"Questa è la domanda che aspettavi". Ride Filippo Tirabassi rivolgendosi al regista di Amici per caso, Max Nardari quando iniziamo la nostra intervista al Filming Italy Sardegna Festival domandandogli delle sequenza musicali presenti nella commedia in sala dal 25 luglio con Adler Entertainment. "Perché ho voluto inserirle? Nasco dalla musica", ci risponde il regista. "Ho lavorato molto con Matteo Passarelli che è un bravissimo musicista. Abbiamo realizzato una colonna sonora già prima di iniziare le riprese. Ancor prima della sceneggiatura avevamo scritto queste scene musical. Amo molto il pop e Passarelli è molto bravo con le colonne sonore in generale, con le musiche orchestrali, l'arpeggio".
"Si dice spesso che in Italia il musical non funzioni", continua Nardari. "Così ho deciso di inserirlo. L'ho fatto in due momenti, quindi il film non è propriamente un musical. Però queste sequenze un po' all'americana le trovavo divertenti. Anche l'idea stessa di partire con una scena musicale. Sono momenti voluti anche dagli sceneggiatori. È un lavoro di squadra, anche per essere anche un po' fuori dalla consuetudine, per uscire dalla storia ed entrare nel mondo immaginario, onirico".
Il confronto e la libertà di pensiero
La storia di Amici per caso è quella di due ragazzi. Da un lato Pietro (Filippo Contri), romanista nel midollo dagli atteggiamenti non proprio elegantissimi che, dalla sera alla mattina, si ritrova single. La sua fidanzata, Lolly (Beatrice Bruschi), stanca di arrivare sempre seconda dopo la squadra del cuore del ragazzo e i suoi amici, decide di mollarlo. Dall'altro Omero (Filippo Tirabassi), giovane gay dal carattere serio e i modi raffinati, a sua volta lasciato dal compagno Andy (Rocco Fasano) che gli chiede di sposarlo, improvvisando un flashmob e mettendolo in difficoltà davanti a tutti. Solo in una casa troppo grande ed economicamente impegnativa è costretto a cercare un coinquilino. Un equivoco li porterà a vivere insieme.
La convivenza sembra procede bene. Almeno fino a quando Omero non realizza di trovarsi sotto lo stesso tetto di un omofobo. Decide così di svelare al coinquilino la sua omosessualità mandando in crisi Pietro. Ma quando il ragazzo scopre che la sua ex frequenta un altro, sarà proprio Omero a aiutarlo a riconquistarla.
Il film parte così da una semplice domanda: può nascere un'amicizia tra un ragazzo omofobo e un ragazzo gay? Amici per caso cerca di rispondere utilizzando i toni della commedia. Ma in un mondo diviso tra una parte protesa verso l'inclusione ed un'altra che sembra vole spazzare via tutti i progressi e diritti raggiunti (basta pensare alle scene del pestaggio ai danni di due ragazzi gay a Roma), a che punto ci troviamo? "Penso che, grazie a Dio, stiamo evolvendo tanto e la comunicazione sta aiutando a mitigare molto, a dare ancora più rilievo all'argomento. Anche se, sicuramente, non risolvere la situazione", sottolinea Filippo Contri.
"Però, quantomeno, serve a cercare sempre più dibatti, punti di incontro. Non sono preoccupato appunto perché c'è tanta comunicazione e oggi si parla molto di più di ieri. Poi certo, ogni tanto, escono fuori delle notizie, degli articoli, di qualcosa che è preoccupante. È qualcosa che sembra non finire mai. Ma l'ignoranza non può finire mai, rimarrà sempre su questo pianeta. L'unica cosa che possiamo fare è dare il buon esempio. E secondo me la terra lo sta facendo da qualche anno. Ma anche qui, è un concetto talmente tanto ampio, dato che è composta da tanti individui che, a loro volta, sono capitanati da persone che oggi fanno la guerra. Potremmo stare a parlarne tutta la notte. Sicuramente noi con questo film il nostro lavoro l'abbiamo fatto per comunicare nella maniera giusta e per includere più persone possibili alla libertà di pensiero, a rimanere se stessi e sottolineare che ognuno è diverso. E questo è meraviglioso".
