Sono passati quasi quindici anni dal momento in cui gran parte del pubblico mondiale ha ammirato per la prima volta il talento recitativo di Andy Serkis, grazie alla sua performance nei panni di Gollum ne Il signore degli anelli - Le due torri. Da allora è diventato il massimo esponente della recitazione tramite performance capture, tecnica che lui stesso ha perfezionato nel corso degli anni al servizio di registi come Peter Jackson, Steven Spielberg, Matt Reeves e J.J. Abrams, prestandosi a franchise come Star Wars e Il pianeta delle scimmie. Film molto lontani dal suo esordio registico Ogni tuo respiro, basato sulla vita dell'inglese Robin Cavendish (padre di Jonathan Cavendish, che insieme a Serkis ha fondato la casa di produzione The Imaginarium). Un dramma intimo che, dopo la prima mondiale al Toronto Film Festival, è arrivato in Europa facendo tappa a Londra e Zurigo. In quest'ultima occasione il neo-regista e celebre interprete di Caesar e del Capitano Haddock è stato protagonista di un incontro col pubblico, l'ultimo dell'edizione 2017 di ZFF Masters.
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L'incontro con Cavendish
Com'è avvenuto il contatto con questa storia, che segna l'esordio di Serkis dietro la macchina da presa? "Questa gente è molto vicina a me. Jonathan Cavendish è il mio partner produttivo da circa sei-sette anni. Per lui è un progetto molto personale, essendo la storia dei suoi genitori. Insieme abbiamo sviluppato prima Animal Farm, che intendiamo realizzare un giorno, e poi The Jungle Book: Origins, e a un certo punto mi sono ritrovato a leggere la sceneggiatura, e mi è piaciuto soprattutto l'aspetto pionieristico del racconto, poiché Robin e Diana si opponevano alla mentalità esistente sulle cure mediche. Inoltre sono stato cresciuto da una madre che si occupava di bambini disabili, e mia sorella soffriva di sclerosi multipla. A livello cronologico abbiamo iniziato a lavorare a Ogni tuo respiro, poi ho girato Jungle Book, non quello della Disney, una versione più dark e vicina al libro, senza canzoni, con Christian Bale che fa Bagheera e Benedict Cumberbatch nel ruolo di Shere Khan. L'abbiamo girato, ma a causa della performance capture la post-produzione è molto lunga, quindi ho sfruttato un intervallo di sette settimane per ottenere i finanziamenti e girare Ogni tuo respiro, perché era anche il periodo in cui erano disponibili Andrew Garfield e Claire Foy."
Il film ha un'impostazione molto classica, piuttosto lontana dalle produzioni a cui l'attore è solitamente associato. "Non volevo fare un biopic cupo e deprimente, perché questa è una storia molto ottimista. Mi ci sono avvicinato quasi come se fosse una fiaba, ricca di colori e gioia. Tutto è stato impostato in modo da celebrare l'energia vitale di Robin e Diana. È un film romantico molto inglese, piuttosto nostalgico, mi sono ispirato soprattutto a Breve incontro di David Lean." Sulla scelta degli attori si ironizza sul fatto che lui sia riuscito a mettere Spider-Man in sedia a rotelle: "Battute a parte, per Jonathan era molto importante che i suoi genitori fossero interpretati dagli attori giusti. Andrew è molto atletico, versatile e collaborativo, ed è capace di mostrare in modo convincente l'invecchiamento di Robin nel corso del film. La sua chemistry con Claire è fenomenale, ed è il motivo principale per cui sono contento di aver avuto l'arco di tempo giusto per poter lavorare con loro su questo progetto." La vera Diana Cavendish, ancora in vita, è rimasta particolarmente colpita dal lavoro di Garfield, dice Serkis: "Ha detto che era come vedere Robin riportato in vita."
