Del nuovo film dell'autore di Ex Machina, Alex Garland, si è parlato a lungo nelle ultime settimane, ma più per questioni distributive che per l'effettivo valore artistico. Dopo i pessimi risultati ottenuti ai test screenings la scorsa estate - il film sarebbe troppo "intellettuale" per il grande pubblico - la Paramount ha infatti deciso di portare Annientamento (Annihilation) esclusivamente nei cinema americani, mentre ha ceduto gran parte dei diritti internazionali a Netflix. La stessa casa che quindi soltanto un anno fa ha incassato oltre 200 milioni grazie ad Arrival di Denis Villeneuve, non ha creduto abbastanza in questo film e, nonostante la presenza nel cast di una superstar come Natalie Portman, ha pensato bene di privarci della possibilità di vederlo in sala.
Leggi anche: Ritratto di Natalie Portman: bimba prodigio, madre galattica, cigno vero
Il che è, ovviamente, un peccato perché se c'è un genere cinematografico a cui in particolare può giovare il grande schermo è proprio quello fantascientifico, e il film di Garland è veramente in grado di suscitare stupore e meraviglia grazie ad alcune trovate immaginifiche ed una confezione di alto livello. Però è anche vero che chi cerca in Annientamento un nuovo Alien, giusto per fare un nome eclatante, potrebbe effettivamente rimanere molto deluso. Così come chi cerca una trama particolarmente avvincente o complessa. Perché l'anima del film risiede altrove. All'interno della sua protagonista.
Leggi anche: Alien: 10 cose che (forse) non sapete sul franchise fantahorror
Nel Bagliore nessuno può sentirti mutare
Attenzione: Seguono spoiler sulla trama e sul finale del film Annientamento
Se abbiamo citato il film di Ridley Scott è perché, seguendo il viaggio della protagonista Lena all'interno dell'Area X e del misterioso "Bagliore", viene naturale ripensare alle celebri creazioni di Giger così come agli orrori carpenteriani de La cosa (citato letteralmente nella sequenza iniziale). Ma, appunto, il viaggio di Lena è tutto interiore. E gli orrori che incontra lungo la strada non sono nulla rispetto a quelli che si celano dentro di lei. Perché per tutto il viaggio lei sa benissimo che il vuoto che prova, quel senso di annientamento, non ha cause esterne o aliene, ma proviene dal suo senso di colpa, dalla sua consapevolezza che il suo matrimonio è finito.
Siamo noi a scoprirlo un po' alla volta, e a pensare erroneamente che il pericolo più grande si celi nella giungla o nel faro. Ma Lena è coraggiosa, decisa ad arrivare fino in fondo. Lena è anche colei che sembra subire meno di tutti le mutazioni DNA prodotte dal Bagliore. Perché è forse anche l'unica ad aver intuito già prima ancora di partire che dentro di lei qualcosa è cambiato.
Leggi anche: Ridley Scott: a cavallo tra i generi tra duellanti, alieni e gladiatori
Trasformazione e sentimento
Trasformazione è la parola chiave di tutto lo script di Garland. La vediamo avvenire a livello cellulare fin dall'inizio, osservando al microscopio un tumore. Poi lo vediamo nelle creature mostruose o nelle nuove meraviglie naturali che incontriamo. Ma la trasformazione più grande l'abbiamo avuta sotto gli occhi tutto il tempo, attraverso i flashback e i ricordi di una coppia che, di fatto, non esiste più. Il Kane che è tornato a casa non è più lo stesso, lo stesso vale anche per la nostra protagonista? Questa è solo una delle tante domande senza risposta che ci rimangono al termine della visione.
Cosa succede nel finale, nel faro? L'essere si dà fuoco perché imitando Lena trova in lei quell'istinto di autodistruzione che, come diceva la psicologa interpretata da Jennifer Jason Leigh, è in tutti noi? O è il cancro della stessa dottoressa ad agire una volta assimilata? Forse non lo sapremo mai, ma in fondo poco importa, perché è comunque il nostro essere umani a distruggere un essere che sembrava infallibile e perfetto. Lena cambia, si adatta e solo per questo sopravvive. E, forse, sembra essere nuovamente pronta ad amare. Non esattamente un finale da sci-fi horror, così come non è esattamente un film che possa portare in massa il pubblico in sala. Ma una nuova opera che ci dimostra come la fantascienza possa raccontare noi stessi meglio di qualsiasi altro genere cinematografico o letterario.
Movieplayer.it
3.5/5