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L'ironia come arma e la forza delle differenze
Le tematiche affrontate dal film sono attualissime se si pensa al dibattito pubblico, alle lotto portate avanti dalla comunità LGBTQIA+, ma Amici per caso sceglie un approccio preciso. "L'ironia secondo me fa arrivare prima al messaggio, soprattutto ai giovani. Nel film c'è anche il tema dell'omofobia, ma ho voluto raccontarlo con leggerezza, raccontare l'ignoranza e prenderla in giro", ci tiene a sottolineare Max Nardari. "Il personaggio di Omero è risolto e questo suo esserlo, avere un compagno, avere una vita normale, non avere malizia nei confronti del coinquilino, è secondo me anche l'aspetto nuovo di questo film. Perché spesso c'è sempre questo messaggio ambiguo. Invece in Amici per caso il mondo gay ed etero sono la stessa cosa. È rivolto a tutti. Non è un film LGBTQIA+ proprio perché vogliamo far arrivare a tutte le persone il concetto di normalità".
La pellicola, nel contrasto tra Pietro e Omero, mostra differenze apparentemente inconciliabili. Ma non sono proprio quelle a permetterci di crescere ed evolverci come esseri umani? "Le differenze in generale sono le cose che più fanno crescere nelle esperienze quotidiane che uno fa nella propria vita, dall'andare in un paese straniero a vedere usanze differenti dalle nostre. Tutto quello che è diverso, se uno lo affronta con curiosità e con voglia di capire perché certe cose succedono, sarebbe un grande modo generale di prendere la vita. La diversità è una cosa che dovrebbe attirare a prescindere. È poi il messaggio del film: cercare di buttare via un po' di pregiudizi, di scostarsi da cose spesso dettate dall'abitudine come rappresenta il il personaggio di Pietro. ", dichiara Filippo Tirabassi.
"Uno dei primi esempi proprio che mi viene in mente, ripercorrendo anche la mia vita, quando uno da bambino inizia a tifare può succedere tranquillamente che il tuo migliore amico sia della squadra rivale. E quello è un grandissimo impedimento", aggiunge Contri. "Quando sei piccolo hai problemi che sono minori, è la prima fase dell'accettazione del diverso. E da quello magari nascono le storie più importanti. Un mentore, in un momento della mia vita particolare mi disse: 'È l'altra metà della pera, non l'altra metà della mela'. Perché con l'altra metà della mela non ci fai niente, rimane la stessa cosa. È vero, lo stavo provando sulla mia pelle".
Le difficoltà produttive
Amici per caso è uno dei tanti piccoli film italiani che faticano a trovare il loro spazio in un mercato spesso fagocitante. L'uscita in sala, dunque, è una conquista doppiamente importante. Ma quanto è stato complesso arrivare sul set? "È stato molto difficile. Infatti quando mi dicono 'Fai il regista' io rido. E non perché non lo sia, ma perché è la punta dell'iceberg" racconta Nardari. "C'è un lavoro dietro, è lunghissimo per chi fa produzione, dalla scrittura alla ricerca dei fondi. Ho una casa di produzione indipendente (Reset Production, ndr) con cui ho già fatto un altro film in Umbria, La mia famiglia a soqquadro, e ci ho messo un po' di anni proprio perché è difficile arrivare alla realizzazione di un'opera in maniera indipendente dal sistema"_.
"Un anno fa eravamo con gli attori a fare le prove ed ero contentissimo perché sentivo che si stava plasmando il tutto", conclude il regista. "Ci sono le Film Commission, gli sponsor, bisogna andare a fare i sopralluoghi. Poi soprattutto essendo piccolo in confronto ai grossi film abbiamo avuto pochi giorni per girarlo. Non è semplicissimo e gli attori sono stati tutti bravi. Non ho papere. Riguardando il materiale recentemente ed è stato difficile trovare qualche errore (ride, ndr)".