È una storia di navi, di speranza e di sopravvivenza. Un racconto di una bambina diventata anziana lasciando ciotole piene di latte e tozzi di pane sul davanzale. Un credo forse diventato abitudine, o forse semplicemente distratto da una vita che va avanti, più veloce di ogni fede. Latte e pane, sono questi i doni testardi della piccola e poi vecchia Essie McGowan per il caro Leprecauno, personaggio del mito irlandese dal carattere spigoloso, solitario, appassionato di oro e considerato dal popolo un fondamentale portafortuna da ringraziare a suon di piccoli pensieri. Difficile capire quanto il "folletto" del folklore tanto amato da nonne e nipoti abbia davvero influito sulla vita di Essie, perché questa puntata dal titolo A Prayer for Mad Sweeney, prega per il Leprecauno, ma è dedicata a chi prega, a coloro che congiungono le mani e proiettano il loro esistere verso il divino. Con questo settimo e penultimo episodio della prima stagione, American Gods si identifica nel romanzo da cui è tratto, perché la serie continua a sfogliare le sue pagine avanti e indietro, avanti e indietro, come si fa con le belle storie che ci chiedono di essere rilette per essere meglio comprese.
Così la serie Starz azzarda, e a pochi passi dal finale di stagione tralascia quasi del tutto le vicende di Shadow e Mr. Wednesday per soffermarsi su un lungo racconto settecentesco che parla di fede da esportare, di radicati miti europei da "tradurre" nella giovane America, e soprattutto della vita lunga e tribolata di una donna che avrebbe tutti i motivi per smettere di credere senza farlo mai. American Gods gioca ancora una volta sulla soglia tra ostinazione e disincanto, necessità di fede e scetticismo. Lo fa con una preghiera laica, capace di confermare il fascino evocativo di un prodotto a cui piace girare in tondo per esplorare il suo vasto mondo piuttosto che procedere lineare lungo una storia canonica. Era nato come un viaggio on the road, poi siamo finiti a navigare l'Oceano Atlantico.
Leggi anche: American Gods e la mitologia - Tutti i riferimenti nella serie
Se questo è un Leprecauno
Chi è questa Essie McGowan? La conosciamo bambina, lentigginosa e non proprio solare, in attesa di un padre che non fa ritorno. Così sua nonna decide di educarla alle storie, ad affidare i suoi sogni e le sue speranze verso un mondo altro che possa sostenere e supportare una realtà terrena altrimenti difficile. La nostra Essie, una volta cresciuta tra brughiere nebbiose e vaste vallate, assume un volto familiare: lo stesso di Laura Moon. Non è un caso, perché A Prayer for Mad Sweeney assomiglia non poco al quarto episodio (rivolto alla moglie morta e risorta di Shadow), tutto dedicato alla vita di una donna alle prese con educazioni determinanti e amori tribolati. Laddove Git Gone ci presentava una Laura disillusa e cinica, nauseata dai dogmi nei quali era cresciuta, questa puntata, invece, ha come protagonista una Essie che non smette mai di portare lungo il suo cammino gli insegnamenti familiari. La fede di Essie è forte davvero, capace di resistere ad una serie interminabile di difficoltà e di ingiustizie che ne assillano l'esistenza.
Non bastano le sentenze, le etichette pesanti portate addosso, le umiliazioni e i soprusi: Essie ha sempre del latte e del pane da donare al suo caro Leprecauno. Con un episodio dall'impostazione più classica del solito e valorizzato da una messa in scena curatissima, American Gods ci narra lo strano paradosso di una donna che, in fin dei conti, impara a cavarsela da sola, svincolandosi con arguzia e abilità, a sfruttare il suo essere donna in un'epoca dove gli uomini comandavano ancora. In tutto questo la sua fede è stato un sostegno o una dolce illusione? Il Leprecauno ha davvero interferito con i momenti decisivi della sua vita? Con che animo Essie si rivolge alla sua divinità? La risposta, per una volta, è da cercare in una domanda, ovvero quella che Laura Moon pone a Salim nelle poche sequenze ambientate ai giorni nostri: "Tu ami Dio o sei innamorato di Dio?". È un rapporto consapevole e profondo oppure semplice infatuazione?
Leggi anche: American Gods, Git Gone - L'alba dei morti non credenti
Il potere delle storie
I volti per raccontare tutto. Dopo la non casuale "somiglianza" tra Essie e Laura Moon, scopriamo che Essie da anziana diventa esattamente come sua nonna, come se tutto quel bagaglio di leggende, tradizioni e superstizioni avesse determinato la sua vita in maniera indelebile. È dal prologo dell'episodio pilota che American Gods ama raccontare vecchie storie, evocare epoche passate e affermare il potere decisivo del narrare. Una serie che parla di uomini e di dei, forse, non poteva fare altrimenti, ma con questo A Prayer for Mad Sweeney il messaggio è ormai esplicito. Essie cresce infarcita di mondi altri, popolati da folletti, fate e sirene; un immaginario che lei stessa provvede ad alimentare e tramandare ai bambini (suoi e non) con cui parla davanti ad un tavolo o in mezzo ad un prato. L'oralità e l'educazione al credere sono, quindi, i due binari attraverso cui fede e miti si propagano nel tempo e nello spazio, senza i quali nessun dio riuscirebbe a sopravvivere davvero.
Leggi anche: American Gods, A Murder of Gods: la mano armata degli Stati Uniti d'America
Lo stesso Leprecauno deve ad Essie la sua "esportazione" dall'Europa ad una nazione giovane e vuota come l'America, priva dello stesso tessuto culturale e religioso del Vecchio Continente. Da una parte la serie sembra dare potere decisivo al cuore degli uomini, senza i quali gli dei non avrebbero habitat per esistere, dall'altra dimostra il loro strapotere e la loro presenza determinante nelle vite di Laura e Shadow Moon. Se negli episodi avevamo soltanto degli indizi, adesso sappiamo con certezza che l'incidente di Laura è stato ordito da Mr. Wednesday e dal suo complice Mad Sweeney, Leprecauno al quale nessuno dà più latte e tozzi di pane. Noi, intanto, ci prepariamo per l'episodio finale, forse un passo avanti verso la guerra, o magari un altro grande racconto del passato. Di sicuro una riflessione sul senso dell'umano e del divino. Ieri, oggi e sempre.
Movieplayer.it
4.0/5