Sottovalutare Arthur Curry è un grosso errore. Il supereroe DC lo ha già dimostrato nel primo Aquaman di James Wan del 2018, sbancando ai botteghini mondiali. Prima di lui Warner Bros. aveva riposto speranze di successo in titoli ben più promettenti e dedicati a personaggi molto più amati. Pensiamo a L'uomo d'Acciaio, a Batman v Superman: Dawn of Justice o al primo e problematico Suicide Squad di David Ayer. Il migliore di questi ha incassato 874 milioni di dollari, comunque sommerso di critiche e altamente divisivo. In cinque anni di Universo Esteso DC, solo un film è riuscito a superare la soglia del miliardo di dollari, l'unico senza Batman, Superman o Joker come protagonisti, quello più inaspettato. Aquaman ha dimostrato che dagli abissi della cultura popolare si può riemerge e dimostrare tutto il proprio valore, specie se guidati da un cineasta illuminato come James Wan, prodotti da Peter Safran e sotto l'egida di Walter Hamada.
Diciamo anche che il cambio ai vertici post-flop Justice League ha fatto molto bene alla salute dell'etichetta, ma pure tutta la visione del filmmaker, la tecnica e gli effetti speciali, il circo aquatico cinematografico messo in piedi in un cinecomic divertente, mai serioso e spettacolare. Cinque anni dopo, nonostante il trionfo del suo predecessore, Aquaman e il Regno Perduto non sembra in grado d'intercettare l'interesse del grande pubblico, persino degli appassionati, per questioni distanti dal merito e invece legate a rumor dilaganti e a un momento storico non certo propizio per l'ultimo scampolo cinematografico di un progetto ormai defunto di cui proprio il sequel di James Wan pianterà lapide e data di decesso. Eppure il full trailer di Aquaman e il Regno Perduto mostra un titolo energico e visivamente straripante che potrebbe in qualche modo cambiare il destino del progetto.
Una manta un po' arrabbiata
Al giorno d'oggi, tutto è comunicazione. Dal modo in cui si vende un prodotto è già intuibile il successo o il riscontro che avrà. E per massimizzare i risultati è purtroppo fondamentale creare un evento, specie se si tratta di titoli dal budget spropositato e destinati al pubblico generalista. Aquaman e il Regno Perduto non ha minimamente cavalcato questo modus operandi, per altro nemmeno preoccupato di una fisiologica assenza di promozione con le star a causa dello sciopero degli sceneggiatori e degli attori di Hollywood. Il film uscirà infatti il 20 dicembre come programmato, con un trailer approdato online a ridosso dei 100 giorni dalla release. Di fatto, né Warner Bros. né la nuova DC considerano il sequel con Jason Momoa un evento da supportare, piuttosto uno scomodo capitolo di cui liberarsi in fretta senza troppe perdite. E di flop, quest'anno, la DC ne ha già avuti due e importanti: The Flash e Blue Beetle. Se è vero che non c'è due senza tre, Aquaman è destinato al fallimento per mancanza di continuity con il futuro dell'etichetta, perché venduto male, perché rappresenta una generazione passata di cocenti delusioni. Questo almeno apparentemente, giudicando i tanto discussi test screening e l'effettiva lavorazione del titolo, ma il trailer sembra parlare un'altra lingua, promettente, vivace, chiara: quella del sequel più grosso e cattivo.
Dando finalmente una prima ed estesa occhiata al film, infatti, salta all'occhio la volontà di recuperare tutti gli stilemi funzionali della prima avventura per poi ingrandirli e migliorarli, dando ovviamente ampio spazio e risalto al villain di turno, il Black Manta di Yahya Adbul-Mateen II. Cambia però la narrazione. Arthur è adesso Re di Atlantide e padre di un bambino avuto con Meera. Si divide ancora tra vita terreste e aquatica, spostandosi "per lavoro" dal faro di famiglia al regno sommerso, finché Black Manta non decide di attaccare Atlantide e distruggere la vita ad Aquaman. Il Regno Perduto del titolo dovrebbe fare riferimento a uno dei Sette Regni già noti ai fan DC, quello più oscuro e corrotto. A quanto pare, Black Manta sfrutterà il potere del perduto Tridente Nero per eliminare l'intera discendenza atlantidea, scatenando una guerra senza quartiere nelle profondità oceaniche. Per impedire che ciò avvenga, Arthur collaborerà con il fratellastro Orm (Patrick Wilson), che sembra proprio avrà un glow up caratteriale molto interessante e al centro di un'intrigante bromance con Aquaman.
Intrattenimento prima di tutto
Al netto delle controversie legate a una particolare scena che ha fatto uscire molti spettatori dai test screening e al suo - purtroppo - inossidabile legame col passato, Aquaman e il Regno Perduto si presenta in tutta onestà come un prodotto more of the same del precedente, ordinando solo determinati fattori per delle modifiche necessaria al prosieguo. In concreto, è presto per giudicare la stesura della sceneggiatura, la bontà della narrazione e dei dialoghi e la run time di 1 ora e 55 minuti (se troppo breve, adeguata o persino lunga), ma l'idea di un sequel diretto che mantiene intatte vibrazioni e stile del franchise è già un elemento a favore del progetto, al primo impatto figlio di una stessa visione concettuale ed estetica, colorata, vivace, epica e potente. L'obiettivo è intrattenere e nel cinema di Wan l'intrattenimento viene davvero prima di tutto, per altro intercettando sempre le finalità di genere, per cui è difficile pensare a un film che si prende troppo sul serio nonostante la sequenza di cui sopra, che potrebbe essere stata addirittura rimossa.
Problemi di tono, evidentemente, ma un buon miscellanea di emozioni, azione e divertimento non guasta mai a un titolo mainstream come questo. L'essenziale è regalare un'esperienza che sia vicina alla precedente ma nuova, differente. Il filmato anticipa combattimenti sottomarini virtuosi e ricercati, creature aquatiche affascinanti, un viaggio tra fratelli che cambierà per sempre il loro rapporto, rafforzandolo o distruggendolo del tutto. Le promesse ci sono, le promesse meno. A un film come Aquaman e il Regno Perduto non è permesso spingersi oltre, in questa fase transitoria. Il danno è evidentemente calcolato, ma sarebbe davvero un peccato scoprire un'epopea oceanica ben confezionata distrutta da una comunicazione rovinosa, da voci di corridoio inesatte e da una gestione disinteressata a una disagevole eredità.