Tra gli eventi clou della decima edizione del Future Film Festival abbiamo avuto il piacere di assistere alla proiezione in anteprima mondiale di ventidue minuti dell'ultima creazione targata Blue Sky Studios, il lungometraggio d'animazione 3D Ortone e il mondo dei Chi che uscirà nelle sale italiane il 18 aprile. Presente a Bologna per illustrare le grandi potenzialità di questa nuova produzione Chris Wedge, regista de L'era glaciale e Robots qui in veste di produttore esecutivo, accompagnato dal senior supervising animator Mike Thurmeier.Tratto dal racconto del Dr. Seuss Ortone e i piccoli Chi!, il film vede protagonista un elefante tenero e sensibile che un giorno, per caso, sente una richiesta d'aiuto che proviene da un granello di polvere sospeso nell'aria. Ortone viene così a conoscenza dell'esistenza del paese dei minuscoli Chi, e del suo capo Sindachì, buffo personaggio che oltre a governare la propria città deve occuparsi di una numerosa famiglia che conta 96 figlie femmine e un unico, problematico, maschio. Cercando di tutelare l'esistenza dei Chi, Ortone prova a rendere partecipi della sua scoperta gli altri animali che popolano la giungla, ma questi lo credono pazzo, in particolare la perfida Cangura che cerca di ostacolare ogni suo progetto facendosi aiutare dal laido avvoltoio Vlado. Starà al coraggioso Ortone, solo contro tutti, lottare strenuamente per salvare i suoi piccoli amici Chi.
Ortone e il mondo dei Chi rappresenta un'inversione di tendenza per la Blue Sky: per la prima volta lo studio si trova a produrre un soggetto non originale, scelta abbastanza inusuale nel mondo dell'animazione 3D dato che l'unico precedente è la saga di Shrek tratta da un libro per bambini di William Steig. La volontà di adattare una fiaba del Dr. Seuss ha spinto gli animatori della Blue Sky ad affrontare una sfida doppiamente difficile, visto che il materiale originario, come tutte le opere del celebre scrittore premiato nel 1984 col Pulitzer per il suo impegno nell'educazione e nel divertimento dell'infanzia, è corredato dalle illustrazioni dello stesso autore. Per evitare di snaturare in alcun modo il look dei personaggi nel passaggio al 3D, la Blue Sky ha affrontato un enorme lavoro di ricerca sulle espressioni facciali di Ortone e di tutti gli altri animali potenziando la cura dell'immagine rispetto ai precedenti lavori. Come sottolinea Chris Wedge "il racconto di Ortone ha colpito la nostra sensibilità, il suo adattamento corrispondeva perfettamente ai nostri obiettivi e alle nostre ambizioni perciò l'apparente limitazione si è rivelata, di fatto, una liberazione che ci ha condotti a sperimentare qualcosa di diverso dal passato, dando stimolo all'inventiva dei creativi. Il Dr. Seuss è un genio e imitarlo significa apprendere tantissimo anche a livello di animazione".
Nella manciata di scene del film proiettate al FFF non si può non notare l'irresistibile componente comica e la brillantezza delle interazioni tra i personaggi, elementi già presenti nel racconto originale, la cui pubblicazione risale al 1954, ma che sono stati accentuati nello script, soprattutto per rendere più contemporanea la storia adeguandola al gusto di un pubblico moderno. In questo senso saltano subito agli occhi le citazioni cinematografiche che impreziosiscono la pellicola quali la somiglianza dell'avvoltoio Vlado con Bela Lugosi, o la scelta di utilizzare la musica di Ennio Morricone come commento sonoro del duello tra Vlado e Ortone per il possesso del granello di polvere che contiene la città di Chi-non-so. Nella direzione dell'esaltazione della dimensione comica sono andate anche le scelte di casting per le voci principali. A prestare la voce a Ortone, nella versione originale, è il poliedrico Jim Carrey, che già aveva frequentato il mondo del Dr. Seuss interpretando l'adattamento live action de Il grinch diretto da Ron Howard. Carrey ha messo d'accordo tutti trovando il consenso sia della casa di produzione che della vedova del Dr. Seuss, e dando vita a una straordinaria performance vocale nella quale è riuscito a incanalare la sua caratteristica fisicità rendendola palpabile attraverso ogni sfumatura recitativa. A fargli da spalla Steve Carell che doppia Sindachì. L'affiatamento tra i due attori e il loro grande talento vocale sono così evidenti da coinvolgere chiunque si soffermi ad ascoltare i loro brillanti scambi di battute che, uniti alla gag prettamente fisiche, preannunciano una pellicola irresistibilmente divertente.
Per quanto riguarda l'aspetto grafico, se L'era glaciale ricordava più lo stile di Chuck Jones questo nuovo lavoro, nella sua accentuata plasticità, può essere accostato al modello imposto da Tex Avery. Come spiega Mike Thurmeier "i retaggi dell'animazione classica Warner sono presenti in tutti noi, ma non vi è una decisione preliminare sulle somiglianze stilistiche con un autore specifico piuttosto che un altro, casomai queste emergono nel corso dello sviluppo del progetto. Per i tempi comici di Ortone e il mondo dei Chi abbiamo guardato a Chuck Jones, in quanto i riferimenti col passato servono soprattutto a rendere un personaggio familiare al pubblico". Per raggiungere un livello visivo così accurato, le principali sfide grafiche che la Blue Sky ha dovuto affrontare durante la lavorazione del film sono state tre: la creazione dei personaggi, che doveva essere il più possibile accurata e fedele all'originale, la realizzazione della giungla, anch'essa ben dettagliata nelle forme e nei colori, e il campo di soffioni, immenso e difficilissimo. Un complicato processo collaborativo che ha richiesto l'intervento di tre diverse divisioni, ognuna assegnata a una fase diversa di lavorazione, il tutto per produrre 45 secondi di animazione alla settimana. "La tecnica è importante - prosegue Wedge - ma l'elemento veramente essenziale, imprescindibile, è la storia. Non invidio mai i miglioramenti tecnici degli altri studios, ma quello che veramente mi impressiona è vedere un film d'animazione talmente intenso e pieno di sentimento da farmi dimenticare che si tratta di immagini create da un computer. In questo senso sono stato letteralmente fulminato dal livello di umanità raggiunto dalla Pixar con Ratatouille. Questo è anche il nostro obiettivo: trascendere la tecnica per arrivare al cuore della narrazione come accade nel live action.