Nell'insolita, intima cornice dello Spazio 6, locale romano sito nel quartiere Parioli, il regista Daniele Costantini, lo sceneggiatore Franco Ferrini e gli interpreti principali hanno presentato Amore che vieni, amore che vai: film ispirato al romanzo Un destino ridicolo di Fabrizio De André e Alessandro Gennari, proiettato in anteprima al Festival del Film di Roma.
Costantini, quando ha letto il libro di De André e Gennari? Come si è appassionato alla storia?
Daniele Costantini: Il libro l'ho letto per curiosità quando è uscito, nel 1996; l'opportunità per fare il film però è arrivata solo dieci anni dopo. A me piace raccontare questo tipo di storie, e poi mi affascina la Genova del 1963 e il mondo della malavita di allora; inoltre il romanzo è pieno di echi delle note di De André.
Perché la scelta di Nicola Piovani per la colonna sonora, e la quasi totale assenza delle canzoni di De Andrè nel film?
Daniele Costantini: A me non piace commentare i film con delle canzoni; in questo caso poi il tutto sarebbe diventato troppo didascalico, quelle canzoni segnavano un'epoca diversa da quella narrata nel film. Con il commento di Piovani ho provato proprio a ricreare l'atmosfera di quegli anni.
Cosa ne pensa Dori Ghezzi del film? E' stata coinvolta nel progetto?
Daniele Costantini: Dori è stata presente durante le riprese e il montaggio, ha seguito, anche se in modo relativo, ogni parte della lavorazione del film.
Le attrici come hanno affrontato il loro ruolo?
Donatella Finocchiaro: Io mi sono preparata principalmente ascoltando le canzoni di De André, poi ovviamente parlando col regista e leggendo il copione.
Tosca D'Aquino: Tutte noi comunque abbiamo un carattere diverso, io interpreto una prostituta napoletana d'altri tempi, che ha un rapporto quasi familiare col suo protettore.
Tra le prostitute protagoniste delle canzoni di De André, ce n'è una in cui vi siete identificate?
Claudia Zanella: Per quanto mi riguarda, mi sono identificata un po' con Bocca di Rosa, ma solo nella prima parte della storia, quando il mio personaggio sta con Carlo. Poi cambia, diventa più cinica.
Donatella Finocchiaro: Io invece ho pensato soprattutto alla protagonista di Via del Campo, una prostituta triste, malinconica.
Fausto Paravidino, cosa ci puoi dire del tuo ruolo in questo film, e del tuo rapporto con la musica di De André?
Fausto Paravidino: De André è un punto di riferimento costante nel film, specie per il clima che vi si respira. A me questo film ha interessato subito, perché, pur essendo un film di genere, non sacrifica la storia: personalmente mi annoio quando le convenzioni del genere precedono la narrazione.
Il film ovviamente trae spunto dal romanzo, ma nella stesura della sceneggiatura avete tenuto conto anche delle interviste in cui De André parlava della realtà dei pastori sardi, realtà che conosceva così bene?
Franco Ferrini: Il punto di partenza è il romanzo, tutto il resto è valso a integrare il nostro lavoro. Non abbiamo tralasciato neanche le nostre personali esperienze con realtà simili a quelle mostrate nel film.
La storia narrata nel film in fondo è una specie di favola. Avete usato questo registro traendolo dal romanzo?
Daniele Costantini: Sì, è un registro già presente nel romanzo: personalmente ho trovato un'adesione spontanea a questo modo di narrare. Inoltre per me è una favola anche perché io non ho vissuto quegli anni, quindi non posso sapere con precisione come andarono le cose: è questo senso di "sospensione" che crea il registro fiabesco.
Agostina Belli, cosa ci può dire sul suo ruolo di "mamma imprenditrice"?
Agostina Belli: Ho caratterizzato in modo un po' "senile" questo ruolo, l'ho vista fin dall'inizio come una donna sfiorita, che però ha sofferto molto e ha fatto molti sacrifici per tirare su suo figlio. Quando lui decide di fare il lavoro del "pappone", lei pur di stargli vicino non solo accetta questa decisione, ma decide persino di diventare sua socia.