Viviamo in un periodo storico in cui non c'è più tempo. La serialità sceglie quindi di dare spazio soprattutto alle miniserie o serie limitate - pochi episodi, addirittura sei, anche se magari di quasi un'ora ciascuno - su cui concentrare le proprie energie per un binge watching, e poter poi passare ad altro. Neanche il tempo di affezionarsi ai personaggi e alle loro storie, che si passa già al racconto a puntate successivo. I colpi di scena devono quindi essere forniti allo spettatore facilmente distratto, senza centellinare troppo le informazioni, e gli sviluppi, le risoluzioni e le risposte devono arrivare altrettanto presto, perché il pubblico non ha più la pazienza di aspettare.
Nonostante questo, alcune miniserie riescono comunque a distinguersi nel vasto panorama di un numero sempre maggiore di prodotti "tutti uguali" che hanno comunque ognuno i propri meriti. Tra queste c'è Anthracite - Il caso della setta degli Ecrins, arrivata su Netflix e subito balzata in Top 10 grazie al mix di dramma, umorismo e mistero che contiene. E arriva anche la nostra entusiastica recensione, perché la serie è da non perdere.
Una trama tra le montagne
Siamo nel 1994 e il suicidio di massa di una setta sconvolge la tranquillità di Levionna, un villaggio tra le Alpi francesi, finendo sulla stampa nazionale. Dopo un salto temporale nel 2024, la trama di Anthracite passa a due eventi che fanno precipitare il paesino nuovamente nel terrore: l'omicidio di una ragazza in un rituale macabro dopo una serie di misteriose sparizioni sempre di sesso femminile, e la scomparsa di un giornalista che ai tempi aveva documentato il caso e ora era tornato tra quelle montagne impervie per qualche motivo segreto. La figlia di quest'ultimo, Ida, una ragazza con poche capacità sociali ma grandi abilità online, tanto da aver creato una comunità-blog che risolve in modo dilettante casi in giro per il Paese, si reca immediatamente sul posto per ritrovare il genitore. Qui conosce un ragazzo, Jaro, anche lui con un passato legato alla setta e che si ritrova invischiato nel caso suo malgrado.
Una cast folle e coinvolgente
Creata a sei mani da Fanny Robert (co-ideatrice di Profiling), Maxime Berthemy e Mehdi Ouahab, basandosi su una vicenda realmente accaduta, la serie Netflix vede protagonisti Noémie Schmidt, il cantante Hatik e Camille Lou. La prima interpreta Ida, caratterizzandola da subito come eccentrica, fin troppo schietta e inopportuna ma anche adorabilmente competente e determinata, facendo parteggiare da subito il pubblico per la sua causa. Un'ossessione, la sua, che ricorda quella di Darby Hart in A Murder at the End of the World. Il secondo è Jaro, alla sua prima esperienza di recitazione, e sebbene sia claudicante è l'elemento esterno che serve a far scontrare due mondi diversi in quel microcosmo tra la neve. La terza è Giovanna, la poliziotta con un trauma nel passato, insospettita dalle sparizioni di ragazze una dietro l'altra, che come da copione non viene creduta da nessuno, né dal marito né dai colleghi maschi, mentre è convinta che i casi a distanza di trent'anni siano collegati. I personaggi femminili sono i più interessanti e sfaccettati della storia e i veri motori dell'azione, mentre quelli maschili sembrano combinare un disastro dietro l'altro. Non solo: il misterioso guru della setta sembrerebbe l'unico sopravvissuto, ora è in manicomio ma sembra avere qualcosa da dire proprio a Ida.
Un mistero inquietante
Proprio di traumi parla Anthracite, che si distingue da subito dalle altre serie thriller sulla piattaforma per i numerosi colpi di scena volti ad aumentare la tensione narrativa e ben piazzati - soprattutto perché, come dicevamo prima, non c'è molto tempo a disposizione e quindi bisogna approfittare per far accadere più eventi possibili ai protagonisti, ma senza mai esagerare. Allo stesso tempo la classica narrazione su due piani temporali - il 1994 e il 2024 - mescolando in montaggio sequenze dal presente e flashback, serve a mettere sul tavolo un puzzle che via via venga ricostruito dallo spettatore.
Non solo: è l'aspetto più cruento e sanguinolento della vicenda, che mette in scena i rituali della setta e il loro ciclico ripetersi ad inquietare maggiormente e far venire i brividi, soprattutto perché l'ispirazione è una storia vera e casi del genere li abbiamo già sentiti al telegiornale o letti su internet. Così come le morti atroci che colpiscono alcuni personaggi, quasi figli di un'epoca d'altri tempi, che mettono sul piatto la tematica religiosa insieme a quella ecologista. Il tema della fede, forse perché il più tangibile e realistico in una serie di situazioni paradossali come spesso capita nei thriller, diviene il punto di forza della miniserie, pronta a sconvolgervi e farvi sussultare per i segreti che porterà alla luce fino alla fine.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Anthracite - Il caso della setta degli Ecrins confermando la potenza narrativa della storia raccontata, per l’ispirazione reale, i richiami all’attualità, gli archetipi narrativi legati al genere thriller e la protagonista, carismatica, con la quale si entra immediatamente in sintonia.
Perché ci piace
- La protagonista Ida.
- Il mistero di fondo.
- Il realismo e la crudezza della messa in scena.
- La tematica religiosa.
Cosa non va
- L'overacting di Hatik.
- Alcune situazioni e sviluppi possono sembrare surreali, ma fa parte del gioco.
- La colonna sonora un po' ruffiana.