Un film profondamente politico, un omaggio alla storia e alla memoria di un paese, il Brasile, attraverso l'impavida marcia solitaria di una donna alla soglia dei sessanta che si ritrova a lottare contro un sistema di potere corrotto.
Il cammino di Aquarius di Kleber Mendonça Filho è cominciato allo scorso Festival di Cannes conquistando il consenso della critica e sollevando polemiche in patria: in molti videro nella protagonista Clara (un'imperturbabile e sensualissima Sonia Braga), critica musicale alle prese con una società immobiliare, che vorrebbe sfrattarla dalla sua casa per poter demolire l'intero stabile e costruire un grattacielo di lusso, l'immagine dell'ormai ex presidente del Brasile Dilma Rousseff, sospesa per impeachment dalla propria carica il 12 maggio 2016.
Una destituzione che Mendonca, che incontriamo a Roma per la presentazione del film, non esita a definire "una cacciata dovuta a manovre bizzarre, assurde e per niente democratiche da parte di alcuni esponenti del governo". E sulla mancata candidatura di Aquarius da parte del Brasile ai prossimi Oscar ci dice: "Il nuovo ministro della cultura ha scelto come rappresentante della commissione selezionatrice del film che avrebbe rappresentato il Brasile nella corsa agli Oscar per il Miglior Film Straniero, un giornalista di destra che ci aveva molto ostacolato, e credo non sia un caso che al posto di Aquarius sia stato scelto alla fine un altro film".
Da Cannes all'uscita in sala, tra politica e omaggio personale
Clara è una donna piena di vitalità e infinite dolcezze, ma è anche una combattente dura e pura. Qualcuno ha suggerito un parallelismo con l'ex presidene del Brasile, Dilma Rousseff. Ma chi è veramente?
Il film è stato scritto tra il 2012 e il 2013 e quindi sarebbe stato impossibile pensare a Dilma Rousseff visto il periodo, ma noi artisti siamo come delle antenne e riusciamo spesso a cogliere dei segnali della vita sociale anticipando così alcuni fatti. L'elezione di Dilma, un presidente donna in una società ancora così misogina, ha scatenato delle reazioni e sicuramente qualcosa potrebbe essere finito nel film.
La verità è che ho scritto Clara pensando a mia madre morta di cancro al seno nel 1995 quando aveva 54 anni; ci ho messo un po' ad elaborarlo, ma credo che nella mia testa Clara sia l'estensione di come sarebbe stata mia madre se avesse vissuto fino a 65 anni. Non è un documentario su di lei, ma mi sono sentito molto a mio agio a scrivere questo personaggio: non ho dovuto fare nessun tipo di ricerca perché lo conoscevo bene, sapevo che tipo di donna fosse.
A Cannes fu considerato un messaggio politico su quanto stava succedendo in quel periodo alla presidente del Brasile. Come è proseguito in patria il dibattito politico attorno al film?
Aquarius è uscito in Brasile il 1 settembre e dalla sua presentazione a Cannes fino a oggi non è passata settimana in cui non ci fosse articolo che ne parlasse. Stranamente e in maniera assolutamente non pianificata sembra che ormai il mio film sia destinato a intrecciarsi con gli eventi della vita politica brasiliana. Ma è pura follia come ad esempio l'associazione tra Aquarius e il triste destino di Dilma cacciata dal palazzo del governo: qualcuno ha addirittura pensato al film come a un documentario sull'ex presidente del Brasile, ma non lo è affatto.
A Cannes protestammo perché stavano succedendo delle cose gravissime nel nostro paese ed eravamo -come anche oggi del resto - nel bel mezzo di una crisi. Un piccolo gesto politico però l'ho voluto fare: cancellare in post produzione due grattacieli che si vedevano durante una panoramica. Erano alcuni edifici di 40 piani, una specie di Torri Gemelle costruite in maniera completamente illegale una decina di anni fa nel centro di Recife. Ogni volta che il film viene visto a Recife o in luoghi in cui gli spettatori riconoscono lo skyline della città, il pubblico finisce sempre per applaudire quella scena.
La casa di Clara è piena di oggetti: vecchi dischi, scaffali di libri e un poster di Barry Lyndon che campeggia nel suo salotto.
L'appartamento di Clara è come un archivio personale pieno di tante piccole cose che le appartengono e che per lei hanno significato qualcosa fino a quel momento, come in fondo succede nelle case di tutti noi. Ma sono semplicemente dei dettagli della vita della protagonista che danno un sapore e un colore al film. La stessa cosa succede con il poster di Barry Lyndon: ho voluto fare un omaggio a un film che amo e ho immaginato che Clara lo avesse visto nel '76 quando uscì in Brasile e che poi a Parigi ne avesse acquistato il poster.
Il mondo di Clara
La musica ha un ruolo fondamentale, è quasi un secondo protagonista che scandisce i momenti fondamentali della vita di Clara.
La scelta delle musiche per un film è sempre molto difficile. Per esempio: uno dei miei gruppi preferiti sono i Radiohead, non mi perdo un loro concerto, ma non li userei mai perché sarebbero poco adatti a raccontare le mie storie, sono troppo moderni e usati ormai da molti giovani registi.
All'inizio del film ho voluto invece utilizzare 'Another one bites the dust' dei Queen, un pezzo che non è certo famoso quanto Bohemian rhapsody ma che ti porta subito in una certa atmosfera ed è molto funzionale alla storia.
Poi ci sono i brani di Gilberto Jill, come Padre e Madre, una canzone scritta per i genitori preoccupati che fosse gay e in cui si spiega l'importanza della libertà di poter decidere chi baciare, uomo o donna che sia.
Non è facile capire quale sia la musica giusta: è un po' come scegliere la playlist per la festa di un amico.
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L'approccio al tema del cancro al seno che affligge la protagonista, è caratterizzato da un grande equilibrio. Ne ha discusso anche con Sonia Braga?
Sonia ha capito la sceneggiatura sin dall'inizio, non c'è mai stato bisogno di discuterne con lei. E' stata ed è ancora in Brasile l'immagine della bellezza femminile e del desiderio e penso sia stato molto coraggioso da parte sua recitare nella scena in cui si mostra mutilata per una mastectomia, tanto da spingere alcuni giornalisti a chiederle se avesse avuto il cancro al seno, senza accorgersi che si trattava di un trucco di scena.
Io invece conosco bene questa esperienza, perché mia madre si ammalò di cancro al seno nel '78 e ne morì poi nel 1995 quando la malattia riapparve. Credo che chiunque riesca a sopravvivere a un cancro, si senta un po' un super eroe o una super donna; per molti anni ho avuto l'idea di mia madre come una wonderwoman e l'ho voluta in qualche modo inserire nel film.
In una scena Clara si rivolge al giovane ingegnere dicendo che "l'ignoranza si attribuisce spesso alle classi più povere, ma in realtà appartiene a quelle più istruite".
E' la dichiarazione politica più diretta del film ed è valida non solo per il Brasile. Molti esponenti della elite brasiliana dicono stupidaggini, non sono colti e la vita politica e sociale del paese non è certo una loro priorità, pensano a se stessi dimostrando una profonda ignoranza sulla storia della nostra società. Credo veramente a quella frase, ma spero che non serva a etichettarmi come marxista! In molte proiezioni, non solo in Brasile ma anche a New York o a Mar del Plata, il pubblico spesso si ritrova ad applaudire quella scena.