Siamo arrivati all'uscita e la visione di Antebellum al termine di un anno in cui un movimento come Black Lives Matter ha dato visibilità mondiale a un tema delicato e importante come il razzismo, che è sempre utile approfondire in ogni modo possibile. Il film di Gerard Bush e Christopher Renz lo fa usando il genere per affrontarlo, come già capitato negli ultimi tempi con i film di Jordan Peele per esempio. Un argomento così preponderante da aver catalizzato la nostra conversazione con Tongayi Chirisa, interprete di Eli nel film disponibile su Amazon Prime Video dal 14 dicembre.
Eli come simbolo
Non sappiamo molto di Eli, almeno fino al momento della sua morte, quando scopriamo che era un professore. Quanto pensi che sia importante questo aspetto come riflesso di come troppo spesso sono viste le persone di colore?
Tongayi Chrisa: è molto, molto importante. È l'obiettivo del movimento Black Lives Matter e francamente di ogni esperienza di questa natura in tutto il mondo, sottolineare che non siamo animali, che non siamo inferiori né subumani, che siamo individui di pari dignità. É importante rompere lo stereotipo che qualcuno è inferiore nonostante sia un dottore, un avvocato, perché si guarda al colore della pelle e si considera che qualcuno non sia la persona più adatta se si ha un problema da risolvere. Essere in grado almeno di diffondere questo concetto che sia importante allontanarsi dallo stereotipo che fa parte della nostra società che bianco è giusto, bianco è meglio. C'è bisogno di questo cambiamento, c'è bisogno di arrivare al punto di riconoscere che siamo tutti esseri umani, ma è una dura battaglia perché qualcuno ancora vede uomini e donne di colore come inferiori.
Pensi che sia importante ed efficace usare il genere per affrontare argomenti sociali e razziali come in questo caso?
Tongayi Chrisa: Assolutamente, perché vediamo orrore tutti i giorni. Viviamo in mezzo all'orrore di gente che lascia il proprio paese per un genocidio, l'orrore di bombe sugli innocenti per colpa di idee radicali. Non abbiamo bisogno di fantasmi e mostri per spaventare, siamo noi l'orrore. L'orrore della razza umana. I personaggi di questo film hanno a che fare con un mondo che è stato creato, che è anormale e spaventoso, e devono trovare un modo per superare tutto. L'orrore è fuori e dentro di noi, è quando decidiamo di fare qualcosa a un'altra razza o un'altra persona solo perché non la comprendiamo. Ed è ridicolo perché siamo esseri umani, siamo una famiglia. Orrore è l'esperienza umana che imponiamo su qualcun altro per sentirci superiori.
Antebellum, la recensione: gli orrori del passato non hanno mai fine
L'orrore del razzismo
C'è stato un momento durante le riprese in cui ti sei detto "questo è troppo"?
Tongayi Chrisa: No, è stata una benedizione poter lavorare a questo film e sapere che si sta creando un mondo. Potevo andar via, non ero intrappolato lì come i nostri antenati, ma è stato importante almeno in quanto rappresentazione di come venivano trattati, come bestiame, rispetto a oggi: non abbiamo più le catene attorno al collo e le caviglie, ma il sistema continua a tenerci un ginocchio sul collo. La gente continua a dire che è orribile e brutale, ma succede ogni singolo giorno davanti ai nostri occhi ed è un privilegio poterlo rappresentare visivamente. Come si fa a dire che è meglio oggi se viviamo queste cose tutti i giorni? Un paio di giorni fa a Chicago [Nota dell'autore: eravamo nel mese di agosto] e ad un ragazzo hanno sparato otto volte. Questo film rispecchia la società in cui viviamo e siamo in prima linea per rivelare chi siamo come nazione, sperando di spostare l'attenzione su chi siamo, per cosa combattiamo e cosa possiamo fare come comunità, per mostrare l'esperienza umana completa che tutti dovrebbero vivere in questa grande nazione fondata sulla libertà e l'uguaglianza.
Pensi che Antebellum possa amplificare l'attenzione attorno al movimento Black Lives Matter?
Tongayi Chrisa: È più di un film. Con le proteste riguardo George Floyd e tutto quello che è successo è diventato più di questo. È diventato un monumento per esprimere la pena, la frustrazione e la rabbia che tanti stanno provando, perché non riguarda più soltanto le persone di colore, ma tutti quelli che sono d'accordo con il movimento di liberazione e con ciò che stiamo portando avanti. È fondamentale sostenere questo spostamento culturale, questo cambio di narrativa e i cambiamenti nell'ambito della società. Per questo è più grande del singolo film e siamo contenti che il pubblico possa vederlo nel confort delle proprie case, perché è necessario.
Antebellum, parla la protagonista Janelle Monáe: "Non c'è niente di più spaventoso del razzismo"
Oltre Antebellum
Cosa speri che il pubblico provi e porti con sé dopo la visione di Antebellum?
Tongayi Chrisa: Che c'è bisogno di cambiamento. Vogliamo poter essere liberi di voltare le spalle a un poliziotto e andar via senza rischiare di essere uccisi. Nessun altro prova qualcosa del genere, nessuno vive con questa consapevolezza in mente che se si indossano degli airpods mentre si cammina per strada si rischia di essere colpiti perché non si è sentito qualcuno urlare di fermarci. Basta giudicarci per il solo colore della pelle, è qualcosa che va fermato, perché è quello che è successo quattrocento anni fa, quando si è detto che l'uomo di colore fa paura e l'unico modo di avere a che fare con lui è di fargli del male. Non è così, siamo uguali a tutti gli altri, abbiamo le nostre personalità come tutti gli altri, forze e debolezze come chiunque altro. E il giorno in cui possiamo essere considerati per queste cose, è il giorno in cui l'America diventa veramente un luogo di libertà per tutti.
Ci sarebbe molto da approfondire sul personaggio di Eli. Ti piacerebbe fare un prequel o altro per raccontare la sua storia?
Tongayi Chrisa: Sarebbe fantastico! Eli è la perfetta rappresentazione dell'emancipazione, ma non voglio usare questa parola perché significa che dobbiamo combattere per venir fuori da qualcosa, mentre noi avevamo questa libertà. Ci sono così tanti Eli nel mondo che hanno fatto cose fantastiche che gli sono state portate via, tante storie di uomini e donne che hanno cambiato la società e i paesi e hanno fatto tanto per il mondo. Raccontiamo queste storie, perché nel momento in cui riusciamo a vederci dal punto di vista dell'innovazione e del genio, piuttosto che nella lotta per per venir fuori da qualcosa, forse inizierà il cambiamento della narrativa che ci riguarda e permetterà a tutti di vedere le persone di colore per i fantastici re, regine e inventori che siamo. Dobbiamo continuare a lottare perché questo possa accadere un giorno.
Antebellum, analisi del finale: quando la nostalgia è letteralmente canaglia