I procedural e i medical drama sono ormai i due grandi classici della fiction, che stanno in questi anni vivendo una nuova giovinezza grazie alle innumerevoli declinazioni proposte dagli studi di produzione, decisi a sfruttare fino in fondo la brama di investigazione che sembra animare l'audience di tutto il mondo. A quanto pare, nell'ambito dell'immaginario la ricerca della verità, riguardo ai vivi o riguardo ai morti indifferentemente, fa ancora presa, e quindi alla ABC devono aver pensato che una serie capace di ibridare le caratteristiche vincenti di entrambi i generi potesse essere garanzia di sicuro successo.
E così è nato Body of Proof, presentato in anteprima mondiale nell'ambito della quarta edizione del RomaFictionFest. Protagonista è la dottoressa Megan Hunt, interpretata dalla brava Dana Delany, veterana del piccolo schermo e nota in Italia soprattutto grazie al proprio ruolo in Desperate Housewives. Megan, ex neurochirurgo di successo, in seguito a un grave incidente e soprattutto al senso di colpa per aver causato la morte di una paziente, lavora come medico legale e, come ammette lei stessa, dedica ora molte più attenzioni alle persone, sebbene sotto forma di cadavere, di quanto non facesse in precedenza, quando aveva la responsabilità della loro sopravvivenza. Ma ad un così radicale cambiamento nel settore lavorativo, non corrisponde un'evoluzione del privato. Megan è ancora una donna infelice e frustrata: in seguito alla separazione dal marito non ha più contatti con la figlia Lacey, senza contare che il suo carattere cinico e indisponente le tiene alla larga anche i più volenterosi.
Così come l'intera serie, anche il personaggio della talentuosa dottoressa è un abile crossover tra diversi protagonisti che già hanno saputo conquistare le simpatie del pubblico, si pensi al dottor House della serie omonima o anche al Patrick Jane di The Mentalist. Megan possiede tutto l'acume scientifico e il gusto per il gioco a indovinelli con i suoi sottoposti del noto dottore, mentre con l'ex sensitivo condivide il carattere schietto e la predisposizione alla cruda sincerità nei rapporti umani, il cui manifestarsi nelle situazioni meno opportune le vale la costante insofferenza del proprio capo. Body of Proof non sembra quindi rappresentare una novità assoluta nel panorama televisivo, almeno per ora: ciononostante, se nel prosieguo della serie gli autori saranno in grado di stemperare la (voluta) antipatia del personaggio, arricchendolo con una personalità complessa e profonda, c'è da scommettere che l'empatia del pubblico non tarderà ad arrivare. Non dimentichiamo poi che, a differenza dei suoi illustri colleghi, Megan è una donna, e fin dalla prima puntata non ha mancato l'occasione di dire la sua sulla supposta parità dei sessi: "se una donna lavora 18 ore al giorno diventa un genitore inadempiente, mentre se suo marito fa la stessa cosa allora è un buon capofamiglia". La dottoressa Hunt non le manda certo a dire, e c'è da immaginare che sarà in grado di trattare argomenti altrettanto scomodi con lo stesso lucido disincanto con cui disseziona le vite dei suoi "pazienti". Le premesse da cui prende le mosse questa nuova creatura della ABC sono per un certo verso incoraggianti: coniugare intelligenza analitica e verve provocatoria non è certo cosa da tutti, e la possibilità di esplorare la problematica, squisitamente femminile, di risolvere la dicotomia tra lavoro e privato può infondere nuova linfa a due generi in cui molto è già stato detto. Il rischio, però, è che il personaggio della dottoressa Hunt non sappia staccarsi da quelle che sono le sue evidenti fonti di ispirazione, e che diventi un clone in gonnella di cui non si sentiva il bisogno.