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Un percorso fuori dal comune
La regia ha sempre fatto parte dei piani dell'attore, ma non è andata esattamente come previsto. "Ho sempre voluto raccontare storie sul piano visivo, prima ho studiato arte poi sono passato alla recitazione. Avevo già in mente un progetto da girare come regista ai tempi, poi è arrivato Peter Jackson che mi ha tenuto occupato per sette anni. E quando sono stato convocato per essere Gollum ne Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, mi sono ritrovato a stare in Nuova Zelanda per un anno e mezzo a fare il regista della seconda unità. Col senno di poi, è stata l'esperienza più importante per me in termini didattici. Una volta rientrato ho fondato The Imaginarium, con alcune idee folli: volevo fare tutto Shakespeare sotto forma di videogioco, usando la performance capture. Ho osservato l'evoluzione della tecnologia e fatto da consulente per Mark Ruffalo e James Spader nei panni di Hulk e Ultron. Siamo arrivati al punto in cui si può applicare la performance capture anche a teatro, abbiamo fatto una versione de La tempesta con la Royal Shakespeare Company." I genitori l'hanno inizialmente disconosciuto quando ha scelto la carriera da attore, come la pensano adesso? "Adesso va tutto bene, ma la prima volta che mio padre mi ha visto a teatro ero completamente nudo, e non mi parlò per un bel po' di tempo."
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Per Serkis è fondamentale che dietro la scelta del mestiere di attore ci sia una scelta ponderata. "Ho fatto moltissimo teatro prima di passare soprattutto al cinema, e sono stato fortunato perché lavoravo per una compagnia il cui direttore capiva veramente il senso della recitazione. Molti attori forse non sanno perché fanno questo mestiere, lì invece c'era un vero scopo dietro le nostre scelte artistiche. Oggi, quando parlo con i giovani attori, chiedo sempre il motivo per cui hanno scelto di recitare." Non vede molta differenza con i blockbuster a cui partecipa: "Il pianeta delle scimmie contiene alcuni dei messaggi più potenti che si possano trasmettere al grande pubblico. E mi piace recitare in quei film perché la performance capture rappresenta la fine del typecasting: non vieni più scelto in base all'altezza, all'aspetto fisico o al colore della pelle. Si può fare assolutamente di tutto, e non importa se tecnicamente non si vede la mia faccia sullo schermo, perché si percepisce comunque l'essenza della performance dell'attore." Tornerà al teatro? "Mi manca moltissimo, l'ultima volta su un palco è stata nel 2002, ho interpretato Iago in Otello. Spero di tornarci prima o poi, se trovo il materiale giusto."
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Domande del pubblico
Uno spettatore chiede se servono talenti speciali per recitare con la performance capture? "Il più grande mistero della performance capture è che non c'è alcun mistero. È recitazione, punto e basta. Il processo è lo stesso, in termini di costruzione del personaggio e lavoro col regista e gli altri attori. Certo, puoi fare ricerche se devi interpretare una creatura, come ho fatto io con King Kong, sono andato in Ruanda a studiare i gorilla. Anche sul set di Jungle Book gli attori mi hanno chiesto quale fosse il segreto, e ho risposto che non c'è. Quando vedrete Bagheera in quel film, vedrete Christian Bale, e al contempo una pantera."
Un altro chiede se è possibile parlare con Gollum. La risposta, con la voce giusta: "Beh, non l'avevo previsto, ma..." La chicca è la personalità multipla, con il commento del lato più oscuro: "Perché non lo faresti, scusa? Sei qui grazie a me!" Dopo l'applauso dei presenti, Serkis chiarisce una cosa: "Ogni tanto devo tenerlo rinchiuso. So che al pubblico piace, ma a volte è frustrante parlare di un altro progetto e sentirsi chiedere di fare la voce di Gollum." E a proposito di voce, l'attore ci tiene a fare il punto su un malinteso legato alla performance capture: "Per anni la gente mi ha definito il doppiatore di Gollum, ed è assolutamente falso. C'è una componente digitale in questi personaggi, ma è un'unione tra i talenti degli animatori e la performance dell'attore. Non è come un film d'animazione, dove la mia parte si limiterebbe ad un paio d'ore di registrazioni che poi vengono affidate al reparto tecnico. Senza nulla togliere al talento di chi crea gli effetti speciali, la performance capture è per certi versi l'equivalente digitale del trucco, non tanto diverso da Gary Oldman che interpreta Winston Churchill."