Jessica Walter, Aisha Tyler, Chris Parnell e Judy Greer. Una chimica che rasenta il magico, soprattutto se si considera che il più delle volte, a differenza di altri cast animati, gli attori non si trovano nella stessa stanza quando registrano le battute. Molto ricco anche il gruppo di guest star che impreziosiscono ogni singola stagione, tra cui Jeffrey Tambor (che rifà Arrested Development insieme alla Walter), Christian Slater, J.K. Simmons, Burt Reynolds - l'attore preferito di Archer - e Timothy Olyphant. In particolare, a Slater dobbiamo l'insulto più creativo, e purtroppo intraducibile, nei confronti della vita sessuale di Archer: "He's had the clap so many times it's practically applause!" (un pun basato sul fatto che la parola "clap" in inglese può indicare sia la "gonorrea" che il verbo "applaudire").
4. Il coraggio di cambiare
Pur avendo una formula collaudata ed efficace, Archer non ha mai esitato a trasformarsi se necessario. Nello specifico, nella quinta stagione, intitolata Archer: Vice e basata visivamente su Scarface e Miami Vice, i protagonisti smettono di essere spie e decidono di diventare narcotrafficanti, dopo aver scoperto che l'agenzia per cui lavoravano non era autorizzata dal governo americano (in realtà questo cambiamento fu dovuto al fatto che non era più possibile usare il nome dell'agenzia, che era ISIS). Nella settima invece, dopo essere tornati allo spionaggio nell'annata precedente, diventano investigatori privati, come si può vedere in questo esilarante trailer basato sui titoli di testa di Magnum P.I.:
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5. Fuori dal tempo
Il fascino di Archer è legato anche alla sua estetica squisitamente, volutamente rétro. Per volere di Reed, la serie è ambientata in una non-epoca tutta sua, dove tecnologie moderne coesistono con strumenti lavorativi decisamente più attempati. Questo si ricollega anche alla mentalità di Archer, cresciuto con i James Bond di Sean Connery e Roger Moore e la filmografia di Burt Reynolds, e quindi ancorato in un immaginario d'altri tempi. Un immaginario evocato anche nell'animazione, fluida ed impeccabile ma al contempo un omaggio ai cartoon televisivi degli anni Sessanta e Settanta, ai quali Reed rende spesso omaggio con le proprie creazioni.