Ci si lamenta talvolta di una certa pigrizia produttiva italiana, di una mancanza di coraggio (o forse di possibilità) nel rischiare e realizzare film che vadano fuori dagli schemi dominanti nel nostro panorama cinematografico. Per questo non possiamo che aprire la nostra recensione di American Night contenti di aver visto un film ambizioso sia dal punto di vista produttivo che di messa in scena, imperfetto (chi non lo è?) ma capace di puntare in alto, anche con il rischio di non colpire sempre il bersaglio. Un'ambizione che accogliamo con piacere da parte di un regista al suo esordio come Alessio Della Valle, ma anche da parte di una produzione altrettanto giovane, capace di mettere insieme un team ricco di nomi importanti, a partire dal cast che include nomi internazionali come Emile Hirsch e Jonathan Rhys Meyers, fino agli artisti dietro la macchina da presa, tra i quali troviamo il montatore Zach Staenberg, noto per titoli americani di primo piano, come la trilogia originale di Matrix, o il compositore Marco Beltrami.
Una storia in tre parti
Un criminale con la passione per la pittura; un mercante d'arte con un occhio speciale per individuare i falsi, "rockstar dell'arte contemporanea"; un corriere a cui viene affidato un compito molto delicato. Mondi all'apparenza distanti che si trovano a collidere nello sviluppo narrativo messo in piedi da Alessio Della Valle per il suo film d'esordio, una storia che nasce dall'incastro, l'intersezione e la sovrapposizione di tre capitoli: tutto ruota attorno all'American Night, il locale che le dà il titolo, una via di mezzo tra un night club e una galleria d'arte, e dà vita a un intreccio che si sviluppa attorno al furto della Pink Marilyn di Andy Warhol, dal quale scaturiscono eventi imprevisti e vicende che rischiano di sconvolgere le vite di tutte le figure coinvolte.
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Il neo-noir di Alessio Della Valle
Con American Night siamo nell'ambito del thriller neo-noir, ma l'ispirazione primaria è evidente sin da subito, da determinati dettagli nelle location e nei dialoghi, nonché dall'impostazione della storia in parti e la struttura narrativa che affronta gli stessi eventi e il suo breve intervallo di tempo da punti di vista diversi. Parliamo ovviamente di Pulp Fiction e del percorso cinematografico che gli ha fatto seguito negli anni successivi: l'opera di Della Valle attinge a quell'immaginario, a quella voglia di mettere in scena l'azione, la violenza e i dialoghi con un sano gusto per l'eccesso, nonché a una scrittura che gioca con lo spettatore nello scoprire il suo quadro complessivo un pezzo per volta. Un tentativo che abbiamo definito ambizioso e consideriamo meritevole di grande rispetto, anche laddove presenta imperfezioni e squilibri.
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L'incastro di American Night
Non tutto è al posto giusto, non sempre il mix è riuscito e le tempistiche sono quelle corrette, così come capita di notare come i mezzi a disposizione non siano del tutto adeguati all'idea di cinema di Della Valle, e si nota in alcuni momenti action più elaborati, ma siamo stati colpiti e coinvolti dall'opera prima del regista, curiosi di vedere dove lo porterà il suo cammino autoriale. Si apprezza anche il cast in questa folle corsa fatta di snodi sorprendenti e luci al neon, con una riflessione sul mondo dell'arte e sulla passione che avrebbe meritato un po' di approfondimento in più; interpreti bravi e ben diretti, da Emile Hirsch a Jonathan Rhys Meyers, passando per Fortunato Cerlino, Paz Vega e Michael Madsen (uno che con Tarantino è di casa e ci è sembrato naturale vedere anche qui): nomi importanti che confermano la bontà dell'operazione nel suo complesso, che hanno scelto di seguire il regista italiano in questo viaggio nel lato oscuro dell'arte, all'inseguimento di una bellezza di cui il nostro mondo ha assolutamente bisogno.
Conclusioni
Arriviamo alla conclusione della nostra recensione di American Night ribadendo come l'esordio alla regia di Alessio Della Valle ci sia parso ambizione e affascinante pur nella sua imperfezione e un equilibrio non sempre riuscito, con una costruzione narrativa fatti di incastri, una sana dose di azione e violenza, ma anche interpreti di valore e ben diretti, da Emile Hirsch a Jonathan Rhys Meyers, che tratteggiano con cura le figure che si muovono nel lato oscuro dell'arte messo in scena dal film.
Perché ci piace
- Il cast, fatto di nomi internazionali come Emile Hirsch e Jonathan Rhys Meyers, ma anche un efficace Fortunato Cerlino.
- L'ambizione di Alessio Della Valle nel costruire un film d'esordio non semplice...
Cosa non va
- ... anche a rischio di non riuscire a mantenere sempre il giusto equilibrio.
- L'immaginario a cui si ispira è palese e non aggiunge molto a quel mondo narrativo.