Anywhere Anytime, la recensione: un cinema sociale nel segno di un nuovo Neorealismo

Milad Tangshir guarda a Ladri di biciclette di Vittorio De Sica per raccontare la storia di Issa, migrante senegalese che cerca di sopravvivere in un Paese che non lo vede. Unico film italiano in concorso alla Settimana Internazionale della Critica.

Anywhere Anytime, un'immagine del film

Le nostre città sono piene di invisibili. O meglio, sono piene di persone che scegliamo di non vedere. Un po' perché ci fa comodo, un po' perché siamo esseri egoisti. Un po' perché scegliamo di non guardare negli occhi la disperazione di chi cerca di sopravvivere. C'è chi prova a farlo salendo in sella a una bici dalla vernice sbeccata e pedalando in giro per la città ogni volta che sul telefono arriva una notifica. Uno zaino quadrato in spalla, e via. Issa (l'esordiente non professionista Ibrahima Sambou) è uno di loro. Arrivato dal Senegal in cerca di un futuro migliore, il ragazzo prova a restare a galla in un Paese straniero. Milad Tangshir racconta la sua storia in Anywhere Anytime.

Una riflessione sui nostri tempi

Anywhere Anytime Una Scena
Ibrahima Sambou, il protagonista

Primo film di finzione del regista italiano trapiantato a Torino e unico film italiano in concorso alla Settimana della Critica, Anywhere Anytime è legato a doppio filo a Ladri di biciclette, il classico di Vittorio De Sica. Se la pellicola del 1948 era una delle stelle polari del Neorealismo quella di Milad Tangshir racconta un neo Neorealismo. Un omaggio sì, ma anche la rappresentazione di un'amara realtà. Antonio Ricci, l'attacchino comunale interpretato da Lamberto Maggiornai, ora ha lasciato il posto ad un altro disgraziato. Senza documenti, solo, Issa rappresenta tutti gli uomini e le donne in balia della mercé di un mondo arido fatto di disuguaglianze profonde.

Anywhere Anytime Un Immagine
Vita da rider

Come il protagonista del film di De Sica, anche il giovane ragazzo senegalese vede nella sua bicicletta la speranza per risollevare un po' la testa e, pedalata dopo pedalata, restare in piedi. Ma quando gli viene rubata nel mezzo di una consegna, Issa si ritrova perso, costretto a vagabondare per la città nel tentativo di ritrovarla. Ambientato in una Torino volutamente lontana dall'eleganza architettonica del centro, tra il mercato di Porta Palazzo e la stazione di Porta Nuova, Anywhere Anytime è un'odissea umana.

Un dramma che, simile, si consuma quotidianamente senza che ce ne accorgiamo. Il titolo, inoltre, si riferisce alla scritta sullo zaino che il rider protagonista porta sempre con sé. Ovunque sempre. Ogni nostra voglia, ogni nostro desiderio esaudito a portata di un click. Il film di Milad Tangshir è anche una riflessione sui nostri tempi e su un nuovo schiavismo che abbiamo scambiato per un servizio, una comodità.

Un cinema sociale e politico

Anywhere Anytime Una Foto
Ibrahima Sambou in un momento del film

In programma anche al Toronto International Film Festival, Anywhere Anytime è cinema sociale e politico. Realizzato con attori non professionisti, il film nel seguire il protagonista nella sua peregrinazione per la città racconta anche il nostro presente e la lotta tra esseri umani che cercano di imporsi gli uni sugli altri mentre chi siede nelle stanze del potere sceglie il loro destino in base a convenienze economiche.

Accompagnato da musica africana, tra Tesfa-Maryam Kidane e l'Orchestra Baobab, non dimentica mai l'umanità. Lo fa attraverso gli incontri che puntellano la narrazione. Come quello tra Issa e un'altra giovane migrante che sogna di fare la cantante, ma si ritrova a fare l'elemosina perché "avere la voce bellissima non serve a niente" o quello con un'anziana che riconosce la tristezza negli occhi del ragazzo, ma lo invita a non farlo capire alla sua mamma rimasta in Senegal. Lì fuori è pieno di Issa sparsi in giro per il mondo, Anywhere Anytime ci porta al loro fianco. Senza voltare lo sguardo altrove.

Conclusioni

Il primo lungometraggio di finzione di Milad Tangshir è un debutto potente. Fortemente attuale quando legato al neorealismo di Ladri di biciclette. Il protagonista, un giovane migrante del Senegal, rappresenta tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lottano per restare a galla in una società che li considera invisibili mentre sono sotto scacco di un potere che ne decide il destino in base a convenienze politiche ed economiche.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • L’omaggio e rivisitazione di Ladri di biciclette
  • La scelta di lavorare con attori non professionisti
  • Una colonna sonora caratterizzata da sonorità africane
  • Ambientare il film in una Torino lontana dalla rappresentazione consueta

Cosa non va

  • L’inesperienza degli attori nella prima parte del film è più palpabile