La fine di un'era: con la recensione di Altri 365 giorni, terzo e ultimo episodio del franchise erotico di Netflix tratto da una serie di romanzi polacchi, diciamo addio a Massimo Torricelli e sua moglie Laura, protagonisti di uno dei fenomeni più bislacchi degli ultimi tempi. Complice la pandemia e il tedio associato per lo stare continuamente in casa, il rapporto malsano tra il gangster siciliano e la donna polacca che egli aveva sequestrato, dandole 365 giorni per innamorarsi di lui, era rapidamente diventato uno dei successi maggiori della piattaforma streaming, forse anche grazie al polverone mediatico di chi ne chiedeva a gran voce la rimozione da Netflix per via dei contenuti eticamente discutibili. Ecco quindi approvati i due seguiti, girati insieme e arrivati in streaming a breve distanza l'uno dall'altro, poiché il capitolo conclusivo debutta solo quattro mesi dopo il cliffhanger che aveva lasciato col fiato sospeso i fan della strana coppia.
Massimo Torricelli e l'ultima sbandata
365 giorni si chiudeva con il punto interrogativo sulla sopravvivenza di Laura (Anna Maria Sieklucka), e due anni dopo 365 giorni: oggi ha riciclato il medesimo stratagemma, fedele ai meccanismi da soap opera che dominano il racconto. E inizialmente Altri 365 giorni sembra stare al gioco, con una sequenza d'apertura che spinge (eccessivamente) sul tasto del "forse a questo giro è veramente morta", per poi svelare quello che era il segreto di Pulcinella: a morire è stato Adriano Torricelli, il gemello cattivo di Massimo (Michele Morrone), mentre Laura, pur dovendo stare a riposo, se n'è uscita sostanzialmente illesa. E all'inizio tutto sembra andare a gonfie vele, ma il comportamento sempre più distante del marito fa venire dei dubbi a Laura, anche perché il finto giardiniere Nacho (Simone Susinna) non è del tutto uscito di scena. Ma come le ha insegnato l'esperienza del film precedente, dall'accoppiamento all'accoppamento il passo può essere molto breve...
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Parenti (e amanti) serpenti
La formula è tutto sommato invariata, perché arrivati a questo punto a che serve cambiare? Già la già menzionata sequenza d'apertura è un florilegio di recitazione "drammatica" unita a musica sopra le righe, e da lì si procede con il solito alternarsi - che però a volte diventa un incrociarsi - di video musicale e scena di sesso, con il consueto meccanismo a ripetizione che ha fatto il successo dei controversi amplessi di Laura e Massimo. Non serve altro per attirare il pubblico fedele, pronto a rispondere di sì a domande come "Are you back, baby girl?" e seguire altre due ore di intrighi sentimentali in giro per la Sicilia e la Polonia, con il classico delizioso straniamento - anche se qui in forma ridotta rispetto ai due film precedenti - del cast di contorno italiano interpretato da attori polacchi.
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Eppure, forse anche il pubblico devoto a questo giro avrà qualcosa da ridire, perché ben presto, esauriti i meccanismi narrativi più folli negli altri due capitoli, il meccanismo comincia a dare segni di cedimento, e anche sui volti degli interpreti principali si legge una certa stanchezza, come se il materiale non fosse più sufficientemente appetibile neanche in ottica puramente trash (persino Magdalena Lamparska nei panni di Olga, che finora ha sempre dimostrato di sapere esattamente in che tipo di film stesse recitando, esibisce una certa confusione nella seconda metà della storia). Certo, che questo fosse il capitolo finale si sapeva già, ma ciò non toglie che sullo schermo tale aspetto sembri dettato più da una mancanza di idee che dalla genuina volontà di chiudere il tutto. Viene quasi voglia di fare alla sceneggiatura la domanda che, due anni fa, mise in moto l'intera trilogia: "Are you lost, baby girl?"
Conclusioni
Arrivati alla fine della recensione di Altri 365 giorni, proviamo un certo sollievo nel sapere che lo sciatto adattamento della trilogia di Blanka Lipinska è giunto al capolinea, tra un amplesso risibile e l'altro.
Perché ci piace
- Gli attori continuano a dare il massimo...
Cosa non va
- ... Ma in questa sede anche quello non basta, dinanzi a una sceneggiatura ineluttabilmente piatta.
- Viene a mancare anche il fattore trash, dato che la saga si è giocata le carte migliori nei due film precedenti.