Andrea Iervolino al BCT - Festival Nazionale del Cinema e della Televisione a Benevento colpisce da subito per lo sguardo internazionale che porta da italiano emigrato all'estero, in Canada, molto giovane, patria delle più grandi produzioni degli ultimi vent'anni poiché molto più conveniente a livello di tax credit. Non ha mai dimenticato il Belpaese però, tanto da volerci tornare a produrre per raccontare le nostre storie, ma con cast e co-produzioni internazionali. Qualcosa che ha portato a una polemica nata esattamente un anno fa durante la Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia e di cui abbiamo parlato con il giovane e prolifico produttore.
I prossimi progetti di Andrea Iervolino
Non si fermano mai Iervolino e la sua ILBE. Sono finite le riprese di Stolen Girl con Scott Eastwood e Kate Beckinsale. Ambientato nel 1993 in Ohio, racconta la storia di Amina, la figlia di 6 anni di Maureen, che viene portata fuori dal paese dal suo ex marito Karim. Dopo anni di infruttuosi tentativi di ritrovarla, Maureen viene reclutata da Robeson, un recupera-bambini che le promette aiuto nella ricerca di Amina ma in cambio lei dovrà lavorare per lui. Alla fine, Maureen riesce a rintracciare Karim fino a Beirut dove rapisce la figlia undicenne. Girato per la maggior parte in Puglia con un budget di circa 25 milioni di euro, nonostante l'ambientazione in giro per il mondo, è diretto da James Kent, scritto da Rebecca Pollock e Kas Graham e vede nel cast anche James Cromwell.
Continua il successo de Il segreto di Liberato (il 19 settembre su Netflix), prodotta da Red Carpet, società controllata del gruppo ILBE, pellicola incentrata sul racconto autobiografico di Liberato, l'artista partenopeo dall'identità ignota. Il successo, che ha visto prorogata la sua presenza al cinema al seguito delle numerose presenze all'uscita in sala a maggio, deriva anche dal suo stile di narrazione, misto tra live action e animazione, realizzata da LRNZ e Giuseppe Squillaci, insieme allo studio ILBE Animation, attraverso la quale si racconta la giovinezza del cantautore in una sorta di nuovo (sotto)genere o linguaggio cinematografico.
Dietro la società di produzione di Iervolino ci sono anche storie di successi italiani: Lamborghini, diretto da Robert Moresco, presentato in anteprima alla Festa di Roma 2022 con Frank Grillo e Mira Sorvino e Ferrari, diretto da Michael Mann e presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia 2023, con Adam Driver, Penélope Cruz, Shailene Woodley e Patrick Dempsey. I due film raccontano le vite straordinarie di Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari, due pionieri che hanno trasformato la passione per le auto sportive in marchi di fama globale. Annunciata su quel filone anche la produzione di Maserati, biopic incentrato sulla vita dei fratelli Ettore ed Ernesto Maserati. Non è tutto: a fine anno arriverà nelle sale anche Modigliani su celebre pittore e scultore che sarà interpretato e diretto da Riccardo Scamarcio insieme ad Al Pacino.
ILBE produce anche di documentari con l'obiettivo di raccontare storie di rilevanza storica e sociale, eventi cruciali e tematiche complesse che hanno segnato l'Italia. Ghost Detainee: Il caso Abu Omar intende affrontare temi di giustizia e diritti umani, narrando la controversa vicenda del rapimento dell'imam egiziano. Sigonella - La Sfida ripercorre la crisi diplomatica tra Italia e Stati Uniti avvenuta negli anni '80, mettendo in luce le tensioni della Guerra Fredda e la politica internazionale. Le Mura di Bergamo, diretto da Stefano Savona, offre una riflessione sulla resilienza della comunità bergamasca durante la pandemia di Covid-19. Iervolino ha addirittura già un sogno impossibile nel cassetto da vero nerd: le leghe sportive spaziali.
Radici italiane in vetrina internazionale
Come dicevamo, c'è stato questo dibattito sulla grandezza italiana raccontata dagli americani, da House of Gucci a Ferrari e Lamborghini. Dovremmo forse trovare un modo per riappropriarci delle nostre radici e raccontarle noi attraverso l'audiovisivo? Andrea Iervolino è molto convinto della sua linea produttiva: _"Sono un italiano e sono fiero di aver raccontato storie come quelle di Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari. Non vivo in Italia da quando avevo 23 anni e ho una visione chiara di come vedono gli italiani all'estero":.
Continua poi: "Ci vedono bene in realtà, come persone simpatiche, perché il nostro accento è piacevole da ascoltare anche quando parliamo inglese, abbiamo una cadenza quasi cantata. Abbiamo dei modi di fare, come il gesticolare e il toccarsi le spalle abbracciandosi, che in alcune culture apprezzano e in altre no, ma che comunque danno un'impressione solare e positiva di noi. Sanno che abbiamo un grande senso della vita perché siamo molto equilibrati, andiamo a lavorare, facciamo varie pause caffè o sigarette e poi torniamo a casa dalla famiglia. Ci associano istintivamente al gusto: per la moda, per il cibo, siamo visti come persone con un grande stile ai loro occhi. Eppure non ci vedono come geni, intesi come Leonardo Da Vinci, che viene riconosciuto come tale ma non associato immediatamente all'Italia (anche se all'epoca non esisteva come costituzione)".
Riguardo alla polemica alzata da Pierfrancesco Favino un anno fa a Venezia dice: "Io non avrei mai realizzato House of Gucci in quel modo perché non è una buona pubblicità per l'Italia. Lamborghini e Ferrari invece osannano l'uomo che c'è dietro al brand, infatti non parlano del prodotto ma dell'invenzione che ha portato ad esso. Se fai vedere l'iPhone in giro per il mondo e chiedi chi l'abbia inventato la maggior parte sanno rispondere: Steve Jobs. Io invece ad esempio ero in Giappone, è un aneddoto che racconto sempre, alla mia destra in un ristorante hamasaki trovo un uomo orgoglioso di avere tre Lamborghini a casa - e quindi di aver speso intorno ai 700-800 mila euro per le automobili - ma di non sapere sostanzialmente che il nome del brand è il cognome di una famiglia che ha inventato e costruito quell'automobile così status symbol nel mondo. Si tratta di un film piccolo rispetto ad esempio a Ferrari".
Raccontare queste storie per lui è fondamentale e ha curato personalmente tutti questi titoli italiani perché ci teneva particolarmente proprio per il discorso appena fatto; voleva far vedere ad esempio il disegno di quando Ferruccio fa vedere l'invenzione che crea perché "in quel momento è un colpo di genio che fa fa in modo che in uno spazio piccolo stia un motore potente come quello di un trattore". O ancora nella scena di Ferrari quando Enzo fa vedere al figlio come far correre un'automobile: quelle che oggi sembrano delle banalità sono state all'epoca delle grandissime invenzioni. "Quindi queste persone sono dei geni e delle leggende che vanno celebrate e ricordate, per esaltare il nostro ingegno. Per rispondere a Favino e non solo, non c'è un attore italiano che può sostenere un film da 115 milioni di dollari. Soprattutto se si vogliono fare film per un mercato che possano essere davvero venduti all'estero, perché non finanziati solamente coi soldi del governo ma anche da clienti che sono anche distributori. Non è il primo biopic realizzato su Ferrari ma dell'altro ad esempio non si ricorda nessuno. È indubbio ad esempio che siamo dei latin lover e che lo erano sia Ferruccio che Enzo e quindi abbiamo fatto vedere quella parte della loro vita, ma non ci siamo limitati a quella. Per me è bello essere riconosciuti con questi caratteri pittoreschi ma è fondamentale ricordare agli stranieri che non siamo solo questo".